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Marino: "Transizione energetica, gettiamo le basi di una nuova generazione" Stampa E-mail

Marino: “Transizione energetica, stiamo gettando le basi di una nuova generazione”

di Paola Sesti


2020-2021, IL PUNTO DA SOTTO IL PONTE. LA RICOSTRUZIONE DOPO IL CROLLO DEL MORANDI, LA PANDEMIA, LA CRISI E LA RIPRESA. IL MERCATO ITALIANO E LE COMMESSE APERTE. GAS, IDROGENO E NUCLEARE E IL LORO RUOLO NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA. SENZA TRASCURARE RINNOVABILI E STORAGE

Quando ci si accosta a un pezzo di storia industriale del nostro bel Paese occorre farlo – almeno credo – in punta di piedi, con modestia e rispetto. Anche perché, prima di essere narrazione aziendale, si tratta del racconto della vita di uomini e donne che con tenacia, intelligenza, sacrificio e dedizione, ne hanno scritto pagine gloriose. Se poi la storia è quella iniziata da un certo Giovanni Ansaldo, pioniere dell’innovazione industriale di prodotto e di processo e fondatore nel 1853 a soli 33 anni della Gio.Ansaldo & C., la faccenda si fa ancora più seria. È questo l’approccio che ha dato avvio alla chiacchierata di Nuova Energia con l’ingegner Giuseppe Marino, alla guida di Ansaldo Energia dal 2019. Un dialogo che ha spaziato dalla vicenda del ponte Morandi (le aree produttive dell’azienda sono proprio lì sotto) alla più recente cronaca pandemica, toccando tutti i temi energetici caldi: rinnovabili e storage, gas e nucleare, phase out del carbone e stabilità del sistema elettrico, Pnrr e investimenti in innovazione.

Il 2020 ci ha portato a confrontarci con sfide che mai avremmo pensato di affrontare. La pandemia, i lockdown, la crisi economica hanno rappresentato per le aziende forti criticità, ma – in alcuni casi – anche lo stimolo per un rilancio e un rimettersi in gioco. Com’è stato questo periodo per Ansaldo Energia?
Quello che ci siamo lasciati alle spalle è sicuramente stato un anno che non dimenticheremo, ma mi piacepensare che, dopo un tempo così sfidante, non dobbiamo avere più paura di niente. Ansaldo Energia ha chiuso il bilancio dell’annus horribilis con ricavi in crescita dell’11 per cento, nonostante la pandemia e la situazione contingente. Ad aprile 2020, nell’ambito di un’operazione di rilancio e di supporto, CDP Equity è intervenuta con un importante aumento di capitale a favore della nostra azienda, compiendo una scelta strategica per il Sistema Paese, una volontà di salvaguardare il nostro patrimonio industriale e soprattutto tecnologico. Con questa operazione le quote societarie di CDP Equity sono salite all’88 per cento, con una riduzione della quota della partnership cinese: un investimento finalizzato a garantire la crescita di un’azienda strategica per l’Italia e che ci ha messo nella condizione di affrontare le importanti sfide del futuro.



Questo sul fronte economico. Lato tecnologia, invece?
Il 2020 per noi è stato l’anno della nascita della nostra GT36, la prima turbina a gas di classe H, un progetto importante per l’Italia in questo contesto di transizione energetica. Questa turbina è nata a Genova, sotto il nuovo Ponte San Giorgio che passa proprio sopra le nostre aree produttive. Il crollo tragico dell’agosto 2018 del Ponte Morandi ci aveva già messo fortemente in gioco portandoci, già allora, a iniziare attività in remoto, a valorizzare la nostra flessibilità e la nostra grande voglia di fare. A tre giorni dal crollo, un trasporto eccezionale usciva dallo stabilimento per raggiungere il workshop con l’accesso al mare. Nei mesi di demolizione e ricostruzione del ponte, all’interno della nostra fabbrica – proprio come avveniva fuori – si lavorava alacremente per dare vita alla GT36, la più grande e potente turbina a gas mai costruita in Italia. Come per i lavori di ricostruzione del ponte, non ci siamo fermati nemmeno durante la pandemia: con il contributo della direzione, di tutti i lavoratori e dei sindacati, la produzione non si è mai arrestata e abbiamo sempre garantito ai clienti supporto e interventi risolutivi.

Questo è stato anche l’anno che ha segnato un importante ritorno di Ansaldo Energia sul mercato italiano.
Abbiamo svelato la GT36 nel nostro stabilimento a mare a novembre 2020, con un evento virtuale che, nella sua stranezza perché realizzato in uno stabilimento con pochissimi ospiti presenti per necessità di distanziamento, ci ha però permesso di raggiungere tutto il mondo attraverso lo streaming. La nostra prima turbina a gas di classe H è stata realizzata per Edison, per andare ad alimentare l’impianto a ciclo combinato di Porto Marghera, che potrà così raggiungere una potenza elettrica complessiva di 780 MW e un rendimento energetico pari al 63 per cento, con un abbattimento delle emissioni specifiche di CO2 del 40 per cento rispetto alla media dell’attuale parco termoelettrico italiano e di quelle di ossidi di azoto (NOX) di oltre il 70 per cento. La GT36 ha circumnavigato l’Italia prima di giungere a destinazione: una bella impresa tecnologica per il Paese in un momento particolarmente difficile.



Diamo i numeri...
Il progetto della GT36, includendo il processo di Ricerca e Sviluppo, si è sviluppato in sette anni, con un impegno di più di 3,7 milioni di ore lavorate. Questa turbina, nella versione 50Hz raggiunge i 538 MW (in condizioni ISO) di potenza a ciclo aperto: questo significa che con la sua attività è in grado di supportare il consumo di energia elettrica di quasi 250.000 appartamenti. In totale pesa 520 tonnellate, tanto quanto 400 auto. Ha una lunghezza di quasi 13,5 metri, come un pullman gran turismo, e posta in verticale raggiungerebbe l’altezza di una palazzina di quattro piani. La GT36 è una macchina altamente performante che per le sue caratteristiche di tecnologia innovativa, alta efficienza abbinata a un’elevata flessibilità operativa rappresenta per Ansaldo Energia il miglior biglietto da visita per essere protagonisti della transizione energetica. Tenendo conto soprattutto che questa turbina è già pronta per la combustione di idrogeno, con un contenuto in volume equivalente oggi al 70 per cento e che sarà il 100 per cento entro il 2030.

Un obiettivo ambizioso e sfidante pienamente centrato.
Sì, la finalizzazione della GT36 è stata un grande risultato, considerando che tutte le lavorazioni per la sua realizzazione si sono svolte in un periodo difficile, a causa delle limitazioni imposte dal Covid. Ciononostante, nella massima sicurezza, il personale di Ansaldo Energia ha lavorato incessantemente per assicurare a Edison la consegna della turbina nei tempi stabiliti. A dicembre 2020, via nave, ha iniziato la sua circumnavigazione dell’Italia per raggiungere dopo quattro giorni la sua destinazione finale, unendo l’eccellenza di due realtà storiche dell’industria nazionale – Edison e Ansaldo Energia – che operano concretamente per lo sviluppo e la sostenibilità del Paese.

Transizione e resilienza sono i due termini che caratterizzano maggiormente il dibattito economico e politico, in Italia e non solo. Cosa significano per voi?
La sfida della transizione ecologica ed energetica va vista come un’opportunità di crescita e di sviluppo. Il termine transizione, nella sua accezione più ampia, è ormai entrato nel nostro linguaggio quotidiano, così come quello di resilienza. Le parole sono il segno di un cambiamento necessario. La transizione ecologica – forse la più conosciuta – si declina nello specifico di transizione energetica, tecnologica, sociale, culturale. È innegabile che il nostro approccio al cambiamento segnerà inevitabilmente il modo di essere delle prossime generazioni. In questo momento dobbiamo uscire dalla logica esclusiva del payback return, dell’immediatezza dell’azione–reazione: le nostre azioni di oggi hanno delle conseguenze sull’immediato, ma dobbiamo ricordarci che andranno a influire su valori intangibili i cui effetti saranno visibili tra venticinque, forse trent’anni. Stiamo costruendo, insomma, le basi di una nuova generazione. Abbiamo un compito importante, quindi. Siamo in un momento in cui dobbiamo rispondere alle sfide con un’immediata adeguatezza, trasformando le criticità in opportunità.



Decreto Semplificazioni, Pnrr, capacity market: quali sono le prospettive in questo contesto?
La domanda di energia elettrica green è in continuo aumento. Questo comporta un’inevitabile crescita delle rinnovabili e, contemporaneamente in questa prima fase, la necessità di impianti che vadano a sostituire le centrali a carbone. Il MITE sta facendo un lavoro di accelerazione importante, nonostante i carichi di lavoro, e contiamo in un ulteriore snellimento dell’iter autorizzativo grazie al decreto Semplificazioni. Iter autorizzativi nel rispetto delle regole e dell’ambiente che possano essere meno burocratizzati sono più che auspicabili, sono necessari per affrontare questo periodo di vera e propria rivoluzione. Anche le aste del mercato delle capacità per gli anni 2022 e 2023 hanno offerto un importante segnale, non solo per l’obiettivo di adeguatezza del sistema elettrico, ma per il primario obiettivo della decarbonizzazione. Ansaldo Energia è pronta a supportare il phase out dal carbone mettendo a disposizione impianti di altissima efficienza da affiancare alle energie rinnovabili per stabilizzare la rete e garantire i picchi.

Pensa che i fondi disponibili siano sufficienti?
La transizione ecologica è un punto importante del Pnrr e ad essa sono destinati quasi 70 miliardi di euro dei circa 235 miliardi totali che fanno dell’Italia la prima beneficiaria tra i Paesi europei del fondo NGEU. È una cifra significativa e la possibilità di accedere a questi fondi per un’azienda attiva nella power generation come Ansaldo Energia è davvero importante – e perfino insperata – perché ci permette di provare a colmare un gap che altrimenti avremmo affrontato con grandissima difficoltà. Come industria stiamo lavorando perché si possa creare una filiera nazionale nel campo delle rinnovabili e dello storage e soprattutto per far sì che si aprano opportunità di sviluppo tecnologico e di creazione di occupazione. È un passaggio essenziale ed è fondamentale che le valutazioni di investimento nel nostro settore debbano essere fatte con gli occhi della tecnologia disponibile tra 10 anni, non con quella di oggi.

In questo periodo bisogna porre ancora più attenzione all’utilizzo delle risorse per incentivare l’innovazione. Come pensa che si possa strutturare l’intervento pubblico a sostegno dell’industria italiana?
La digitalizzazione delle industrie e la transizione energetica sono fenomeni trasformativi che proseguono in parallelo. Si tratta di cambiamenti epocali che vanno sicuramente supportati anche tramite una politica di incentivi, come avviene non solo in Italia. È importante, però, che a essere sostenuta con denaro pubblico sia la cosiddetta innovazione incrementale: non dobbiamo ricevere sovvenzioni, ma finanziamenti per sostenere i progetti di innovazione che si aggiungono a quelli che l’azienda già pianifica a prescindere dagli incentivi. Soprattutto in un momento come questo in cui esiste una politica di incentivi molto spinta in varie zone del mondo, sarebbe importante che queste sovvenzioni fossero erogate pensando a quale effetto benefico possano avere su tutta la catena del valore.

Come Ansaldo Energia siete a capo di una filiera nazionale di diverse PMI.
Infatti. E molto spesso, tutti i passi avanti che facciamo in termini di innovazione digitale riusciamo a farli ricadere in termini di valore anche sulle piccole e medie imprese nostre fornitrici. Si crea un effetto traino molto importante per l’economia del Paese. Gli incentivi governativi dovrebbero essere mirati anche a questo fenomeno, premiando le aziende che investono. Perché ormai è chiara una tendenza sempre più delineata, e cioè che le aziende che investono crescono di più, creano più valore, soprattutto se investono in digitalizzazione e in sostenibilità. La bontà dell’investimento pubblico incentivante, in questa economia di transizione, deve valorizzare chi crea ricchezza e benessere.



L’Unione Europea ancora discute su quali fonti possano essere considerate utili per la transizione e si profila la possibilità che il nucleare venga annoverata tra queste. Eppure, sul gas ci sono ancora forti polemiche.
Il gas è tecnicamente fondamentale, oggi, per consentire di spegnere le centrali a carbone. Senza il gas – non dico tra vent’anni, ma oggi – è impossibile per l’Italia privarsi del carbone, altamente inquinante. A meno che non si voglia dire che preferiamo dipendere dalle importazioni di nucleare. Quando parliamo di energia dobbiamo sempre ricordare che si deve perseguire anche la sicurezza energetica del Paese. Il gas è fondamentale per garantire la stabilità di una rete fortemente alimentata da rinnovabili, intrinsecamente intermittenti. Stiamo parlando di stabilizzazione del carico, ma anche stabilizzazione della rete alla quale anche la flessibilità operativa della nostra turbina di classe H GT36 può fornire un importante contributo. Ovviamente, in ottica di emissioni zero, sarà fondamentale passare gradualmente all’idrogeno, ma oggi questo non è immediatamente possibile.

Ansaldo Energia partecipa, tramite Ansaldo Nucleare, al progetto internazionale ITER. A che punto siamo?
ITER è un progetto sperimentale che potrebbe veramente segnare un punto di svolta nella storia della generazione energetica. Stiamo parlando di un reattore nel quale vogliamo riprodurre l’energia nucleare pulita; quella, per semplificare, che genera il sole. Lo stabilimento si trova a Cadarache, nel sud della Francia, e il suo avviamento è previsto per il 2026. Il progetto è sostenuto da Unione Europea, Russia, Cina, Giappone, Stati Uniti d’America, India e Corea del Sud. Attraverso Ansaldo Nucleare, stiamo recitando un ruolo importante e abbiamo acquisito commesse significative. Proprio lo scorso gennaio è diventato operativo un contratto da 105 milioni di euro per il sistema di emergenza di distribuzione dell’elettricità nel reattore. Credo sia fondamentale per un gruppo come il nostro lavorare in contesti in cui si sviluppa la migliore tecnologia grazie alle migliori menti del settore. La fusione nucleare è un pilastro nella strategia per la decarbonizzazione entro il 2050 e anche per questo è decisivo essere della partita.

Avete da poco annunciato la creazione di una nuova società che sarà attiva sul mercato delle rinnovabili. Come intendete entrare in questo settore? E con quali prodotti?
Ansaldo Green Tech è diventata realtà poche settimane fa (giugno 2021, ndr) con la costituzione formale della società davanti al notaio e l’accoglienza tra gli addetti ai lavori è stata veramente entusiasmante. Purtroppo, in Italia scontiamo un ritardo che ormai è almeno decennale, con il mercato che è saldamente in mano a operatori stranieri. Nonostante questo, abiamo il dovere di lanciare una sfida, soprattutto nel campo dello storage. È impensabile che l’Italia non sia presente in questo segmento, che rappresenta il fulcro della transizione ecologica. A capo dell’azienda c’è Daniela Gentile, ingegnere di lungo corso in Ansaldo Energia, che assume anche il ruolo di amministratore delegato della nuova società. La passione, la competenza e la leadership di Daniela saranno fondamentali per assicurare un bel futuro ad Ansaldo Green Tech. Siamo quasi pronti per lanciare sul mercato le prime proposte innovative per le utility dell’energia e siamo sicuri che saranno valutate positivamente dai nostri clienti.

Abbiamo più volte accennato allo scenario della transizione energetica. Cosa ci può dire a proposito delle opportunità di mercato nel campo della power generation tradizionale?
La nostra azienda considera il mondo intero come un mercato. Il mondo post pandemico esce da questa ennesima crisi molto modificato: sono in atto trasformazioni geopolitiche estremamente importanti. Siamo pronti a cogliere tutte le opportunità che potranno arrivare dalle aree in cui siamo storicamente presenti: Est Europa, Nord Africa, Medio Oriente e Asia Pacifico.



La pandemia ha stravolto le abitudini e portato cambiamenti anche nel modo in cui le aziende comunicano ai loro dipendenti, ma non solo. Quali sono le guidelines nella comunicazione di Ansaldo Energia verso i suoi stakeholder?
Lo sconvolgimento che ha portato la pandemia ha travolto anche il modo di dire le cose, ma per noi è fondamentale che qualsiasi tipo di comunicazione – verso i dipendenti, gli stakeholder o verso un pubblico ancora più ampio – sia sempre ispirata a due pilastri solidi: la trasparenza e l’affidabilità. Se si prova a cercare scorciatoie che eludano il costante confronto con questi due principi irrinunciabili, la reputazione può uscirne compromessa e – soprattutto – non è questo il nostro modo di essere e di fare impresa. La omunicazione deve puntare sui valori incontestabili e universalmente riconosciuti, legati al contenuto tecnologico della nostra produzione e alla storia di affidabilità dei servizi che offriamo. In un’ottica di trasparenza e continuo dialogo con i nostri stakeholder, quest’anno Ansaldo Energia pubblicherà il suo primo Bilancio di Sostenibilità: le azioni, gli impegni che ci prendiamo verso l’ambiente e le persone saranno messi nero su bianco e saranno i nostri indicatori per i prossimi passi del nostro business.

Quale futuro vede per il Paese? Sapremo cogliere le sfide che abbiamo davanti?
In Italia c’è una grande capacità tecnologica e imprenditoriale, credo che questo sia innegabile. Anche grazie alle possibilità che ci vengono offerte dal Recovery Fund, possiamo guardare con ottimismo al breve-medio periodo. Ovviamente c’è bisogno però anche di una politica industriale chiara e una capacità di fare sistema tra aziende italiane che vada oltre la logica dell’annuncio per la firma di un MoU. Bisogna incentivare le aziende – penso soprattutto al variegato e importante mondo delle aziende di Stato – affinché mettano a fattor comune le opportunità di collaborazione. Mi sembra che questo sia l’unico modo per resistere alla competizione globale.

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