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COP26, esibizione (in replica) di buone intenzioni Stampa E-mail

COP26, esibizione (in replica)
di buone intenzioni

di Roberto Napoli / professore emerito Politecnico di Torino

CAMBIAMENTO CLIMATICO: NELLA CLASSE DIRIGENTE E IN GRAN PARTE DELLA POPOLAZIONE PREVALE UN ATTEGGIAMENTO ATARASSICO, COME SE CONVENISSE DI PIÙ PREOCCUPARSI DELLE DIFFICOLTÀ DEL PRESENTE PIUTTOSTO CHE DANNARSI L’ANIMA PER LE GENERAZIONI FUTURE

Ci sono slogan che appaiono sulla scena e rimangono a brillare tanto più luminosi quanto più gli spettatori cominciano ad allontanarsi. Dopo le (in)conclusioni della COP26 (Glasgow 2021) la transizione energetica rischia di assomigliare a uno slogan poco credibile, non molto distante dall’icastico blabla della giovane Greta Thunberg.

Il documento finale della COP26 è un elenco di buone intenzioni.
I 100 miliardi di dollari l’anno precedentemente ipotizzati per ridurre le emissioni CO2 e per la transizione energetica sono apparsi chiaramente insufficienti. Da qui, l’esortazione (non la richiesta di impegno) fatta ai Paesi più sviluppati a raddoppiare i finanziamenti per aiutare le economie in via di sviluppo e ad avviare trattative per compensare i danni sin qui causati.
È stato lanciato un vibrante appello per ridurre l’uso dei combustibili fossili e soprattutto per abbandonare definitivamente il carbone, ma con lenta gradualità, da qui al 2070, come richiesto e ottenuto in particolare dall’India che non intende rinunciare ad un combustibile a buon mercato penalizzando il proprio sviluppo.

Nell’accordo di Parigi della COP21 (2015) si era tanto parlato della necessità di limitare a 1,5 °C l’aumento della temperatura media globale entro il 2030, per evitare spaventosi disastri planetari. Ciò comportava una riduzione del 45 per cento delle emissioni inquinanti. In realtà, globalmente le emissioni di CO2 aumentano, anziché diminuire. Bene che vada, ammesso che la maggior parte dei Paesi rispetti le promesse della COP26, la migliore delle ipotesi prevede una riduzione delle emissioni del 5 per cento da qui al 2030, il che significa che la stima dell’aumento della temperatura media globale del Pianeta si attesta ormai a 2,4 °C per il 2030. Se introduciamo un po’ di tara alle promesse, una stima credibile può essere aggiornata a 2,7 °C. Che cosa ciò comporti è forse spaventosamente intuibile, ma non sembra turbare più di tanto.[...]

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