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Mettiamo in tavola l’economia della ciambella Stampa E-mail

Mettiamo in tavola l’economia della ciambella

di Roberto Napoli / professore emerito Politecnico di Torino


LA TRANSIZIONE NON PUÒ PRESCINDERE DA UN DIVERSO APPROCCIO ALLA LIBERALIZZAZIONE DEL MERCATO. SPAZIO ALLE COMUNITÀ ENERGETICHE E ALLE AGGREGAZIONI PRIVATE, RIDISEGNANDO I PARADIGMI DELLA DISTRIBUZIONE 


La transizione energetica ha sin qui viaggiato inanellando passi avanti e indietro, sempre accompagnati da rulli di tamburi, ma rimanendo sostanzialmente ferma ai nastri di partenza. Si registra adesso un cambiamento che potrebbe rappresentare il vero punto di svolta.
Si tratta delle iniziative del nuovo presidente degli Stati Uniti Joe Biden,che ha effettuato un’inversione di rotta spettacolare riposizionando il proprio Paese all’interno dell’accordo di Parigi. Ciò prelude a una nuova stagione mondiale all’insegna di una transizione energetica più condivisa globalmente e più concreta,con minori strombazzamenti mediatici (forse) e maggiore efficienza sostanziale. Il cambiamento della posizione degli USA è figlio di mutate condizioni al contorno e può innescare un fenomeno che potrebbe propagarsi in molti altri Paesi.

Per realizzare una reale transizione energetica in tempi ragionevolmente brevi sono necessarie tre condizioni basilari: tecnologie,soldi e volontà politica. Le tecnologie procedono ormai a passo tutto sommato spedito. Certamente c’è ancora molto da mettere a punto, ma già adesso è possibile fare più di quanto annotano le cronache.
Per quanto riguarda i soldi, sono sempre di più gli Stati che mettono a bilancio grandi somme per programmi di transizione, così come sono tanti i privati disposti a investire, per convenienze oggettive; sono infatti prevedibili rilevanti effetti positivi e ritorni in termini di guadagno e di creazione di posti di lavoro.

Il vero punto debole è sempre stata la volontà politica, che deve essere necessariamente supportata da un’attiva sensibilità pubblica. Questa maturazione dipende certo da considerazioni tecnico-economiche, ma anche da un’evoluzione culturale che raggiunge le grandi masse. Sembra ora che negli USA le tre condizioni chiave si siano congiuntamente realizzate. Ciò rende prevedibile una sostanziale accelerazione della transizione energetica nel Paese tuttora leader nel panorama mondiale.

Fra i primi provvedimenti esecutivi di Biden c’è l’impegno americano di arrivare al 100 per cento di energia elettrica pulita entro il 2035 e di raggiungere la piena decarbonizzazione entro il 2050. Questo impegno non nasce dalle ceneri della precedente amministrazione Trump, ma dall’esperienza di molti Stati della federazione, che in questi anni hanno proceduto imperterriti lungo la strada della transizione verde e che, finalmente, hanno incrociato il conforto convinto della nuova amministrazione federale. [...]

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