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Marini: "I sistemi elettrici del futuro? Sempre più attenti all’ambiente" Stampa E-mail

Marini: “I sistemi elettrici del futuro?
Sempre più attenti all’ambiente”

di Marta Sacchi

LA VARIETÀ DELLE SOLUZIONI INNOVATIVE CHE DEVONO ESSERE TROVATE NEI DIVERSI CONTESTI IN CUI OPERIAMO È SENZ’ALTRO UNO DEGLI ASPETTI STIMOLANTI NEI SERVIZI DI CONSULENZA CHE OFFRIAMO IN TUTTO IL MONDO

La pandemia ha fortemente colpito le economie mondiali. A livello mondiale, il Pil è sceso del 3 per cento nel 2020 rispetto all’anno precedente, che in termini assoluti significa una contrazione di oltre 2.400 miliardi dollari. Tuttavia, il consenso è unanime sul fatto che l’impatto economico della pandemia non deve far deviare dalla roadmap verso l’obiettivo zero emissioni nette al 2050.
In un mondo rivoluzionato dalla crisi pandemica e dal cambio di paradigma energetico necessario per raggiungere i target climatici, che cosa significa offrire consulenza nel settore dell’energia, delle infrastrutture e dell’ambiente?

Nuova Energia lo ha domandato a Gianluca Marini, Executive Vice President della Divisione Consulting di CESI. “Nel corso della COP26 dello scorso novembre sono state prese importanti decisioni quali il phase-out del carbone e il Global Methane Pledge, che fissa l’obiettivo di riduzione delle emissioni di metano del 30 per cento entro il 2030, rispetto al 2020. Quest’ultimo è un punto particolarmente importante se si considera che il 30 per cento del riscaldamento globale è dovuto al metano fuggitivo, ossia emesso involontariamente nell’atmosfera. E sappiamo che il metano ha un effetto serra di 80 volte superiore alla CO2, sebbene si degradi molto più rapidamente”.

Che impatto sta avendo tutto ciò nei servizi di consulenza che CESI offre?
Per raggiungere obiettivi di decarbonizzazione così sfidanti non è sufficiente concentrarsi solo sul power. A livello europeo, il settore elettrico ha già ridotto le emissioni del 47 per cento rispetto al 1990, ma ve ne sono altri ancora lontani dagli obiettivi di decarbonizzazione. Si pensi ai trasporti, che hanno visto in Europa aumentare le emissioni del 24 per cento. È una tendenza che va rapidamente invertita. Si crea, quindi, un cambio di paradigma negli studi energetici legati al cross-sector coupling, ossia all’interazione tra i vari settori delle attività umane per la loro evoluzione verso le emissioni zero.
Nei trasporti, per esempio, il nostro Gruppo è sempre più coinvolto in analisi mirate a studiare la penetrazione massiva dei veicoli elettrici in rete, su diverse tematiche che vanno dall’analisi delle prestazioni dei veicoli e delle stazioni di ricarica agli aspetti tariffari e ai meccanismi di mercato elettrico.

Se l’elettrificazione della mobilità può rappresentare una soluzione per le emissioni dei trasporti leggeri, ve ne sono però altri più difficili da decarbonizzare.
È vero. Penso, ad esempio, ai settori hard to abate quali trasporti pesanti, ferrovie con motrici diesel, trasporto marittimo e aereo, o ampi settori dell’industria - dai fertilizzanti alla chimica fino agli ambiti che richiedono alte temperature (ceramica, vetro, DRI per produzione acciaio). È qui che entra in gioco l’idrogeno verde, prodotto con elettrolizzatori alimentati da fonti rinnovabili. Attraverso i nostri servizi di consulenza siamo in grado di analizzare l’impatto della produzione di idrogeno sul sistema elettrico e sui mercati, nonché valutare la convenienza tra trasporto di elettricità e idrogeno.

Quando ci si riferisce a CESI, storicamente si pensa solo all’elettricità: dalle consulenze sui sistemi elettrici alle prove di componenti elettrici.
In realtà, come gli esempi presentati mostrano, i nostri servizi sono sempre più multisettoriali e puntano a supportare i clienti a trovare le soluzioni migliori nel loro percorso di decarbonizzazione. Nonostante il lockdown del marzo 2020 e i successivi vincoli per spostamenti in Italia e all’estero, le nostre attività di consulenza non sono mai rallentate, anzi.
In CESI eravamo già pronti ad affrontare un diverso modello lavorativo basato sullo smart working. In tal senso, un uso più frequente delle video-conferenze ha favorito una maggiore interazione. Si tratta di un nuovo modello lavorativo che stiamo utilizzando ancora oggi ma in maniera ibrida e che riteniamo possa dare ottimi risultati in futuro, riducendo inoltre le nostre emissioni di CO2 legate ai trasporti. Questa modalità, tra l’altro, permette di superare alcuni svantaggi legati alla formazione dei nuovi giovani collaboratori che inseriamo con regolarità nel nostro staff.

CESI è una realtà che opera a tutti gli effetti sul mercato globale. Le esigenze dei clienti e le soluzioni da voi proposte sono diverse a seconda del contesto?
Sì, le esigenze dei clienti - siano esse banche di investimento, utility o gestori delle reti - sono cambiate nel tempo. Oggi, tutti pongono un’enfasi sempre maggiore sugli aspetti ambientali. Anche noi, nella formulazione dei nostri piani di sviluppo per i sistemi elettrici del futuro, teniamo sempre come riferimento la compliance agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite. Per ogni nuovo progetto, oltre agli indicatori di performance tecniche ed economiche, valutiamo quantitativamente quanto esso permetta di ridurre le emissioni dei gas a effetto serra nonché l’impatto sul territorio. Spesso la soluzione tecnica che si ottiene è dettata principalmente dagli aspetti ambientali. Ad esempio, per motivi paesaggistici si può proporre un tratto di linea in cavo anziché aereo, oppure un percorso più lungo di un cavo sottomarino per evitare aree in cui cresce la posidonia.
Questa è una tendenza comune a livello mondiale. Anche quando lavoriamo in territori ricchi di risorse fossili (come i Paesi del Golfo), gli studi che facciamo sull’evoluzione del mix di generazione vedono le fonti rinnovabili come la risorsa prevalente. Per alcuni di essi abbiamo già iniziato a formulare strategie legate all’idrogeno o alla mobilità elettrica (Qatar). [...]

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