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Il potenziale nascosto del teleriscaldamento di IV generazione Stampa E-mail

Il potenziale nascosto del teleriscaldamento
di IV generazione

di Edoardo Lisi

C’È UNA NUOVA TECNOLOGIA IN CITTÀ, UN ALLEATO NELLA PARTITA PIÙ IMPORTANTE DEL NOSTRO TEMPO: LA TRANSIZIONE VERSO UN MONDO PIÙ SOSTENIBILE. SI TRATTA DEL TELERISCALDAMENTO DI IV GENERAZIONE, CHE PROMETTE VANTAGGI IN TERMINI AMBIENTALI ED ECONOMICI PER IL SISTEMA ENERGETICO E PER LE FAMIGLIE.

Una centrale di teleriscaldamento rappresenta infatti un sistema integrato efficiente e policombustibile, poiché può essere alimentata da fonti rinnovabili, dal recupero di calore industriale in eccesso e di scarto, da cogenerazione ad alto rendimento, dalla valorizzazione di fanghi, da termovalorizzazione di rifiuti urbani residui e da biomasse legnose. Un ampio ventaglio di fonti che costituisce un dato positivo anche in ottica di sicurezza e indipendenza energetica. Efficienza energetica, valorizzazione dello scarto e aumento dell’apporto da rinnovabili sono i punti forti del teleriscaldamento di quarta generazione. Un tecnologia che può contribuire a raggiungere gli obiettivi fissati nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030 (PNIEC)
per il settore termico.

Parliamo di un risparmio di 16,9 Mtep di energia primaria e un aumento della generazione da fonti rinnovabili di 4 Mtep. Un potenziale che – secondo lo studio di Elemens Il teleriscaldamento: efficienza e rinnovabili a servizio della decarbonizzazione commissionato dall’Associazione Italiana Riscaldamento Urbano, potrebbe crescere maggiormente rispetto alle stime del GSE e potrebbe arrivare a coprire 40 TWh nel 2030.

Si avrebbe un risparmio di energia primaria fossile di 2,06 Mtep, una riduzione di 2,12 miliardi Sm3 di gas naturale importato e una diminuzione dei consumi di energia termica di 28,1 TWh. Uno sviluppo ulteriore del teleriscaldamento determinerebbe inoltre una riduzione degli ossidi di azoto (NOx) del 12,9 per cento, unita alla diminuzione del PM10 del 35,4 per cento e del 35,1 per cento degli ossidi di zolfo (SOx). Contribuirebbe anche alla mancata emissione di 5,7 milioni di tonnellate di CO2.

Vantaggi in termini energetici e ambientali che si tradurrebbero in benefici economici, nella misura di 49,5 miliardi di nuovi investimenti e un possibile risparmio per gli utenti finali di 1,30 miliardi di euro l’anno. Per mettere a terra il pieno potenziale della tecnologia di IV generazione non sono necessarie solamente nuove installazioni, ma anche una riqualificazione dell’infrastruttura esistente. I dati dell’Annuario AIRU rivelano che - ad oggi - il territorio italiano è coperto da 420 reti, 4.600 km di tubi che consentono un risparmio di 0,5 Mtep di energia primaria di origine fossile, per un taglio di circa 1,7 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno.

Oltre alla rete a doppia mandata, un sistema di teleriscaldamento è composto – a grandi linee – da una centrale e da alcuni scambiatori termici. L’acqua, riscaldata in centrale attraverso l’utilizzo di molteplici fonti, è immessa nelle tubature sotterranee che la portano direttamente nelle case. Qui, grazie agli scambiatori, il calore è trasferito agli edifici e l’acqua ormai raffreddata non viene dispersa ma torna alla centrale per essere di nuovo scaldata e continuare ad alimentare il circuito. Un vero esempio di economia circolare!

In questo sistema gli scambiatori di calore sostituiscono le caldaie tradizionali che, come è noto, sono oggetto di agevolazioni fiscali (il Bonus caldaia 2022 fra tutti). Agevolazioni che, ad oggi, non comprendono invece l’allaccio al teleriscaldamento, sebbene questa tecnologia sia pienamente in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione.

Una differenza di trattamento che, secondo AIRU, ne pregiudica la diffusione e crea distorsioni di mercato. Ci si augura che la disparità venga colmata in sede di recepimento della direttiva europea RED II, includendo questi interventi nel Conto Termico. In Italia gli ostacoli al pieno sviluppo del teleriscaldamento sono principalmente di natura regolatoria, economica e autorizzativa.
Servono meccanismi incentivanti per gli operatori e per i consumatori definiti appositamente per il teleriscaldamento. L’alternativa? Disperdere più del 70 per cento del potenziale stimato!

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