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COP27: un conto è auspicare e un conto è realizzare Stampa E-mail

COP27: un conto è auspicare
e un conto è realizzare

di Roberto Napoli / professore emerito Politecnico di Torino

MENTRE SI LANCIANO MONITI TERRIBILI SULLE CONSEGUENZE DELL’INNALZAMENTO DELLA TEMPERATURA GLOBALE, POI NON SI MANTENGONO GLI IMPEGNI PRESI. EVIDENTE IL DIVARIO FRA ABBONDANZA DI PREOCCUPAZIONI E INSUFFICIENZA DELLE POLITICHE

L’ultima COP27 (Sharm-el- Sheikh, 6-18 novembre 2022) può essere iscritta di diritto nella categoria dei festival dell’ipocrisia. A parole, tutti i leader mondiali hanno elevato lamentosi peana sulla necessità di contrastare l’innalzamento della temperatura globale del Pianeta, contenendolo entro 1,5 °C di qui al 2050. La sostanza delle conclusioni è stata però molto diversa.

La Conferenza delle Parti era iniziata con l’arrembante messaggio del segretario generale dell’ONU, il portoghese António Guterres: «Siamo su un’autostrada verso l’inferno climatico con il piede sull’acceleratore».
Salvo qualche lodevole eccezione (in particolare Unione Europea e Australia) i vari passeggeri mondiali a bordo delle auto si sono però limitati a bofonchiare qualcosa, quasi per onore di firma ma senza particolare emozione.

Di fatto, sulla transizione energetica moltissimi hanno innestato il freno a mano. Nel documento finale non si parla della rinunzia al carbone, al petrolio e al gas. Arabia Saudita e Russia hanno ripetutamente detto che l’inclusione di un qualunque riferimento alle fonti fossili era una linea rossa da non superare. Infatti non è stata superata. Non è poi solo una sottigliezza linguistica il fatto che nella risoluzione finale energie rinnovabili sia stato sostituito dappertutto da energie rinnovabili e a basse emissioni, per lasciare spazio ai fossili puliti.

Sulla torta della COP27 non manca una ciliegina significativa. Nonostante varie richieste, non è stato autorizzato nessun proprogramma per verificare se i Paesi rispettano le promesse fatte di riduzione dell’inquinamento. Tutto rimane affidato alla buona volontà e alla responsabilità, ma guai a parlare di controlli. Su un punto invece la COP27 è riuscita a dire qualcosa di nuovo, stabilendo la creazione di un fondo per loss and damage, per risarcire i Paesi in via di sviluppo dei danni provocati all’ambiente.[...]

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