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Decreto biometano, rischio paralisi per il settore rifiuti Stampa E-mail

Decreto biometano,
rischio paralisi per il settore rifiuti

di Agostino Re Rebaudengo / Presidente di Elettricità Futura

L’ATTUALE BOZZA DEL DECRETO BIOMETANO VA IN DIREZIONE OPPOSTA RISPETTO AGLI OBIETTIVI DI DECARBONIZZAZIONE E DI ECONOMIA CIRCOLARE DELL’ITALIA E DELL’EUROPA, PERCHÉ BLOCCHERÀ GLI INVESTIMENTI GIÀ AVVIATI DAGLI OPERATORI

“La transizione ecologica è una sfida esistenziale, l’Italia deve cogliere l’opportunità. Ampliamo la capacità di produrre energia rinnovabile, dall’agrovoltaico al biometano”. Rispetto alle dichiarazioni del presidente Mario Draghi e agli obiettivi di decarbonizzazione e di economia circolare dell’Italia e dell’Europa, l’attuale bozza del Decreto biometano va in direzione totalmente opposta perché bloccherà gli investimenti già avviati dagli operatori, in molti casi anche in partenariato con la Pubblica Amministrazione.
Nel nostro Paese il contributo del biometano ai consumi di gas - che ammontano a circa 70 miliardi di metri cubi l’anno - è circa 0,7 miliardi di metri cubi, meno dell’1 per cento. Il Pnrr stanzia quasi 2 miliardi di euro per lo sviluppo della produzione di biometano; fondi che, insieme agli investimenti privati, dovrebbero permettere un progressivo greening della rete gas, sino a portare la quota di biometano a 10 miliardi di metri cubi nel 2030, che rappresenterebbe il 16 per cento del consumo complessivo annuale di gas (ipotizzato pari a 63 miliardi di metri cubi).

Anche nel settore elettrico il contributo dei gas rinnovabili è previsto in crescita. A livello comunitario, il biogas genera oggi 167 TWh di energia elettrica, il biometano 26 TWh. Secondo l’European Biogas Association, queste due fonti insieme raddoppieranno la loro produzione al 2030 e la moltiplicheranno per 4 entro il 2050. In base alle nuove direttive europee sull’economia circolare in materia di rifiuti urbani, l’Italia dovrà ridurre il conferimento in discarica al di sotto del 10 per cento del totale prodotto e raggiungere un tasso di riciclo effettivo del 65 per cento entro il 2035.
Secondo il position paper realizzato da The European House - Ambrosetti in collaborazione con A2A, nel 2019 il tasso di conferimento in discarica dell’Italia è stato del 20,9 per cento, una percentuale 30 volte più alta rispetto a Svizzera, Svezia, Germania, Belgio e Danimarca.
Nei prossimi tre anni l’Italia esaurirà la capacità residua delle discariche. Rispetto alle prescrizioni del Circular Economy Action Plan europeo, siamo su una pessima strada. Per centrare gli obiettivi europei di circolarità dei rifiuti, serviranno circa 4,5 miliardi di euro per realizzare nuovi impianti, investimenti che il settore privato è pronto ad avviare.
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