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L’insostenibilità della crescita esponenziale in un sistema finito Stampa E-mail

L’insostenibilità della crescita
esponenziale in un sistema finito

di Giovanni Brussato

L’ECONOMIA LINEARE STA MOSTRANDO SEGNI EVIDENTI CHE IL PARADIGMA DELLA CRESCITA ESPONENZIALE CONDURRÀ L’ECOSISTEMA INDUSTRIALE GLOBALE A RAGGIUNGERE PRESTO IL PICCO DI PRODUZIONE PRO CAPITE, PER POI CONTRARSI RISPETTO A QUEL PICCO. L’ECONOMIA CIRCOLARE, ALLO STATO ATTUALE, NON SEMBRA ANCORA
UN SOSTITUTO PRATICABILE...


Da poco la popolazione globale ha raggiunto gli 8 miliardi e la sua crescita viene sovente definita esponenziale. Queste informazioni però non consentono di acquisire una consapevolezza situazionale, ovvero di contestualizzarne la misura in una scala temporale. Perché solo in questo modo diventano manifeste le implicazioni della connotazione esponenziale. Se si analizza la crescita della popolazione correlandola al suo tasso di crescita, le dimensioni del problema acquisiscono un contorno più definito.

Perché è importante sottolineare come l’aumento definito esponenziale si basa in realtà su un tasso di crescita modesto: l’1 per cento. Infatti, solo dopo il 1800 gli abitanti del Pianeta hanno superato il miliardo. Ma sono bastati 100 anni perché la popolazione raddoppiasse e per il passo successivo, da 2 a 3 miliardi, sono stati sufficienti solo 41 anni. Siamo passati 6 a 7 miliardi in soli 15 anni. Se esaminiamo i dati ci accorgiamo come, in meno di vent’anni, la produzione dei metalli di base e di quelli inclusi nella lista delle materie prime critiche dell’Unione Europea sia praticamente raddoppiata.

Il pensiero storico, e attuale, è di un consumo basato sulla crescita, senza una consapevolezza situazionale. Il consumo di risorse naturali finite, non rinnovabili, è di natura esponenziale così come la crescita della popolazione,
e questo vale per il consumo di energia, metalli e materie prime in genere. L’attuale ecosistema industriale era, ed è tuttora, basato sul consumo di risorse naturali, che dai più sono considerate infinite o comunque disponibili in una scala che non rispecchia la reale capacità del Pianeta.

L’idea stessa che possano esistere limiti sistemici all’estrazione globale di risorse viene elusa dal mercato economico. Pertanto, ogni aspetto della nostra civiltà è segnato da una curva di crescita esponenziale e gli impatti delle nostre attività sull’ambiente seguono il medesimo andamento. Ma il paradigma della crescita comporta un’espansione senza limiti che difficilmente sarà sostenibile in un Pianeta con 10 miliardi di abitanti. Un’ulteriore conseguenza di questo paradigma risiede nel fatto che la prima metà di una risorsa naturale viene consumata in un periodo di tempo molto più lungo rispetto al tempo impiegato per consumare la seconda metà ed esaurirla.

Inoltre, come ci ricorda Chris Martenson: «Gli esseri umani, come la maggior parte degli altri organismi biologici, utilizzano prima le risorse di qualità più elevata, più ricche e più facili da ottenere». E questa affermazione è particolarmente vera per l’industria mineraria, dove viene consapevolmente estratto prima il minerale con il maggior tenore. Questa pratica ha effetti positivi a breve termine, poiché abbassa i costi operativi e consente di generare maggiori utili, ma a lungo termine accelera il declino della qualità della base delle riserve, che perciò contengono il minerale di qualità inferiore che verrà estratto nell’ultima parte della coltivazione. [...]

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