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Il metano sulla rotta della Sardegna

di MASSIMO VENTURA


“Tra i più resistenti luoghi comuni sulla Sardegna c’è quello di un suo doppio isolamento: isolalmento rispetto all’esterno, che deriva dalla condizione insulare,...


...e isolamento nel suo stesso interno, per la chiusura cantonale delle diverse sub-regioni storiche, separate una dall’altra dalla stessa geografia - le alte montagne, le valli profonde, i fiumi difficili da guadare e facili a straripare, le strade inesistenti o impercorribili”.
Così si può leggere nella prefazione al primo volume della Storia della Sardegna, edito da Laterza nel 2006: l’isolamento, dunque, sembra essere insieme e tratto peculiare della regione e diffuso pregiudizio. Eppure anche la ricerca storica più recente mostra, viceversa, come l’isola sia stata partecipe delle grandi correnti culturali e civili del Mediterraneo e dell’Europa, in una costante tensione tra conservazione della propria identità e apertura al nuovo. Ed è proprio in questa dialettica vitale che si gioca ancora oggi il futuro dell’isola; anche dal punto di vista energetico.

La Sardegna presenta caratteristiche geografiche, economiche, demografiche e sociali che la differenziano da tutte le altre regioni italiane. Allo stato attuale, è l’unica esclusa dalla metanizzazione: è priva di un sistema di trasporto del gas naturale, mentre esistono reti di distribuzione, in alcuni casi ancora in fase di realizzazione, che utilizzano altri combustibili.
I due TSO italiani (Terna e Snam) hanno in programma per la regione importanti interventi di sviluppo infrastrutturale; i loro piani si affiancano ad altri - di costruzione ed espansione delle reti di distribuzione per il gas e l’energia elettrica - proposti dai DSO, nonché ad alcuni progetti di depositi e rigassificatori costieri di GNL.

Le soluzioni messe a terra dovranno confrontarsi non solo con gli scenari di evoluzione della domanda energetica dell’area, ma anche essere compatibili con le policy nazionali e internazionali in materia energetica e ambientale al 2030 (con il PNIEC che prevede il phase-out dal carbone entro il 2025) e al 2050 (Green Deal europeo).

Data la rilevanza strategica e la dimensione degli investimenti in gioco per l’adeguamento infrastrutturale del sistema energetico dell’isola, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) ha promosso uno studio indipendente per una più ampia valutazione delle opzioni disponibili, che tenesse conto dei vari progetti (avviati o previsti) e delle loro eventuali interdipendenze.

Lo studio - realizzato da RSE Ricerca sul Sistema Energetico - ha analizzato combinazioni di infrastrutture che da un lato potessero garantire il soddisfacimento del fabbisogno energetico dell’isola al minor costo per il sistema e, dall’altro, assicurassero un contributo adeguato agli obiettivi fissati dal PNIEC: decarbonizzazione, penetrazione delle rinnovabili e incremento dell’efficienza energetica.

Basato su criteri di ACB applicati a livello di sistema (costi di sistema + esternalità), l’analisi di RSE ha quindi cercato di individuare la configurazione infrastrutturale che più potrebbe essere in grado di minimizzare il costo complessivo relativo all’approvvigionamento energetico della Sardegna su un periodo di osservazione da qui al 2040. [...]

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