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Rinnovabili, dal Medio Oriente un altro punto di vista Stampa E-mail

Rinnovabili, dal Medio Oriente
un altro punto di vista

di CARLO ANDREA BOLLINO


La tecnologia solare fotovoltaica è già ora “la forma più competitiva di generazione di energia” nel Golfo, secondo un rapporto diffuso dall’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA) ad Abu Dhabi il mese scorso.

Il rapporto ha inoltre rilevato che i Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) prevedono di “installare un totale di quasi 7 GW di nuova capacità di generazione di energia da fonti rinnovabili entro il 2020”. Ma non è questo che fa notizia.

Khalid Al Falih, ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita, ha dichiarato recentemente ad Abu Dhabi: “Non sono preoccupato per il ruolo delle energie rinnovabili, che sostituiranno principalmente fonti come il carbone. Il petrolio non ha mai, o almeno negli ultimi 30 o 40 anni, contribuito in modo significativo alla generazione di energia; quindi le energie rinnovabili saranno impiegate su larga scala principalmente nelle utility e nel residenziale”. Questa è la notizia sulla quale riflettere.

Sempre secondo il ministro, “il fondo sovrano dell’Arabia Saudita, il Public Investment Fund, svilupperà il 70 per cento della capacità di energia rinnovabile del Regno. Mentre il Ministero, attraverso il REPDO (Renewable Energy Project Development Office, Ufficio per lo sviluppo di progetti per l’energia rinnovabile), continuerà a promuovere in modo concorrenziale il restante 30 per cento, con aste a prezzi competitivi”. In totale il piano prevede di installare 60 GW di fonti di energia pulita in dieci anni, di cui 40 GW saranno celle fotovoltaiche, 3 GW solare a concentrazione e 16 GW eolico. Nel solo 2019 l’Arabia Saudita presenterà almeno 12 progetti nella catena del valore delle rinnovabili, ma gli investimenti stanno aumentando in tutto il Medio Oriente.

La crescita della popolazione e lo sviluppo economico della regione hanno portato a un aumento del fabbisogno energetico complessivo. La domanda di energia primaria dovrebbe continuare a salire a un tasso annuo pari all’1,9 per cento fino al 2035, secondo la Banca Mondiale. Mentre il Medio Oriente rimane fortemente dipendente dal gas naturale, in particolare, e dal petrolio - con il carbone e l’energia nucleare che giocano ruoli molto minori - l’energia rinnovabile offre un’importante opportunità per diversificare i mix energetici. Perché è una notizia?

Perché se lo dice l’Arabia Saudita, il piano è credibile; forse più dell’obiettivo del 27 per cento di rinnovabili al 2030 della UE. E non solo perché esiste un potenziale significativo, con quantità e ore di sole adatte per la produzione fotovoltaica e di solare a concentrazione (CSP).
La risposta è l’ovvio uovo di Colombo: l’Europa è incerta e litigiosa sui vantaggi e sui costi delle rinnovabili, mentre la convenienza del Regno saudita è chiara: per loro, le fonti rinnovabili significano poter liberare più greggio per l’esportazione. A fronte di un costo immediato, le rinnovabili a noi rendono benefici ambientali futuri, all’Arabia Saudita rendono dollari immediati, visto che la domanda di petrolio sarà in crescita fino a circa il 2040
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