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Maneggiare con cura, il sistema è fragile Stampa E-mail

Maneggiare con cura, il sistema è fragile

di Giuseppe Gatti


A FRONTE DELLA FRAGILITÀ DI UNA STRUTTURA CHE IN TERMINI DI MERCATO NON PUÒ REGGERE L’URTO DI UN DRASTICO TAGLIO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI, DIVENTA INEVITABILE METTERE IN CAMPO UN RAGIONATO PIANO DI RAZIONAMENTO DEL GAS E DELL’ENERGIA ELETTRICA

Il 2022 rischia di passare alla cronaca, se non alla storia, come l’anno dei razionamenti, in parte programmati per necessità, in parte precipitati al di fuori di ogni previsione. Un primo razionamento, obbligato e ormai avviato in centinaia di Comuni, è quello delle risorse idriche, a fronte di una siccitosità mai vista negli ultimi settant’anni. Non sono soltanto le produzioni agricole e zootecniche ad essere compromesse. A venir largamente meno è anche l’energia idroelettrica, che rappresenta una buona metà delle fonti rinnovabili con una funzione essenziale nel contenere i prezzi.

Nel momento in cui le quotazioni del gas sono impazzite e, come vedremo, sono destinate a salire ancora, il crollo verticale dell’idroelettrico non è proprio quello che ci voleva. Pochi numeri sono sufficienti a rappresentare la portata della crisi: nel 2021, anno di idraulicità media, nei primi quattro mesi dell’anno erano stati prodotti 13.653 GWh da fonte idroelettrica; nel 2022 questi si sono ridotti a 7.723 GWh, poco più della metà, con un calo del 43,4 per cento.
Detto in altri termini abbiamo dovuto coprire con il gas 6.000 GWh di mancato apporto di idroelettrico. Se questo trend dovesse proseguire, a fine anno ci troveremo con una maggiore richiesta al termoelettrico di 18.000 GWh, cioè di un 6 per cento del fabbisogno nazionale da soddisfare con il gas nel momento in cui dovremmo ridurne il consumo. Un motivo in più per resuscitare temporaneamente il carbone.

I guai non finiscono qui, perché le elevate temperature riducono l’efficienza e quindi i rendimenti delle centrali termoelettriche, che soffrono la carenza d’acqua nei sistemi di raffreddamento. Meno energia prodotta con consumi più elevati. Garantire la massima disponibilità d’acqua al sistema elettrico è una esigenza prioritaria quanto quella per gli usi agricoli e si giustificano quindi i razionamenti a cui dovremo adattarci. Su scala micro abbiamo poi i razionamenti involontari, in altre parole i blackout che in queste settimane di caldo torrido, con temperature nettamente al di sopra della norma, stanno affliggendo le metropoli del Nord e in specie Milano e Torino. A Milano il centro è stato senza energia per alcune ore il 16 giugno, e il 17 e nei giorni successivi è toccato alla Bovisa e ad altri quartieri periferici. Negli stessi giorni, uguale sorte toccava ad aree semi-centrali di Torino, come Vanchiglietta, con interruzioni di diverse ore e per periodi più brevi in altre parti della città.

Possono sembrare notizie di cronaca minuta, che non valgono la segnalazione, ma sono invece emblematiche per almeno due ragioni. La prima è che questi blackout non dipendono da una insufficienza di produzione rispetto a una domanda indubbiamente superiore alla media stagionale, ma comunque correttamente prevista. Il 17 giugno, ad esempio, [...].


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