“Siamo a buon punto per quanto riguarda l’integrazione delle reti e dei mercati all’ingrosso ed è in corso l’integrazione anche di quelli intra- day e del bilanciamento. Siamo un po’ in ritardo sui mercati retail, che si basano ancora su regole e contesti di funzionamento molto diversi tra i vari Paesi”.
Parte da una prima considerazione sull’Europa dell’energia l’intervista a Simone Demarchi, amministratore delegato di Axpo Italia, che sul tema aggiunge: “Anche a livello di mercati all’ingrosso una battuta d’arresto al processo di omogeneizzazione è arrivata dall’introduzione di capacity market molto diversi tra differenti Stati. In tal senso, la scelta dell’Italia di porre un cap ai prezzi power potrebbe renderci un esportatore nei momenti critici, cosa che rischia di peggiorare la stabilità del sistema”. Guardando al nostro Paese - e agli impegni assunti nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima - non si può che partire dalle rinnovabili.
All’Italia è chiesta una nuova stagione di investimenti, soprattutto in eolico e fotovoltaico. Qual è la posizione di Axpo Italia al riguardo?
Axpo contribuisce e contribuirà alla transizione energetica, sia sviluppando presso i propri clienti capacità di generazione rinnovabile e sistemi di efficienza energetica, sia approvvigionando a lungo termine l’energia da impianti rinnovabili realizzati da produttori indipendenti. Attraverso contratti di lungo termine, infatti, siamo in grado di ridurre selettivamente, e soprattutto a condizioni favorevoli per il produttore, alcuni dei rischi legati all’incertezza dei ricavi futuri dell’impianto. Questo è possibile grazie alla dimensione internazionale del nostro portafoglio e alla applicazione costante delle tecniche di risk management, uno dei punti di forza di Axpo in tutti i mercati.
In particolare, facciamo valere la nostra esperienza di azienda leader in Europa nelle energie rinnovabili portando il nostro know-how in Italia.
C’è una scadenza molto più ravvicinata rispetto agli obiettivi ambientali del 2030 e forse più critica: la fine della Maggior Tutela. Siamo pronti come Sistema Paese?
La sfida del 2020, con il superamento dei regimi di Maggior Tutela e il passaggio di tutti i consumatori al libero mercato, può consentire un salto di qualità e di maturità del nostro settore. Siamo certamente di fronte a un cambiamento rilevante che richiede attenzione e una grande opera di sensibilizzazione. Dal mio punto di vista, il coinvolgimento del cliente è indispensabile in qualunque mercato efficiente.
I cittadini sono ritenuti in grado di scegliere prodotti e servizi finanziari, assicurativi, medicali, di formazione, di fare scelte complesse e decisive per le proprie sorti future, ma per qualche motivo questo non sembrerebbe valere sulla spesa annuale per l’energia.
Se poi parliamo di cliente business…
È davvero incredibile che si consideri un’azienda incapace di approvvigionare i propri fattori produttivi. Con soddisfazione rilevo che recentemente il presidente dell’ARERA – proprio su Nuova Energia – ha dimostrato una chiara apertura a un possibile mercato realmente contendibile dove, cito le sue parole, “immaginare che la tutela del prezzo sia uno strumento da cui è impossibile prescindere appare curioso”. Occorre infatti dare una corretta informazione al consumatore e agevolare la competizione delle aziende sul prezzo.
Le piattaforme di AU e dell’ARERA, le tariffe ad alta confrontabilità, la recente campagna informativa con un simpatico redivivo Volta, mi sembra vadano tutte verso un rafforzamento della consapevolezza e del set informativo del cliente.
Cosa sarà della fascia - probabilmente prevalente - degli utenti che per quella data non avranno ancora fatto una scelta?
Secondo l’impostazione piuttosto razionale ed equa delle norme europee, anche chi non sceglie ha certezza di continuità della fornitura. Ma che debba avere un prezzo politico in quanto pigro o disinteressato, questo è irrazionale e iniquo nei confronti dei clienti che s’impegnano per mettere in concorrenza i fornitori. Una sorta di free riding.
Diversa è la gestione della povertà energetica, che - norme UE alla mano - va gestita sì, ma non cancellando il segnale di prezzo presso il cliente debole. Parliamoci chiaro: non possiamo parlare contemporaneamente di prezzi politici e di efficienza energetica, è una contraddizione insanabile. Ancora una volta appare come sia l’informazione presso il consumatore ad essere deficitaria, non la mancanza di strumenti, che in realtà già sono disponibili. Oggi, cito ad esempio, solo un terzo dei 4 milioni di famiglie aventi diritto al bonus bollette ha richiesto questa agevolazione.
Nel giro di pochi anni l’Italia sembra essere passata da una situazione di overcapacity a un rischio blackout e comunque di shortage che potrebbe essere aggravato dal phase out dal carbone. Possibile?
Con l’aumento delle rinnovabili la rete è oggi più “debole”, come dice Terna, quindi servono strumenti adatti per gestire in sicurezza il sistema. Non è infatti solo una questione di capacità disponibile, che tra l’altro non pare così tanto sottodimensionata rispetto al picco, ma di prontezza e affidabilità di questa stessa capacità.
Il capacity market potrebbe essere un valido strumento in questo contesto, ma servono modifiche come abbiamo già rilevato. In Italia abbiamo il parco di cicli combinati più moderno ed efficiente d’Europa: sarebbe utile poterlo sfruttare al meglio.
A proposito di gas, di recente il presidente ARERA Stefano Besseghini ha dichiarato che “questa commodity in Italia è qui per restare; ed è una buona notizia”. Come sta cambiando il mercato di riferimento nel nostro Paese?
Il gas è essenziale nella nostra filiera, dove il consumo dei cicli combinati rappresenta circa un terzo dei volumi complessivi.
Lo sviluppo delle rinnovabili intermittenti induce anche nel futuro ad affidarsi a questa risorsa energetica flessibile e a relativo basso impatto ambientale. Oggi questi impianti - che noi conosciamo bene avendo in esercizio circa 2.000 MW - sono indispensabili alla modulazione della rete. La posizione dell’Italia stimola poi a considerare le potenzialità di future esportazioni almeno nel medio periodo. Siamo, insomma, già davanti ad un mercato interessante e che lo sarà ancora di più nei prossimi anni.
Il TAP darà ulteriore nuovo impulso a questa evoluzione. A che punto siamo con il progetto e quando dovrebbe diventare operativo? Con quali vantaggi per il Sistema Italia?
Il Trans Adriatic Pipeline è al 90 per cento della realizzazione complessiva. Attualmente stanno provvedendo alla posa dei tubi nel tratto Adriatico; entro il 2020 è prevista la prima erogazione di gas. Questa infrastruttura strategica, di cui ricordo Axpo è stato il promotore, rappresenterà un’alternativa sicura e competitiva ai canali tradizionali di approvvigionamento di gas naturale non solo per l’Italia, ma per tutta Europa. Con 10 miliardi di metri cubi di capacità potrà coprire circa il 15 per cento del fabbisogno nazionale annuo e, in una visione prospettica con le necessarie infrastrutture di trasporto, potrà alimentare l’esportazione verso il Nord Europa.
Se le dico GNL…?
È un mercato in cui siamo entrati da alcuni anni a livello europeo e più recentemente in Italia. Nel nostro Paese, dopo un periodo di limitata attività dei rigassificatori, sta sensibilmente crescendo. Per la sua estrema flessibilità ben si sposa con il nostro approccio di gestione dinamica del portafoglio energetico.
Riteniamo che il GNL diventerà sempre più importante in Europa, anche come riferimento di prezzo per l’interno mercato. Auspichiamo però un accesso ai terminali di rigassificazione più semplice e basato su chiare regole di mercato.
In un’ottica di filiera, siete interessati al mercato ETS delle emissioni?
Assolutamente. Siamo presenti come controparte attiva fin dalla sua nascita nel 2005, sia per assolvere alle necessità dei nostri impianti produttivi, sia per offrire ai nostri grandi clienti un servizio completo per tutte le esigenze in ambito energetico. Oggi, dopo i recenti rialzi, il costo dell’emissione della CO2 rappresenta una variabile fondamentale nella determinazione del prezzo della commodity energetica.
Pertanto, anche in un’ottica di gestione del valore lungo l’intera filiera dell’energia, non possiamo che considerare con attenzione l’evoluzione di questo mercato.
E per quanto riguarda la mobilità elettrica? Come si sta orientando la vostra offerta?
Come detto, intendiamo proporci come un provider di soluzioni integrate in campo energetico: la mobilità elettrica rientra quindi in questo ambito. Oggi offriamo, infatti, alle aziende un pacchetto completo di infrastruttura di ricarica e vettura a noleggio, possibilmente associato a un piccolo impianto fotovoltaico.
Nel contempo, siamo attivi nello sviluppo della rete di ricarica sul territorio. Siamo ben consapevoli che gli investimenti nella rete avranno un ritorno solo nel lungo periodo, ma siamo altresì convinti di trovarci di fronte a un trend ormai avviato e inarrestabile, come dimostrano gli investimenti delle grandi case automobilistiche.
La mobilità cittadina integrata sarà sempre più elettrica e condivisa. Un’azienda che pone al centro il consumatore non può, infatti, limitarsi a garantire l’accesso all’energia solo nel contesto residenziale, ma deve trovare soluzioni per accompagnarlo nelle sue attività nell’arco della giornata, anche in mobilità. [...]
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