Gli indici IPEX del II trimestre 2021 |
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Gli indici IPEX del II trimestre 2021
di Energy Advisor
È TESI RICORRENTE CHE L’ECCEZIONALE EXPLOIT DEI PREZZI - IN UNA TRAIETTORIA DI CONTINUA E PROGRESSIVA ASCESA DELLE QUOTAZIONI, SINO A LIVELLI MAI RAGGIUNTI PRIMA - SIA DA ATTRIBUIRSI A UNA ROBUSTA CRESCITA DELLA DOMANDA. QUESTA TESI È DEL TUTTO PRIVA DI FONDAMENTO...
Il terzo trimestre del 2021 si presenta come assolutamente peculiare negli ormai 17 anni di vita della Borsa elettrica, per l’eccezionale volatilità che lo caratterizza. Una volatilità che si differenzia oltretutto per non tradursi, come normalmente succede nelle fasi di instabilità, in un up and down dei prezzi, ma per collocarsi in una traiettoria di continua e progressiva ascesa delle quotazioni, sino a livelli mai raggiunti prima, se non come punte eccezionali in singole ore, non per giorni e settimane. L’andamento dell’indice Energy Advisors (Figura 1) è estremamente eloquente: il trend ascendente procede prima gradualmente, poi con crescente accelerazione.
A inizio anno questo indice è a 104 e con aprile è salito a 128, portandosi poi a fine giugno a 160 e arrivando infine al 30 settembre a quota 293 (ricordiamo che il livello 100 corrisponde al prezzo dell’energia all’ingrosso nell’aprile 2004, quando fu avviata la Borsa elettrica). Questa volatilità si è espressa all’interno di ciascuna fascia, con rilevanti escursioni tra il valore minimo e quello massimo in ciascuna di esse (Tabella 1), ma al tempo stesso investendole tutte e tre sostanzialmente nella stessa misura, portando quindi a un appiattimento dei prezzi in un range limitato a un divario del 16 per cento tra ore piene e ore vuote (Tabella 2).
Altrettanto significativa è la dinamica dei prezzi in ore piene (Figura 2), che a fine giugno superano i 100 euro/MWh, ai primi di settembre i 150 euro/MWh e con crescente accelerazione i 200 euro/MWh il 24 settembre, per arrivare al picco del trimestre il 24 settembre, con 234 euro/MWh mercoledì 29 settembre. Tutti questi valori da record saranno poi battuti il 7 ottobre, che al momento segna l’acme di questa crisi, con il PUN a 307,72 euro/MWh e un prezzo di 380 euro/MWh dalle 8:00 alle 9:00 del mattino.
Questo livello di prezzi espresso dagli impianti termoelettrici a gas (sono quelli che determinano il prezzo marginale) ha portato a un inconsueto allineamento tra la curva dei prezzi e quella della domanda (Figura 3), riducendo fortemente il ruolo delle rinnovabili collocate in Borsa a prezzo zero.
Da notare che in luglio e agosto - i dati di settembre non sono ancora disponibili - vi è stata una buona performance delle rinnovabili, con una quota di copertura del fabbisogno nazionale del 38 per cento in luglio, salita al 41 per cento in agosto grazie a un incremento della produzione sia eolica sia idroelettrica, cresciute rispettivamente del 19,4 per cento e del 9,7 per cento sul 2020. Più stentate le prestazioni del fotovoltaico, che in luglio cala del 7,8 per cento e in agosto sale solo del 3,1 per cento. Per settembre ci aspettiamo risultati complessivamente meno brillanti, perché il mese è stato caratterizzato da bassa ventosità e insieme da una pesante siccità, compromettendo quindi l’apporto sia dell’eolico sia dell’idroelettrico.
Un’ultima osservazione in ordine alla domanda. È tesi ricorrente in queste settimane che l’eccezionale exploit dei prezzi sia da attribuirsi a una robusta crescita della domanda, ma questa tesi è del tutto priva di fondamento. Se guardiamo ai consumi espressi dal Sistema Italia nel trimestre, la crescita sul 2020 è stata del 2,65 per cento, vale a dire che ancora non si è tornati ai livelli pre-Covid, per cui le ragioni di questo uragano vanno cercate altrove. A nostro avviso sul versante dell’offerta piuttosto che su quello della domanda...
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