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Emergenza energia: la risposta globale delle fonti green Stampa E-mail

Emergenza energia: la risposta
globale delle fonti green

Nuova Energia ringrazia CESI per aver concesso la pubblicazione di questo articolo,
apparso in originale in lingua inglese sull’ultimo numero dell’Energy Journal


L’AUMENTO DELLA PRODUZIONE DI PETROLIO PER REAGIRE ALLE DIFFICOLTÀ CAUSATE DALL’INVASIONE RUSSA DELL’UCRAINA NON FERMA LE PREVISIONI POSITIVE SULLO SVILUPPO DELLE FER. PROSPETTIVA SU CUI PUNTANO DIVERSI PAESI, ANCHE QUELLI DEL GOLFO

Sono bastati 11 minuti, secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg, per sancire la necessità di ricorrere immediatamente a una massiccia produzione di petrolio per far fronte all’emergenza energetica che il mondo sta affrontando. Questa sembra essere stata, infatti, la durata dell’incontro in videoconferenza dello scorso 2 giugno tra i 23 Paesi membri dell’Opec+, che hanno accolto le richieste di diversi Stati occidentali di aumentare la produzione di barili di oro nero per fronteggiare la corsa dei prezzi dell’energia generata dal conflitto russo-ucraino.

Noto anche come Gruppo di Vienna, l’Opec+ è la conferenza dei Paesi produttori di petrolio che dal 2016 include dieci nuovi Stati rispetto all’originaria formazione dell’Opec (Organization of the Petroleum Exporting Countries). Il gruppo allargato controlla oltre la metà della produzione mondiale di greggio e circa il 90 per cento delle riserve note.
Con l’accordo di giugno è stato programmato un incremento della produzione di 648.000 barili al giorno sia a luglio sia ad agosto, superiore a quello di 432.000 barili al giorno già deciso nei mesi precedenti, sempre per frenare la corsa dei prezzi.

In pratica, è stato anticipato di due mesi l’aumento previsto per settembre, rendendolo immediatamente operativo. La necessità di aumentare la produzione di petrolio rappresenta l’ennesimo campanello d’allarme della grave crisi energetica innescata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e apre una fase di ritorno ai combustibili fossili che a prima vista sembra contraddire gli impegni presi da molti Paesi per attuare la transizione energetica, attraverso programmi governativi e ingenti investimenti a sostegno dello sviluppo delle energie rinnovabili.

In realtà, è idea condivisa che si tratti solo di una fase transitoria, generata da un’inaspettata crisi, prima politica e poi energetica, alla quale il mondo - ancora scosso delle conseguenze dell’emergenza pandemica - non era preparato e che ha, invece, fornito una dura lezione sulle vulnerabilità dei Paesi che soffrono di eccessiva dipendenza energetica e sulla necessità di superarla attraverso maggiori investimenti proprio nelle fonti rinnovabili.[...]

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