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L’automobile e la sfida (vincente) alle leggi di Darwin Stampa E-mail

L’automobile e la sfida (vincente)
alle leggi di Darwin

di CHICCO TESTAVisita il profilo LinkedIn


Anche gli oggetti, o meglio le popolazioni di oggetti, sono soggetti alle darwiniane leggi di selezione della specie. O si adattano all’ambiente e rinforzano la loro abilità per sopravvivere, o vengono cancellati dall’evoluzione.

L’unica differenza è che mentre le variazioni nelle specie animali e vegetali avvengono casualmente, e poi vengono eliminate o al contrario rafforzate a seconda di quanto hanno successo nel garantire la sopravvivenza, le variazioni nelle popolazioni di oggetti sono introdotte dall’evoluzione tecnologica prodotta dagli uomini. Complicato? Non molto.

Quanti oggetti nel corso del secolo scorso e, soprattutto, negli ultimi decenni sono stati letteralmente cancellati dall’evoluzione tecnologica: oggetti di cui pensavamo di non potere fare a meno e di cui invece ci siamo quasi dimenticati. Nell’ambiente musicale sono praticamente scomparsi microsolchi, cassette e cd e con essi giradischi, mangianastri e lettori vari. Idem per le cassette video. Nell’editoria arretrano a grandi passi giornali e libri. Nei lavori di ufficio le vittime più illustri sono i fax. Ma non stanno meglio le macchine fotografiche, usate ormai quasi solo professionalmente; e comunque non vi è quasi più traccia delle pellicole. In via di estinzione anche lettere, cartoline e telegrammi. E poi il telefono analogico, il cordless, le cabine telefoniche, i gettoni e le schede prepagate. Il tom tom e navigatori vari.

La società dell’informazione ha fatto a questi strumenti ciò che l’elettricità aveva fatto nel secolo scorso a molti usi dell’olio e del carbone. L’olio di balena poi, una volta combustibile pregiato per l’illuminazione, oggi è completamente desueto. Ha probabilmente salvato più balene l’elettricità che Greenpeace. E oggi, la civiltà dei bit sta ammazzando quella degli atomi.

Ma c’è un oggetto, anzi una famiglia di oggetti, che ha cavalcato trionfalmente il secolo scorso, continuando a propagarsi, occupando spazi sempre maggiori del suo habitat, e che si avvia a conquistare la vittoria definitiva e la vita (quasi) eterna. L’automobile. L’oggetto costruito intorno a 4 ruote, una carrozzeria e un propulsore, ha saputo evolvere, modificare se stesso, attraverso tanti e regolari mutamenti, in modo tale da sconfiggere quasi tutti i suoi nemici. Negli ultimi decenni del secolo scorso è stata subissata di critiche: costosa, inquinante, pericolosa, mangiatrice di tempo in interminabili ingorghi, asociale. Persino scomoda, se paragonata a un bel treno, a un aereo o a un bus superlusso. E invece...

L’auto ha cominciato a mutare, sapendo mantenere intatte le sue caratteristiche principali, che sono sostanzialmente due: privacy e flessibilità. Vediamo come, e come ancora accadrà. Prima è arrivata l’aria condizionata, che ha eliminato l’effetto sauna dell’estate. Mettetevi comodi! Poi, il servosterzo per permettere anche alle signore di manovrare con un dito. Poi gli airbag, a diminuire drasticamente gli incidenti mortali. Si sono aggiunti impianti HF sempre più fedeli e l’auto è divenuta il posto migliore dove ascoltare la radio o la musica.

Un colpo decisivo è arrivato dai telefonini o smartphone. Apparentemente non c’entrano niente con l’automobile, se non fosse per un fatto decisivo. Hanno trasformato il tempo “sprecato” a bordo in tempo prezioso: per mantenere contatti, sbrigare faccende, lavorare. Con gli smartphone sono arrivati anche i navigatori e la musica on line, le mail e la messaggistica. Vietati in auto? Solo fino a quando il lavoro dei vostri occhi non lo fanno gli assistenti vocali. Ecco fatto una buona parte del lavoro, che ha trasformato la vostra auto in un luogo confortevole e in cui, tutto sommato, non è male trascorrere del tempo.

Ma i colpi decisivi, quelli che renderanno l’automobile immortale, sono ancora in incubatrice. O allo stadio iniziale. Il primo si chiama auto elettrica. Con essa cade l’ultima e la più grave delle accuse: l’automobile inquina. Certo, l’elettricità in qualche modo occorrerà produrla, ma questo è solo un particolare. Nel frattempo, coloro che odiavano l’auto per motivi ambientali, i fustigatori dei gas di scarico, si sono trasformati in appassionati amanti e ne sono i primi sostenitori. Il brutto ranocchio si è trasformato in una splendida principessa. Il secondo si chiama guida autonoma. Qui entriamo nel campo sterminato dell’intelligenza artificiale. La vostra auto risponderà a un fischio del vostro smartphone. Si presenterà dove voi la volete e vi porterà dove volete andare. Nel frattempo potrete telefonare, vedere un film, lavorare al computer amoreggiare con il vostro partner. Lei sceglierà per voi il percorso più intelligente, coordinandosi con milioni di altre vetture per evitare ingorghi e incidenti. Sempre connessa. Cadrà quindi l’ultimo ostacolo. Quello che ancora vi fa percepire il tempo trascorso in automobile come un tempo in parte sprecato. Non vi sarà differenza alcuna fra quel tempo e il tempo che trascorrete a casa o in ufficio. Anzi, in più sarete in movimento, protetti nella vostra privacy.

Le città, come sempre hanno fatto, si piegheranno di fronte all’antico e nuovo padrone e modificheranno il loro impianto per ospitarlo come si deve. I costi si ridurranno drasticamente perché l’ottimizzazione prodotta dalla completa connessione dei veicoli fra loro e con i loro utilizzatori ne renderà superflua la proprietà rispetto all’uso condiviso. Ciò che nacque come trasporto privato per eccellenza diviene, di fatto, un servizio pubblico aperto a tutti. E la sopravvivenza è assicurata per la (quasi) eternità.

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