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Un sequestro virtuoso: la CO2 da scarto a risorsa Stampa E-mail

Un sequestro virtuoso:
la CO2 da scarto a risorsa

di AGOSTINO RE REBAUDENGO


Nell’epoca pre-industriale (XIX secolo) la concentrazione di CO2 in atmosfera si attestava intorno alle 280 parti per milione (ppm).

Da allora questo valore non ha mai smesso di aumentare, superando stabilmente nel 2016 la soglia simbolica di 400 ppm, un valore mai raggiunto negli ultimi 800.000 anni. La tendenza di crescita è esponenziale, con un incremento medio annuo di 2,2 ppm che ha portato ormai la CO2 sulla soglia delle 415 ppm. Questo trend è in linea con l’andamento delle emissioni.
Nel 2018 le emissioni di gas serra hanno infatti superato i 55 miliardi di tonnellate di CO2eq (+2 per cento rispetto al 2017).

Come contrastare questo fenomeno? Sicuramente è necessario ridurre le emissioni. Come conseguenza del
lockdown dovuto alla pandemia di Covid-19, nel 2020 le emissioni di CO2 dovrebbero ridursi di circa il 7 per cento. Tale tendenza è in linea con quella richiesta, ogni anno da qui al 2030, per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di mantenere l’incremento della temperatura globale a +1,5 °C al 2100. Tuttavia, nonostante il calo previsto per l’anno in corso, le stime sulla concentrazione di CO2 in atmosfera indicano un incremento di 2,48 ppm rispetto all’anno precedente.

Questo perché, come in una vasca da bagno col rubinetto aperto, l’atmosfera ha continuato ad accumulare CO2, anche se più lentamente rispetto agli anni precedenti. Per funzionare, la riduzione delle emissioni di CO2 deve essere strutturale e deve raggiungere quota zero il più presto possibile, chiudendo metaforicamente il rubinetto. In questa situazione, appare chiaro il contributo che potrebbe arrivare dal
sequestro dell’anidride carbonica generata dall’attività umana.

In determinate condizioni, questo approccio, coerente con i principi dell’economia circolare, è possibile: la CO2 contenuta, per esempio, nei fumi di scarico può essere catturata e purificata con composti chimici o materiali naturali, per essere riutilizzata non solo in processi industriali, ma anche nell’industria alimentare. Allo stato dell’arte, le moderne tecnologie deputate al sequestro e cattura della CO2 si basano sia su processi chimici (solventi) sia fisici (membrane, setacci molecolari), capaci di restituire la molecola a diversi gradi di purezza e quindi impiegabile per usi finali differenti.
Ad esempio, oggi siamo in grado di trasformare i rifiuti organici domestici (FORSU) in fertilizzante, CO2 e CH4 che immettiamo nella rete di distribuzione del metano o convertiamo in energia elettrica. E quale riuso si prospetta per la CO2? Ci sono almeno due scenari complementari tra loro.
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