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La sfida dell’autonomia energetica Stampa E-mail

La sfida dell’autonomia energetica

di Francesco Galletti / senior consultant Scenari e Intelligence, The European House - Ambrosetti e Filippo Barzaghi / analyst Scenari e Intelligence, The European House - Ambrosetti

L’EUROPA DIPENDE PER IL 57 PER CENTO DALLE IMPORTAZIONI DI ENERGIA. LE FER RAPPRESENTANO LA LEVA PER USCIRE DALLA CRISI DEI PREZZI, RIDURRE LE EMISSIONI E CONTRIBUIRE A UNA MAGGIORE INDIPENDENZA.
ALCUNE EVIDENZE DELLO STUDIO VERSO L’AUTONOMIA ENERGETICA ITALIANA: ACQUA, VENTO, SOLE, RIFIUTI LE NOSTRE MATERIE PRIME


La crisi energetica, con l’impennata dei prezzi sui mercati internazionali e l’esplosione del conflitto tra Russia e Ucraina, ha messo in luce la vulnerabilità e la dipendenza dell’Unione Europea dall’import di combustibili fossili. L’Europa dipende per il 57 per cento dalle importazioni di energia e nel ventennio 2000-2020 questa quota è rimasta pressoché invariata.

Questo scenario sta facendo emergere una crescente consapevolezza circa la necessità di utilizzare al massimo le fonti energetiche rinnovabili (FER) per rendere il nostro Paese energeticamente autonomo quanto più possibile e, allo stesso tempo, garantire la competitività dei prezzi delle commodity.
Come si è visto nel 2022, la forte dipendenza europea dal gas naturale, e in particolare dalle importazioni russe, ha fatto sì che i prezzi dell’elettricità aumentassero vertiginosamente, raggiungendo un picco nel terzo trimestre.

In questo quadro, le fonti rinnovabili rappresentano la leva per uscire dalla crisi dei prezzi in maniera strutturale e, al contempo, ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Inoltre, essendo per lo più autoctone e quindi di produzione nazionale, possono contribuire anche a una maggiore sicurezza energetica, intervenendo sulle tre le dimensioni chiave del trilemma energetico: decarbonizzazione, competitività e sicurezza energetica.

Per queste ragioni, con il pacchetto Fit for 55 da un lato e il piano REPowerEU dall’altro, l’Unione Europea e i suoi Stati membri stanno cercando di attuare cambiamenti per affrontare – in maniera strutturale – le crisi climatiche ed energetiche, fortemente interconnesse. Non solo: il 20 e 21 ottobre 2022 il Consiglio europeo ha chiesto di velocizzare le procedure autorizzative per accelerare la diffusione delle FER. Il Consiglio Europeo ha quindi istituito un quadro temporaneo (18 mesi) per accelerare la procedura autorizzativa e la diffusione di questi progetti.

In questo scenario di rinnovate ambizioni, ogni Paese dell’UE può e deve contribuire per la propria quota parte a raggiungere i target complessivi facendo leva sul proprio mix di fonti rinnovabili e massimizzando il proprio potenziale. Al ritmo attuale, infatti, esiste un rischio concreto di non raggiungere l’obiettivo europeo di emissioni nette zero al 2050.

L’accelerazione dei tempi è un aspetto chiave per l’Italia in cui le centrali a gas costituiscono - in oltre 6 casi su 10 (62 per cento) - la tecnologia marginale, determinando quindi il prezzo finale all’ingrosso dell’elettricità. Il nostro Paese si colloca inoltre al secondo posto, subito dopo Malta, nell’indice di dipendenza dal gas, con un valore del 41,2 per cento ed è il quinto con il più alto indice di intensità di gas sul PIL, importando dall’estero il 93 per cento della materia prima che consuma.[...]

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