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Dal giallo-verde al giallo-rosso cambia il colore ma non la musica Stampa E-mail

Dal giallo-verde al giallo-rosso
cambia il colore ma non la musica

di GIUSEPPE GATTIVisita il profilo LinkedIn


Se il Decreto Clima si fosse esaurito nell’articolo 1 sarebbe stato perfetto, ancorché probabilmente inutile.

Che dice l’articolo 1? Prevede che:
Entro sessanta giorni sia approvato il Programma strategico nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell’aria, in cui sono individuate le misure di competenza nazionale da porre in essere […] e sono identificate le risorse economiche disponibili […] con la relativa tempistica attuativa.
Sotto il profilo logico questo è esattamente il percorso da compiersi. Individuare gli obiettivi, calibrare gli strumenti e definire le azioni in termini di fondi e di tempi. Perfetto quindi, e al tempo stesso del tutto inutile, perché se questo era l’intento del Governo, non c’era bisogno di un decreto legge. Del tutto sufficiente una dichiarazione del Presidente del Consiglio, il decreto sarebbe arrivato con l’approvazione del Programma strategico.

Invece si doveva in qualche modo poter esibire sui social e sui giornali qualche titolo ad effetto, dopo il tanto parlare di
Green Economy e di economia circolare quali elementi qualificanti il nuovo governo giallo-rosso. Ecco allora la necessità di aggiungere altri 7 articoli, in cui il contrasto al cambiamento climatico dovrebbe esprimersi nella sua pienezza.
255 milioni di euro vengono così stanziati sino al 2024 per favorire la rottamazione di auto e motocicli sino ad Euro 3, circolanti in Comuni sotto infrazione comunitaria (per la mancata ottemperanza dell’Italia ad una direttiva europea del 2008). Il bonus previsto è di 500 euro per i motocicli e 1.500 euro per le autovetture, ma a quali fini è utilizzabile? Per abbonamenti ai mezzi pubblici o per l’acquisto di una bicicletta (anche a pedalata assistita, per i più pigri).

Quale il prevedibile successo di questo incentivo? Accetto scommesse che non si utilizzeranno tutti i fondi disponibili, andando in pari con il reddito di cittadinanza. Abbiamo poi 40 milioni per le corsie preferenziali, sempre nei Comuni sotto infrazione; ancora, 20 milioni per il trasporto scolastico, con mezzi ça va sans dire ecologici, 30 milioni per la forestazione urbana (forse limitarsi a dire verde urbano sarebbe stato più appropriato, anche se meno scenografico: se trasformiamo il Bosco Verticale in foresta potremmo immaginare le tigri a Porta Garibaldi).

Infine 20 milioni per i
Green Corner, cioè banalmente per lo sfuso e alla spina negli esercizi commerciali (ma, signora mia, come suona meglio detto in inglese), e in ultimo 500.000 euro per la messa in rete delle rilevazioni sull’inquinamento atmosferico, a beneficio quindi del voyerismo ambientale: quanto sopravvive della passione per lo streaming del M5s. Considerando l’intero pacchetto si arriva ai 450 milioni in 5 anni, polverizzati in una frammentazione che priva di significato e di incidenza – e quindi di reale capacità di cambiamento – ciascuna delle singole misure.

Indicare questa manciata di sovvenzioni come un pilastro di un
New Green Deal, per usare le parole del ministro dell’Ambiente, appare francamente spropositato e lascia quindi sconcertati la distanza siderale tra l’enunciazione di obiettivi quanto mai ambiziosi e le azioni che concretamente vengono messe in campo.
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