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Il perché e il come Stampa E-mail

Il perché e il come

di CARLETTO CALCIA


Nella recentissima letteratura su Covid-19 appare il suggerimento che i capi debbano spostare il loro impegno dal perché al come.

Infatti è difficile conoscere il virus e la sua insorgenza ma, se pur nell’incertezza, è assolutamente decisivo agire per debellarlo. Il come prevale sul perché. Questo mi ha spinto a riflettere su questo dualismo, che non è di oggi e che si presenta da sempre nella vita e nel lavoro. È importante sapere e capire il perché delle cose, ma è più importante decidere per poterle dominare. Un capo capace di entrambi questi comportamenti è determinante, anche se non è sempre facile trovarlo.

Nella mia vita di lavoro ho incontrato capi che eccellevano nel
perché, nel capire le cose e i problemi, ma non avevano le doti caratteristiche del come. Erano dei savant, avevano una cultura sconfinata, ma erano restii ad assumersi la responsabilità del fare. La delegavano ad altri, decisamente più idonei al come, alla decisione e alla risoluzione. Il dilemma del Thinker e del Doer.
Dal passato emergono figure di grandi pensatori che lasciavano ad altri l’impegno di confermare e di utilizzare le loro meravigliose teorie.

Ma altri grandi, quali Newton, Leibniz, Cartesio, Spinoza e Galileo, integravano con successo pensiero e azione. Mostrare al mondo estesa conoscenza raccoglie in generale molta approvazione e consenso. Il saper fare, invece, risulta meno appariscente, resta talvolta nascosto, anche se di decisiva importanza. È il caso di molte persone, che risolvono con rapidità e in silenzio gravi emergenze, ma che restano nell’ombra.
Per molto tempo del passato chi mostrava profonda e vasta conoscenza deteneva il potere in azienda. Era dato per scontato, anche se non provato, che il suo sapere fosse integrato con il fare.

Vi sono stati esempi clamorosi di aziende nelle quali l’assoluta prevalenza, rispetto alla concorrenza, del costoso pensiero tecnico portava al tracollo economico e finanziario. Nelle aziende, come nella vita, il sapere non deve bastare a se stesso. Deve servire per fare. Chi entra e lavora in un’azienda deve dimostrare di possedere entrambe queste caratteristiche per poterle dispiegare in modo opportuno a seconda della necessità: nella stessa giornata ci possono essere i momenti del pensiero e quelli dell’azione. Sono tutti importanti e vanno affrontati con lo stesso forte impegno per il successo.
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