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Comunità energetiche rinnovabili: alla ricerca del modello migliore Stampa E-mail

Comunità energetiche rinnovabili:
alla ricerca del modello migliore

di Matteo Zulianello / capo progetto del Dipartimento Sviluppo Sistemi Energetici di RSE

FACENDO TESORO DELL’ESPERIENZA ACQUISITA SUL TEMA DEL COINVOLGIMENTO ATTIVO DEGLI UTENTI FINALI, RSE PRESENTA ALCUNE SIMULAZIONI NUMERICHE SULLA VALUTAZIONE DI MODELLI CHE POTREBBERO ESSERE I PRIMI A ESSERE SVILUPPATI GRAZIE ALL’ALLARGAMENTO DEL PERIMETRO D’ATTIVITÀ DELLE CER

In attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica relativo ai meccanismi incentivanti proposti per le comunità energetiche rinnovabili, RSE ha effettuato negli ultimi mesi alcune analisi sulla sostenibilità economica di alcune configurazioni di autoconsumo diffuso, sulla base dei contenuti e dei valori incentivanti presenti nella bozza di decreto.

Facendo tesoro dell’esperienza acquisita da RSE negli anni sul tema del coinvolgimento attivo degli utenti finali, le simulazioni e le analisi si concentrano sulla valutazione di alcuni modelli che ci immaginiamo possano essere i primi a essere sviluppati grazie all’allargamento del perimetro d’attività delle CER. Prima di entrare nel dettaglio dei risultati preliminari contenuti nel dossier, ci sembra opportuno fare alcune doverose premesse.

La prima: la normativa transitoria (articolo 42-bis del DL 169/2019, regolazione e incentivazione relative) tutt’ora vigente, in attesa che si compiano gli ultimi passi per rendere pienamente operativo il d.lgs. 199/2021, ha permesso di avviare la costituzione di alcune prime esperienze di CER, limitate nello spazio, nelle capacità di aggregazione, nei modelli organizzativi adottati
e nelle finalità.

L’operatività al di sotto del perimetro della cabina secondaria ha infatti permesso l’aggregazione di un numero ridotto di attori, delegando, nella maggior parte delle iniziative mappate, la responsabilità dell’ideazione, della definizione delle regole e della successiva fase operativa a un soggetto rilevante del territorio (il Comune, l’associazione, l’impresa rappresentativa o meno della comunità locale).

Queste esperienze sono risultate fondamentali, perché hanno permesso di realizzare analisi e valutazioni tali da rendere il passaggio al perimetro della cabina primaria il più possibile efficiente, eliminando la maggior parte degli elementi ostativi alla diffusione di questi modelli partecipativi.
Tuttavia, queste iniziative vanno interpretate nel loro framework e di conseguenza devono essere intese, sotto tutti i livelli analitici (di impatto sulla rete, sul territorio, sull’economia), come iniziative embrionali di CER.

In queste prime fasi, le CER aggregano soggetti per condividere energia, ma questa è solo una delle potenziali funzioni delle comunità energetiche e probabilmente nemmeno la principale secondo l’interpretazione data dalle direttive europee di riferimento. Quello che ci aspettiamo è che nei prossimi anni le CER abbiano la capacità di evolvere (anche quelle già operative) e, con maggiore consapevolezza, pongano l’accento sull’essere un soggetto giuridico nuovo, che nasce e opera per svolgere attività nel territorio [...], valorizzando le risorse presenti, senza una prevalente finalità di lucro e mantenendo il valore generato nel territorio.[...]

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