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Villani: "Resilienza dei sistemi elettrici in risposta al climate change" Stampa E-mail

Villani: “Innovazione e resilienza dei sistemi elettrici in risposta al climate change

di Paola Sesti

L’INNOVAZIONE CONNESSA ALLA DECARBONIZZAZIONE PUÒ ESSERE VISTA COME LA COMBINAZIONE DI MOLTEPLICI TECNOLOGIE, BUSINESS MODELS, MARKET DESIGN E SYSTEM OPERATION: STORAGE DI ENERGIA RINNOVABILE CON BATTERIE UTILITY-SCALE E BEHIND-THE-METER, IDROGENO VERDE, SMART CHARGING DEI VEICOLI ELETTRICI, TRADING TRA PROSUMERS E COMUNITÀ ENERGETICHE

Il gas, che per l’Europa ha rappresentato negli anni ‘90 la scelta alternativa al carbone, è ancora oggi una risorsa necessaria e, nel breve-medio periodo, anche la fonte a supporto della transizione ecologica. L’Europa, con il RePowerEU, si è posta l’obiettivo di una sempre maggiore adozione di capacità rinnovabile.
In un contesto internazionale complesso, anche a causa delle diverse criticità geopolitiche, la situazione è in grande e rapida evoluzione.

La ricerca di una maggiore sicurezza energetica si può sposare appieno con la corsa alla decarbonizzazione? E il sistema elettrico del nostro Paese è pronto ad accogliere 85 GW di nuova potenza rinnovabile al 2030? Nuova Energia lo ha chiesto a Domenico Villani, amministratore delegato di CESI.


La crisi energetica conseguente al conflitto russo-ucraino potrebbe generare contraccolpi sul percorso di decarbonizzazione intrapreso dall’Europa. Ma quali saranno questi effetti?
Indubbiamente, il conflitto ha evidenziato e acuito una serie di criticità, in Europa e nel mondo. La disponibilità di gas ed energia è stata posta in discussione, mettendo in risalto i nostri punti deboli, non solo italiani, in termini di sicurezza dell’approvvigionamento, condizione che influenza la corsa verso la decarbonizzazione.
Nel 2022, per esempio, il consumo di carbone in Europa è cresciuto complessivamente di circa il 34 per cento rispetto al 2020. Una soluzione adottata nell’immediato da molti Paesi per sostituire il gas russo. Detto questo, personalmente confido che continueremo ad assistere al progresso del processo di decarbonizzazione, divenuto sempre più ineluttabile. La reazione a questi rallentamenti indotti dalla scarsità di fonti energetiche, infatti, può essere proprio un’accelerazione della transizione energetica.


E nel medio periodo?
La ricerca di una maggiore indipendenza energetica si può sposare appieno
con la corsa alla decarbonizzazione. L’Europa punta a toccare il 45 per cento
di energia verde entro il 2030. Per l’Italia significherebbe aggiungere 85 GW
di nuova potenza rinnovabile. Se questi target venissero conseguiti, il nostro Paese arriverebbe a una quota dell’84 per cento di rinnovabili nel mix elettrico.
Le nostre analisi, consultabili liberamente sul nostro sito, dimostrano che lo sviluppo entro il 2025 di almeno 40 GW di nuove rinnovabili sarebbe sufficiente, insieme alle altre iniziative del Governo, a raggiungere la totale indipendenza dal gas russo e la chiusura delle centrali a carbone, già prevista. Più rinnovabili significherebbe, al di là degli obiettivi di decarbonizzazione, anche una stabilizzazione verso il basso dei prezzi dell’energia.

Ha parlato del gas. Che ruolo ha in Italia questa fonte oggi?
Il gas in Europa ha rappresentato la scelta degli anni ‘90 come alternativa al carbone. Avrebbe dovuto essere anche la fonte a supporto della transizione verso le rinnovabili. Ancora oggi, nel breve-medio periodo, è una risorsa necessaria. L’Italia, infatti, dovrà ancora dipendere dalle importazioni di combustibili fossili, in particolare il gas naturale, che nel processo di transizione sarà l’ultima fonte fossile a essere dismessa. Il 60 per cento dell’energia elettrica nel nostro Paese è tutt’ora prodotta bruciando gas.

La crisi energetica generata dalla guerra in Ucraina, però, ha creato un rischio immediato di una sua possibile grave carenza, vista la decisione dei Paesi della UE di non approvvigionarsi più dalla Russia.
La situazione è tuttora delicata, anche se la prima fase è stata superata sia per la diversificazione messa in atto dai nostri Governi, sia grazie a un clima sostanzialmente mite e anche come risultato dei minori consumi, in particolare dell’industria. Dobbiamo, però, affrontare la sfida dell’inverno del prossimo anno e del futuro.
In questo senso, la strategia del Governo attuale è quella di confermare l’incremento dell’importazione da Algeria e Azerbaijan, nonché di aumentare la produzione nazionale di gas e, inoltre, di sfruttare ulteriormente la capacità dei rigassificatori esistenti, puntando anche alla realizzazione di nuovi.

Si parla sempre più dell’Italia come hub europeo per l’energia. È un obiettivo realistico?
L’Italia come hub europeo dell’energia è un’ipotesi che ha delle fondamenta, sia per il gas che per l’energia elettrica. Nel settore elettrico la situazione è in grande evoluzione, con oltre 300 GW di richieste di allaccio di impianti rinnovabili alla rete nazionale. Anche le tecnologie (HVDC in corrente continua) aiutano a sviluppare nuove interconnessioni per il trasferimento di grandi quantità di energia, da regioni e Paesi dove le sorgenti rinnovabili abbondano, verso i centri di consumo.
Per quanto riguarda il gas, purtroppo sono ancora lunghi i tempi per la realizzazione di infrastrutture per il suo «sbottigliamento» verso Nord. In questo senso, si sta cercando spazio di investimento nel PNRR e un’accelerazione per il raddoppio del gasdotto della linea adriatica.

Quali strategie introdurrete in uno scenario globale così incerto? E quali gli obiettivi per il 2023?
Stiamo operando in un contesto internazionale complesso anche a causa delle diverse criticità geopolitiche. In attesa che la Cina torni a partecipare ai mercati di import/export ai livelli pre-Covid, quest’anno puntiamo sul Nord America dove, a causa della notevole esigenza di integrazione delle rinnovabili nella rete elettrica, si rende necessario un rinnovamento delle infrastrutture per aumentarne la resilienza. Altri mercati importanti sono quelli del Medio Oriente, dove lo sfruttamento delle sorgenti naturali di energia rinnovabile sta diventando un rilevante elemento di sviluppo.
Grazie all’esperienza che abbiamo maturato in quasi 70 anni di attività e alla nostra capacità di innovazione, vogliamo sempre più essere partner dei nostri clienti nel percorso che stanno affrontando verso la decarbonizzazione. In questo scenario, la capacità di adattamento e di reazione rapida al cambiamento è essenziale. Per tale ragione, come CESI siamo in grado di supportare i nostri clienti implementando rapidamente nuovi laboratori, o impianti pilota, per testare le tecnologie e i prodotti da introdurre sul mercato.

Un altro grande tema che caratterizza il nostro tempo è quello del cambiamento climatico e dei suoi effetti.
Anche in questo caso, siamo in prima linea nell’individuazione di soluzioni che garantiscano una maggiore resilienza dei sistemi elettrici (dal testing alla consulenza sulla digitalizzazione delle reti, per esempio) oppure che puntino a risolvere, o quanto meno a mitigare, i problemi causati dal dissesto idrogeologico. In particolare, per i sistemi elettrici puntiamo sempre più a offrire il nostro supporto nei segmenti in cui l’innovazione è più presente: dagli smart meter ai sistemi di telecontrollo delle reti elettriche, dall’IoT alla ricarica dei veicoli elettrici. Per il dissesto idrogeologico, abbiamo la nostra società ISMES, interamente dedicata all’ingegneria civile e delle infrastrutture. [...]


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