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Delfanti: “Comunità dell’energia? Benefici energetici, ma non solo...” Stampa E-mail

Delfanti: “Comunità dell’energia?
Benefici energetici, ma non solo...”

di Paola Sesti


COMUNITÀ ENERGETICHE, STA CAMBIANDO IL CONTESTO ED EMERGONO NUOVI SVILUPPI PER IL PROSSIMO FUTURO. IL RUOLO DI RSE COME PROMOTORE DI RICERCA, SUPPORTO AL DECISORE E GARANTE DI TERZIETÀ. UNA CHIACCHIERATA CON MAURIZIO DELFANTI

I progetti pilota che RSE – Ricerca sul Sistema Energetico sta seguendo sugli autoconsumi collettivi e le comunità energetiche rinnovabili hanno tutti caratteristiche singolari, soprattutto perché coinvolgono realtà locali inserite in contesti molto particolari. Il tratto comune a tutte le iniziative, però, è proprio la valorizzazione e lo sfruttamento delle peculiarità – a partire da quelle energetiche – dei singoli territori. Ma non solo. “Dai casi analizzati emerge un’altra caratteristica fondamentale: le ricadute non energetiche delle comunità dell’energia”. Sembra un gioco di parole ma non lo è affatto, come spiega a Nuova Energia Maurizio Delfanti, amministratore delegato di RSE. Occasione dell’incontro è la presentazione del volume Le comunità energetiche in Italia. Note per il coinvolgimento dei cittadini nella transizione energetica, ultima uscita della collana RSEview – Riflessioni sull’energia. Ma approfittiamo volentieri della circostanza per una interessante (e piacevole) chiacchierata.
“La prima parola è appunto comunità: si vuole quindi mettere in evidenza gli aspetti locali e di ricaduta sociale, che dal punto di vista del ricercatore rappresentano anche la prospettiva più interessante. Esplorare a fondo quali sono le conseguenze positive a beneficio dei territori: questo è il lavoro che abbiamo provato a fare con gli esperimenti che stiamo seguendo direttamente”.

Ci aiuti con un esempio specifico.
Prendiamo il caso di Tirano. Qui è presente una buona disponibilità di biomassa locale, quindi a filiera corta, e questa è sfruttata a fini energetici grazie a una centrale di teleriscaldamento che produce al contempo, in cogenerazione, energia elettrica e termica. Mi piace sottolineare che l’utilità non sta solo nel produrre servizi energetici a basso impatto ambientale – e questo è certamente uno degli scopi delle comunità. Importante è anche ciò che c’è a monte (nel vero senso della parola), cioè il fatto che l’impiego di biomassa di origine boschiva locale consente, da un lato, di tenere il bosco pulito, quindi meno esposto al rischio idrogeologico o agli incendi; e dall’altro, permette di impattare in termini occupazionali sulla popolazione locale. Certo, parliamo di numeri ridotti, che per un contesto di montagna possono però essere rilevanti. Il primo beneficio sta proprio nel rispondere alla necessità di tenere pulito il bosco. Poi, il materiale che si ricava è utilizzato localmente a scopo energetico con ricadute positive sulla collettività.

Iniziative come queste possono rappresentare un aiuto contro la povertà energetica?
È una dimensione che nei nostri progetti attuali non emerge in maniera puntuale. Sicuramente – anche collegandoci alla realtà attuale, in cui i forti sbalzi del prezzo dell’energia hanno indotto molti Governi in Europa, compreso il nostro, a prendere delle misure di mitigazione specificamente mirate per le fasce deboli – le comunità dell’energia possono diventare un rimedio strutturale, e non congiunturale, al problema della povertà energetica... [...]

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