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Squeri: "Energia, uno spreco di risorse per mancanza di visione" Stampa E-mail

Squeri:“Energia, uno spreco di risorse
per mancanza di visione”

di PAOLA SESTI


“Come stiamo lavorando in questo periodo alla Camera? In maniera caotica; come tutta Italia, del resto. Non aiutano di certo i continui stop and go...

... e l’indeterminatezza nelle indicazioni, che non forniscono mai un quadro preciso della situazione. Non è un momento facile per il Paese, e in Parlamento questo disagio lo si vive e lo si deve anche rappresentare”.

Inizia così la nostra conversazione - telefonica, visti i tempi che corrono... - con Luca Squeri, parlamentare, commissario nella X Commissione Attività Produttive della Camera, impegnato in particolare sui temi relativi alla transizione energetica.
Nel corso della chiacchierata con Nuova Energia si tratteggia il profilo di una persona gentile e competente, pacata ma ferma nel ribadire le proprie valutazioni su tanti temi: non solo gestione della cosa pubblica e azione di governo, ma anche energia, ambiente, rifiuti e mobilità.


Partiamo dalla cronaca spicciola. Il presidente del Consiglio ha ribadito l’esigenza di “riprendere con la massima lena la discussione sul Recovery Fund. Non possiamo permetterci di ritardare oltre, non possiamo fallire: ne va della credibilità del Paese”. Che ne pensa?
Condivido il concetto espresso da Conte; chi del resto potrebbe non trovarsi d’accordo? Non possiamo permetterci ulteriori perdite di tempo. Detto questo, il fatto che a fine dicembre il Paese si trovi nelle condizioni di non sapere con la dovuta precisione quello che sarà il contenuto del Recovery Plan e le modalità con cui sarà portato avanti, ci dice una cosa evidente: la compagine di governo è la responsabile dell’estremo ritardo e mostra tratti di incapacità e incompetenza. Poco capace di avere le idee chiare, poco competente nel proporre un piano che altri Paesi hanno già definito da tempo.

È attuabile l’ipotesi di un “governo di ricostruzione” che veda impegnate con senso di responsabilità forze di maggioranza e di opposizione?

Le difficoltà ci sono, è fuor di dubbio. Tuttavia c’è, anche, la necessità di condividerle. Spero si possa cambiare la guida di questo Esecutivo, mettendo al vertice una figura autorevole e competente. A condizione che ci siano sufficienti forze politiche che la sostengano. È che quando parliamo di Recovery, parliamo di un piano da realizzare entro il 2026 per una macchina che duri a lungo. Queste risorse non possono essere sprecate per una mancanza di visione politica.

A proposito di risorse, arriviamo al nostro ambito di competenza. PNIEC e Green Deal europeo: per andare oltre una mera dichiarazione di intenti, quali interventi sono urgenti - e attraverso quali traiettorie - per conseguire gli obiettivi al 2030 e al 2050?

Inizio con una premessa che mi sta a cuore. Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima contiene un vizio di origine, un errore di fondo presente sin da quando è stato emanato. È sbagliato nel merito: troppo sbilanciato su una impostazione che mira a intensificare e a incrementare i consumi di elettricità. Il PNIEC rende questo vettore assoluto protagonista, come se tutto il sistema energetico debba concentrarsi lì, senza prestare attenzione al vero problema: sostituire le fonti fossili con le rinnovabili. Sbagliando indirizzo porta inevitabilmente a sbagliare traiettoria, anche perché nel Piano non compare il principio di neutralità energetica, che passa dal sostegno di tutte le fonti rinnovabili e da una maggiore libertà in merito alle scelte tecnologiche: non solo eolico e fotovoltaico, ma anche geotermia, idrico, biomasse devono poter concorrere al raggiungimento di una vera decarbonizzazione. Le nostre cinque FER...

Le 5FER. Sembrano le componenti di una girl band...
Il paragone è accettabile. Le nostre cinque fonti rinnovabili - nostre perché presenti nel Paese - vanno considerate in gruppo; nell’energia è destinata al fallimento qualunque carriera da duo o da solista. A tutte e cinque - vento, sole, acqua, geotermia, bioenergie - sia consentito esprimere il giusto potenziale. Se, come vuole il PNIEC, vogliamo assegnare al vettore elettrico - impiegato in tutti i contesti – il ruolo quasi esclusivo di driver della decarbonizzazione, non possiamo accollare a eolico e fotovoltaico da soli l’onere di produrre l’incremento di energia elettrica necessario per raggiungere l’obiettivo. Nei fatti, semplicemente questo non sarà possibile.[...]

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