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L’inutile caccia alla speculazione inesistente Stampa E-mail

L’inutile caccia alla speculazione inesistente

di Giuseppe Gatti

DENUNCIATA DAI MEDIA ITALIANI - IPERSENSIBILI QUANTO A PREZZO DELLA BENZINA - DOPO VANE RICERCHE SENZA AVER INDIVIDUATO NÉ I MECCANISMI DELLA PRESUNTA SPECULAZIONE NÉ GLI SPECULATORI, IL GOVERNO OFFRE COME RISPOSTA LA TROVATA GENIALE DI UNA NUOVA CARTELLONISTICA: SU OGNI IMPIANTO ANDRÀ ESPOSTO IL PREZZO MEDIO REGIONALE

Il primo ad evocare il fantasma della speculazione è stato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che il 5 gennaio, parlando con La Stampa dei prezzi dei carburanti aveva detto:
«Credo che un eventuale sforamento dei 2 euro sarebbe solo speculazione».

Una dichiarazione tanto formalmente prudente - la speculazione è adombrata solo come eventualità - quanto incauta: il ministro non ha valutato l’ipersensibilità dei media italiani quanto a prezzo della benzina e insieme la brutale semplificazione di uno schema comunicativo che ormai ha come regola la compressione in 140 caratteri. Nel giro di poche ore il messaggio che rimbalza sui social e sulla stampa diventa così che il ministro Pichetto ha denunciato una grave speculazione sul prezzo dei carburanti.

In cosa consista questa speculazione, che per giorni monopolizza il dibattito pubblico, non è dato sapere. E anche se il ministro non ha additato i possibili responsabili, sul banco degli imputati vengono subito portati i gestori degli impianti, i cui sindacati, numeri alla mano, sono i primi a smentire l’esistenza di elementi speculativi nella dinamica dei prezzi a inizio anno.

Ricordiamo rapidamente come nasce questa vicenda, che sembra appartenere al teatro dell’assurdo. A marzo 2022, in presenza di un forte rialzo dei greggi e nell’incertezza sull’evoluzione delle loro quotazioni, il governo Draghi aveva ridotto le accise sulla benzina da 73 centesimi di euro al litro a 48 centesimi, mentre quelle sul gasolio da 62 a 37 centesimi al litro, per uno sconto totale di 30,5 centesimi considerando anche l’IVA.

A novembre, però, il decreto Aiuti quater ha previsto un aumento della tassazione di benzina e gasolio, rispettivamente a 58 e 47 centesimi al litro,
per il mese di dicembre, riducendo il risparmio comprensivo di IVA a 18,3 centesimi. La Legge di bilancio ha poi stabilito che a partire dal 1° gennaio anche lo sconto di 18,3 centesimi sarebbe stato rimosso, facendo ritornare i valori delle accise al regime pre-guerra.

Una scelta, quella del Governo, pienamente condivisibile, alla luce della congiuntura energetica da un lato e dello stato della finanza pubblica da un altro. Il calo delle quotazioni del petrolio nel corso degli ultimi mesi, e il conseguente calo del prezzo dei carburanti, non giustificava più la presenza di uno sconto sulle accise, oltretutto particolarmente oneroso: tra marzo e novembre la misura è costata circa 7,3 miliardi di euro ed era rivolta a tutti, senza alcuna selettività distributiva.

Scomparso il taglio delle accise di 18,3 centesimi, era ovvio che i prezzi finali sarebbero aumentati. Ma di quanto sono saliti? La risposta arriva dopo pochi giorno proprio dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e dissolve le preoccupazioni del Ministro. Dal 1° al 9 gennaio il prezzo della benzina è salito di 16,79 centesimi, meno delle accise, e quello del gasolio di 16,03 centesimi.

Il fantasma della speculazione dovrebbe così essere stato fugato e Pichetto Fratin si ritira in buon ordine e non torna più sul tema. L’argomento però è troppo ghiotto e garantisce sicura visibilità per essere abbandonato.
E così, mentre il MASE spiega che non c’è traccia di speculazione il Ministro al Made in Italy e alle Imprese, Adolfo Urso e poi quello alle Infrastrutture Matteo Salvini ridanno corpo al fantasma che sembrava dissolto.[...]


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