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Consigli per la lettura (mentre l’auto si ricarica) Stampa E-mail

Consigli per la lettura
(mentre l’auto si ricarica)

di DAVIDE CANEVARI


Permette una domanda? Ne abbiamo fatte sette! Chiedendo a mille italiani come si immaginano al volante di un’auto elettrica e alle prese con un rifornimento.

È successo la scorsa estate e sono emersi risultati che in parte riscrivono alcuni luoghi comuni (come l’importanza del fattore prezzo) e che spesso invertono i presunti rapporti di forza tra uomini e donne o tra neopatentati e guidatori più attempati. Per l’assoluta maggioranza degli italiani (ieri, ma probabilmente è cambiato ben poco nel giro di un autunno e un inverno), le colonnine di ricarica sono percepite come una lavagna riempita di equazioni di terzo grado. Allo stesso tempo, emerge una solida e diffusa barriera psicologica (spesso inconscia) ad abbandonare i comportamenti, le abitudini, i paradigmi, i riti, legati all’uso di un’auto tradizionale.

Chi lo avrebbe mai detto che ci saremmo affezionati - salvo poche eccezioni - alla
pistola per il rifornimento di benzina o gasolio? O al ragazzo che ci fa il pieno e con il quale si possono scambiare due parole senza dover passare da una app? I risultati dell’inchiesta sono stati presentati lo scorso settembre, durante la prima edizione di That’s mobility. E subito è apparso chiaro che la mole di dati raccolti si meritava un maggiore approfondimento.

È nata così,
quasi per forza, l’idea di pubblicare in un volume “formato agenda” i tanti spunti preziosi, tradotti in tavole infografiche di immediata lettura che hanno ispirato il commento (non di rado pungente, ma sempre pacato e rispettoso, nello stile di Nuova Energia) e i consigli di una ventina di autorevoli firme di esperti del settore. La pubblicazione del volume è stata possibile grazie anche alla collaborazione di Axpo, CESI, Duferco Energia, Elettricità Futura, E.ON, Reed Exhibitions e Utilitalia.

Davvero stimolante è vedere come da uno stesso ceppo di dati siano scaturite riflessioni, proposte, anche provocazioni così diverse tra di loro: da Darwin all’estate del 2023, passando per Massimo d’Azeglio; dall’estetica della mobilità alla cessione di un gioiello del Made in Italy, la Magneti Marelli, fino al biberonaggio a piccole dosi. Prossimi step? L’edizione numero 2 dell’inchiesta, che sarà lanciata in primavera inoltrata. Vi faremo sapere!



PUBBLICHIAMO DI SEGUITO LA PREFAZIONE AL VOLUME
SCRITTA DA STEFANO BESSEGHINI, PRESIDENTE ARERA


Parlare di mobilità elettrica è un ottimo spaccato dell’atteggiamento che il consumatore ha verso l’innovazione. Mi sento spesso dire che siamo in una transizione spinta dalla tecnologia. Se così fosse non avremmo un consumatore così disorientato. Avrebbe una chiara percezione delle nuove possibilità offerte dalla tecnologia e, anzi, sarebbe ben disposto a soffrire qualche difficoltà per poter usufruire degli innegabili benefici proposti.

Una transizione spinta dalla tecnologia è quella iniziata con i primi telefoni portatili, quando si era disponibili a portare qualche chilogrammo di apparato pur di poter comunicare in mobilità. La stessa transizione spinta dalla tecnologia ci ha condotto a cambiare i nostri stili di vita mettendo al centro il telefonino, spesso (non a torto) definito il telecomando della nostra esistenza. La mobilità elettrica non ha (ancora) questa forza propulsiva perché, al di là di pur importanti miglioramenti incrementali, non ha ancora identificato quella soluzione tecnologica in grado di far emergere solo i vantaggi della mobilità elettrica e non le limitazioni ad essa connesse.

Un approccio di successo che spesso ha caratterizzato l’introduzione di nuove tecnologie è stato la capacità di collocare l’innovazione in una dimensione diversa da quella sostitutiva. Quando un prodotto nuovo compare sul mercato la prima tentazione è quella di sostituire “uno a uno” il prodotto esistente. In questo, inevitabilmente, scontando l’indiscutibile forza di un bene che ha plasmato il sistema attorno a sé e, probabilmente, ha conosciuto già qualche generazione di evoluzione tecnologica. L’auto elettrica spesso sconta questo approccio sostitutivo, dimostrando tutti i limiti del confronto tra una tecnologia in fase di sviluppo e una già ben consolidata.

Una prima reazione è quella di incentivare economicamente la soluzione più giovane per darle modo di rinforzarsi e guadagnare spazio sul mercato. Il livello distorsivo di questi interventi è noto a tutti e spesso non è risolutivo. L’indagine che viene qui presentata testimonia questo aspetto, malgrado si indichi l’incentivo all’acquisto dell’auto come il principale supporto da dare allo sviluppo della mobilità elettrica quando, simmetricamente, si domanda come si spenderebbe un contributo a fondo perduto di 40.000 euro, questo solo marginalmente porta alla scelta di un’auto elettrica.

Quale approccio allora seguire? L’identificazione di una roadmap che sia rispettosa della evoluzione della tecnologia e del modello di business è forse l’approccio da preferire pur nella difficoltà di introdurre criteri di regolazione in un mercato e in un contesto in cui certamente non si può parlare di un servizio primario, anche se il diritto alla mobilità è un diritto riconosciuto. Giova domandarsi allora se meriti tanta attenzione la mobilità. La risposta è affermativa, se si considera il ruolo che questo comparto riveste in termini di impatto sulle politiche di decarbonizzazione e, forse in maniera anche più rilevante, sui fenomeni di inquinamento locale e di congestione.

L’opzione elettrica appare come la principale soluzione tecnologica a supporto di due approcci della mobilità che possono risultare decisivi, lo sharing e la guida autonoma. Infatti, se quanto detto in merito alla sostituzione delle tecnologie ha un valore in termini di diffusione dell’innovazione, nel caso della mobilità è del tutto evidente che una ipotetica sostituzione dei veicoli circolanti in rapporto 1:1, pur avendo un innegabile ritorno in termini di emissioni, non sarebbe decisivo rispetto alla congestione e al suo impatto sulla produttività.

Se il tema da affrontare è quello di una mobilità sostenibile, quest’ultimo - come noto - va colto con uno sguardo più ampio, che sappia ridurre costi ambientali, costi sociali e tempi di percorrenza. In questo senso la mobilità elettrica permette di accedere a mezzi di più facile controllo in termini di automazione e di maggiore affidabilità al fine di garantire quella operatività di lungo periodo che sola può assicurare la sostenibilità economica di questi processi. Poiché credo sia a tutti evidente che avremo delle auto in grado di sostenere una mobilità autonoma prima che delle e-car in grado di superare tutte le limitazioni di una sostituzione uno a uno della vettura principale, penso che la strada da percorrere si intravveda tra le pieghe della evoluzione tecnologica.

Un segmento premium capace di promuovere piattaforme di sviluppo della tecnologia elettrica sostenuta dalla fascia di clientela in grado di supportarla, pur con un lieve impatto in termini di sostenibilità, una progressiva elettrificazione di sistemi ibridi, una crescente platea di flotte in sharing a guida autonoma in grado di colmare il gap di un trasporto pubblico locale che nel frattempo dovrà svilupparsi ed evolvere in termini di quantità e qualità del servizio.

In tutto questo quale sarà il destino della colonnina di ricarica? Sarà profondamente legato al modello di business che si consoliderà. Personalmente sono convinto che il modello principale sarà quello del biberonaggio con tante ricariche parziali svolte in maniera opportunista al fine di garantire adeguati livelli di spostamento e ricariche complete svolte su base occasionale in presenza di strutture di ricarica veloce. Naturalmente, vi sarà anche un certo numero di infrastrutture di ricarica domestica tipicamente connesse alla fascia premium descritta in precedenza o alle utenze in grado di ospitare in parcheggi interni o di proprietà il punto di ricarica.

Qualunque sia il percorso quindi non penso assisteremo allo sviluppo di migliaia di punti di ricarica in ogni possibile parcheggio pubblico, ma ad una distribuzione ottimale di sistemi lenti e veloci (che lasceranno nel medio termine spazio a veloci e velocissimi). In questo quadro il regolatore italiano ha già dimostrato attenzione agli aspetti tariffari volti a non penalizzare la crescita nell’utilizzo del vettore elettrico che, nel caso del veicolo elettrico, trova uno dei principali elementi di supporto, e sarà un osservatore attento dell’evoluzione in atto, al fine di porre in essere tutte le soluzioni che possano offrire un chiaro supporto non distorsivo alla crescita della mobilità sostenibile.

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