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Gli indici IPEX del IV trimestre 2021

di Energy Advisor


POCHI NUMERI SONO SUFFICIENTI A DESCRIVERE L’ESTENSIONE E L’INTENSITÀ DELLA FIAMMATA DEI PREZZI CHE HA DEVASTATO I MERCATI ENERGETICI NELL’ULTIMO TRIMESTRE DEL 2021 E CHE ANCORA CONTINUA AD ARDERE, ALIMENTATA DALL’ESCALATION DELLA PRESSIONE RUSSA SULL’UCRAINA, ORMAI DIVENTATA VERA E PROPRIA INVASIONE

Primi dati significativi: il terzo trimestre aveva registrato un PUN medio di 125 euro/MWh; con il quarto questo valore raddoppia e il PUN sale a 250 euro/MWh e per 13 ore al giorno, dalle 8:00 alle 21:00, è sempre superiore ai 250 euro/MWh.
Una seconda serie di dati rilevanti riguarda le punte che si sono toccate, dai 533,19 euro/MWh per l’F1 ai 422,48 euro/MWh in F3.

Ripercorriamo lo svolgersi del trimestre, che inizia con il PUN a 217,72 euro/MWh con una impennata dopo una settimana, salendo il 7 ottobre a 331,40 euro/MWh. Abbiamo poi, una discesa, per l’annuncio russo di maggiori forniture via Ucraina, che all’11 ottobre porta il PUN a 230 euro/MWh e più o meno su quel livello rimane sino al 23 novembre, quando balza a 300 euro/MWh, con una spinta che lo porta a 484,81 euro/MWh - la quotazione più alta, su base giornaliera, mai toccata sul MGP.


Da notare ancora che abbiamo una curva dei prezzi perfettamente allineata alla domanda: le rinnovabili a prezzo zero non riescono più, con questo livello dei prezzi a smorzare i costi del termoelettrico.
L’esplosione dei prezzi elettrici è, soprattutto nella realtà italiana, diretta conseguenza della dinamica dei prezzi del gas naturale, che inizialmente procede quasi sottotraccia e viene percepita nella sua gravità solo quando si manifesta pienamente.

A settembre 2020 sul TTF (il principale hub europeo) il gas è quasi ritornato al livello pre-Covid e inizia una graduale salita, che lo porta a fine anno a 16,04 euro/MWh , poi a 20,36 euro/MWh ad aprile.
A giugno 2021 siamo a 28,77 euro/MWh e la salita del prezzo accelera il suo ritmo, con 62,52 euro/MWh in settembre, 89,44 a ottobre e 80,85 a novembre, con picchi oltre i 100 euro/MWh, come il 7 ottobre, quando sono stati toccati i 114 euro/MWh, un prezzo dieci volte superiore a quello di inizio anno (e con il PUN schizzato, come si è visto, a 331,40 euro/MWh).

Dopo la prima ondata del Covid- 19, con la ripresa della domanda asiatica e in particolare quella cinese, il GNL è salito di prezzo su tutti i mercati, contagiando ovviamente anche il gas compresso.
Questo spiega il primo salto nella primavera 2021 dagli 11 ai 25 euro/MWh. Il secondo, dirompente salto verso gli 80-90 euro/MWh è invece riconducibile
al prodursi di uno squilibrio tra domanda e offerta dovuto a un restringersi dell’offerta, in specie di quella dalla Russia.

L’inverno 2021 è stato molto rigido nell’Europa continentale, con una impennata nei consumi civili che ha portato ad attingere largamente agli stoccaggi europei di Gazprom, che si sono trovati svuotati all’approssimarsi dell’anno termico 2021-2022. In questo quadro si sono fortemente ridotti i flussi di esportazione di Gazprom verso l’Europa occidentale. Inizialmente si attribuiva il ridursi dell’offerta russa a problemi tecnici nella produzione e nella logistica, ma ora prevale la tesi di una manovra politica di pressione sull’Occidente nel quadro del disegno di Putin di ridefinire il Russ’ mir, il mondo russo, sottraendo Ucraina e Bielorussia all’integrazione europea. Con i carri armati sulle rotte del gas, difficile immaginare rapidi ritorni alla ragionevolezza dei prezzi.

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