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Comunità energetiche, la necessità di superare lo status quo Stampa E-mail

Comunità energetiche, la necessità
di superare lo status quo


di Roberto Napoli / professore emerito Politecnico di Torino


LA CONDIVISIONE DI ENERGIA PRODOTTA DA FONTI RINNOVABILI HA LE POTENZIALITÀ PER MODIFICARE A FONDO LA SITUAZIONE ENERGETICA ITALIANA. È IN ARRIVO UNA GRANDE QUANTITÀ DI FONDI, PER CUI ABBONDANO INCONTRI E CONVEGNI, MA LA STRADA DA SEGUIRE È QUELLA DI APRIRSI ALLE INNOVAZIONI, SENZA PRECLUSIONI

Sul palcoscenico mediatico lo scenario energetico italiano è attualmente dominato dalle novità sulle comunità energetiche. Finalmente il decreto-legge 162/2019, seguito dal decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 16 settembre 2020 ha introdotto per i consumatori finali di energia elettrica la possibilità di produrre energia elettrica rinnovabile condividendola con altri utenti. Si tratta di un adeguamento parziale, ma importante, alla direttiva europea RED II (2018/2001).

La produzione e la condivisione di energia prodotta da rinnovabili rappresentano una prospettiva di grandissimo interesse, potenzialmente in grado di modificare a fondo la situazione energetica italiana, migliorandola sotto diversi aspetti (economico, ambientale, sociale). Per questa prospettiva
fra PNIEC e PNRR è in arrivo una grande quantità di fondi, che saranno effettivamente accessibili dopo l’approvazione da parte dell’Unione Europea del decreto predisposto dal MASE che incentiva la diffusione di forme di autoconsumo di energia da fonti rinnovabili.

L’odore dei soldi ha scatenato ovviamente grandi interessi, per cui è tutto un fiorire di incontri e convegni per interpretare le novità normative e capire che fare. La cosa non è semplice, anche perché i testi sono contemporaneamente complessi e carenti. Sotto l’acronimo CACER (Configurazioni di Autoconsumo per la Condivisione dell’Energia Rinnovabile) la normativa identifica due diverse aggregazioni di utenti: le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER)
e le Aggregazioni di autoconsumatori di Energia Rinnovabile (qui indicate per comodità come AER). In giro le sigle non mancano, tranne una che magari sarebbe più appropriata: CEE alias Comunità Energetiche Eunuche.

In effetti, le entità previste sono state castrate da una normativa che ne impedisce la possibilità di partecipare a pieno titolo al mercato elettrico, in armonia con le potenzialità derivanti da una vera liberalizzazione e dalle possibili innovazioni. Le norme di riferimento non impongono per le CER una determinata forma giuridica, sono tutte coerenti nel prescrivere obiettivi e caratteristiche essenziali che indirizzano alla scelta e circoscrivono il campo.

La CER deve essere un soggetto giuridico di tipo collettivo: un ente partecipato, con o senza personalità giuridica ma con soggettività giuridica ossia con la capacità di essere titolare di situazioni giuridiche soggettive in modo autonomo rispetto a quello dei membri o componenti, dotato di un’organizzazione e di propri organi e non deve avere lo scopo di lucro quale finalità principale. Le CER hanno l’obiettivo di produrre e autoconsumare energia elettrica rinnovabile, fornendo benefici ambientali, economici e sociali piuttosto che profitti finanziari. Ne possono fare parte utenti finali (persone fisiche, imprese, cooperative, terzo settore, enti locali, associazioni, enti religiosi) collegati a una stessa cabina elettrica primaria.[...]

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