COOKIE
 
PAUSA-ENERGIA
 
Prima del vento del cambiamento, i passaggi dell’acqua calda Stampa E-mail

Prima del vento del cambiamento,
i passaggi dell’acqua calda

di Benedetta Battagliese

1972: ESATTAMENTE 50 ANNI FA, A BRESCIA, SI INAUGURAVA LA PRIMA RETE DI TELERISCALDAMENTO ITALIANA. MA FORSE POCHI SANNO CHE L’IDEA PRENDEVA VITA QUALCHE ANNO PRIMA E A 2.700 KM DI DISTANZA...

Nel mondo del teleriscaldamento il muro è caduto molti anni prima di quello di Berlino. Il dialogo tra gli addetti ai lavori dei diversi Paesi non fu certo immediato, ma ogniqualvolta si presentarono le occasioni non mancarono confronti che aprirono lo sguardo a ciò che circondava e precedeva l’esperienza italiana. Tra le città della Penisola, Brescia ebbe il primato nell’impiego del teleriscaldamento nei primi anni ‘70 del XX secolo. Tutto ebbe origine durante la VII World Energy Conference (WEC) a Mosca, nel giugno 1968 – anno cruciale e di cambiamento sociale a livello globale.

È qui che il professor Gian Franco Rossi, allora Direttore generale dell’ASM di Brescia, sentì parlare per la prima volta di una tecnologia - teleriscaldamento con recupero di calore dai rifiuti - che i russi utilizzavano già da decenni.
Al suo ritorno presentò l’idea e si mise in moto per realizzarla in città.
I vantaggi erano molteplici: oltre a permettere il risparmio di energia grazie all’impiego degli scarti come fonte, riduceva le emissioni inquinanti prodotte dai processi di combustione nelle singole caldaie domestiche e condominiali.

Il processo, però, non fu privo di ostacoli. Si sarebbero dovuti unire tecnici e competenze di settori diversi - rifiuti, acqua, energia, gas - di un’azienda che era sì multiservizi, ma con unità tra loro separate e indipendenti, per dare vita a un’infrastruttura che avrebbe dovuto essere completamente nuova. Inoltre, la burocrazia non facilitava le cose, come raccontano i testimoni in un aneddoto divertente.

In un certo punto la rete avrebbe dovuto attraversare la ferrovia, ma i lavori furono interrotti perché in Comune non si sapeva come definire - e quindi autorizzare - lo scavo. Non esistendo ancora il teleriscaldamento come servizio, non c’erano regolamenti sul trasporto di acqua calda; non si trattava di gas e non era neppure l’acquedotto, nulla di già registrato. Alla fine, passò come autorizzazione di semplice passaggio di acqua.

Per superare ostacoli come questi si scelse, dunque, di concentrarsi solo sull’infrastruttura energia, con un teleriscaldamento cogenerativo policombustibile, per avere un po’ di flessibilità anche a seconda del prezzo di acquisto della materia prima.[...]

PER LEGGERE L'ARTICOLO COMPLETO ABBONATI ALLA RIVISTA

© nuova-energia | RIPRODUZIONE RISERVATA

 
© 2005 – 2024 www.nuova-energia.com