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Le emissioni di metano della filiera del gas naturale Stampa E-mail

Le emissioni di metano
della filiera del gas naturale


di MONICA TOMMASI / presidente Amici della Terra


L’impatto delle emissioni di metano, che costituisce il secondo gas serra per importanza dopo la CO2, è oggi sottovalutato e necessita di adeguate azioni di mitigazione.


La mancanza di rilevazioni sistematiche e la considerazione - data nelle statistiche ufficiali - secondo la quale il metano ha un potere climalterante
solo 25 volte maggiore a quello della CO2 in un orizzonte temporale di 100 anni, ha finora portato a sottovalutare l’impatto delle emissioni di tale gas. Ma se si considera un orizzonte temporale di 20-25 anni, ecco che il suo potere climalterante è considerato oltre 80 volte superiore a quello della CO2. La filiera del gas naturale ha quindi di fronte a sé una sfida importante: dimostrare, con adeguate azioni di mitigazione emissiva, la propria capacità di essere efficace nella fase di transizione energetica.

La riduzione delle emissioni dirette di metano lungo la filiera del gas naturale - dalla produzione alla distribuzione - sta emergendo come un’area chiave di intervento per le politiche energetico-climatiche e fino ad oggi è stata sottovalutata. Per affrontare questo tema è necessario partire dal ruolo del gas e dalle specificità della sua filiera nelle varie fasi di produzione interna, importazione, trasporto e distribuzione verso i centri di consumo. Dal 1990 al 2018 il gas ha progressivamente accresciuto il suo ruolo nel mix energetico dell’Italia, fino a diventare stabilmente la prima fonte energetica nel triennio 2016-2018.

Il suo peso è passato dal 26 per cento nel 1990 al 37 per cento nel 2018. Il contributo di petrolio e prodotti petroliferi nello stesso periodo si è invece ridotto, dal 58 al 36 per cento. Rilevante è stata anche la crescita delle rinnovabili, che sono passate dal 4 al 18 per cento. Il peso dei combustibili solidi, che è sempre stato al di sotto del 10 per cento, è oggi al 5 per cento. Nel mix energetico del Paese è assente l’energia nucleare.

L’estrazione di gas in Italia nel 1990 era di circa 17.100 Mm3, cresciuta poi fino ad un massimo di 20.200 Mm3 nel 1994, momento a partire dal quale si è avuto un trend continuo di calo che ha portato il volume del gas estratto a un minimo di circa 4.800 Mm3 nel 2018. In questo periodo il peso della produzione italiana, rispetto a quella complessiva dei Paesi UE, si è costantemente ridotto passando da un valore medio del 9 per cento nei primi anni ‘90 fino al 5 per cento circa degli ultimi anni.
La produzione proviene per circa il 70 per cento da giacimenti
offshore (in particolare nel Mare Adriatico) e per il restante 30 per cento da giacimenti a terra (onshore). [...]

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