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Quando i tabù fanno male (anche) al clima Stampa E-mail

Quando i tabù fanno male (anche) al clima

di Carlotta Basili e Monica Tommasi / Amici della Terra


UNO STUDIO DEGLI AMICI DELLA TERRA VALUTA L’IMPATTO SULLE EMISSIONI DELLE DIVERSE MODALITÀ DI GESTIONE DEI RIFIUTI. E MOSTRA COME IL VETO ALL’INCENERIMENTO DA UN LATO E L’ALLEGRO RICORSO ALLA DISCARICA DALL’ALTRO ABBIANO PRODOTTO UN AUMENTO DEI GAS SERRA...

La direttiva europea 75/442/ CEE, quella che regola la gestione dei rifiuti, ha compiuto 46 anni. Varata nel luglio del 1975, fu la prima a imporre l’adozione di misure per promuovere la prevenzione, il riciclo, la trasformazione dei rifiuti e l’estrazione dai medesimi di materie prime e di energia. Con la coscienza odierna si può dire che la prima pietra dell’economia circolare fu posata allora. In Italia la direttiva è stata recepita sette anni più tardi, con il D.P.R. 915 del settembre 1982, la prima norma organica nazionale che regolamentava il settore e nella quale erano già ben delineati, seppur in forma semplice, i concetti fondamentali della definizione di rifiuto, della sua potenziale pericolosità se mal gestito e della necessità di recuperarlo.

Negli anni a seguire la normativa – europea e italiana – ha subito numerose e importati evoluzioni che hanno reso il rifiuto – da coda indesiderata di innumerevoli processi – il protagonista di un’economia consapevole della limitatezza delle risorse e che trae vantaggio dal non sprecare nulla. Nel nostro Paese, quarant’anni orsono, quasi ogni Comune posse deva una propria discarica, per lo più incontrollata e che spesso veniva incendiata. I pochi inceneritori esistenti bruciavano a temperature inadeguate e senza camera di post-combustione, non trattavano i fumi e non recuperavano energia. La raccolta differenziata, nulla oppure modestissima, era limitata a un po’ di carta e di vetro.

A metà degli anni ‘90 le prime emergenze rifiuti resero evidente la necessità di un sistema industriale integrato e la messa in opera di impianti moderni in grado di ottemperare alla severa normativa e di recuperare energia sotto forma di calore ed elettricità. Le amministrazioni locali hanno tuttavia stentato a provvedere in questo senso, a causa di una opposizione ambientalista di carattere ideologico che si è estesa a ogni tipo di costruzione sul territorio, producendo emergenze sempre più gravi.Oggi rimangono differenze importanti tra Nord e Sud, dove grandi aree sono soggette a situazioni emergenziali endemiche o ricorrenti, con gravi effetti per il decoro cittadino (compreso quello della Capitale!) e per la sanità pubblica, proprio a causa della carenza di impianti di trattamento e di smaltimento. È qui che il ricorso alle discariche...

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