di MICHELE de NIGRIS / RSE


Non ci sono più i chili di una volta! Non è l’espressione sconsolata di un signore di mezz’età, che sale sulla bilancia del farmacista. È una realtà destinata a cambiare radicalmente il mondo, almeno quello delle misure.















I 300 delegati provenienti da 59 Paesi che hanno partecipato alla 26° Conferenza Generale dei Pesi e delle Misure (CGPM) - che si è svolta a Versailles dal 13 al 16 novembre scorso - hanno letteralmente “mandato in pensione”, dopo 130 anni di onorato servizio, il blocchetto di platino-iridio conservato a Sèvres sotto tre campane di vetro, fino a quel momento utilizzato come campione primario per le bilance del mondo intero.

Dopo avere verificato che il prototipo originale del chilogrammo ha perso circa 50 milionesimi di grammo nel corso della sua vita, gli esperti di misure hanno voluto cambiare radicalmente l’approccio per la definizione delle grandezze primarie, per cercare di riportarle a delle “costanti universali” della fisica (e della chimica) e non più a degli oggetti fisici.

Avere riferimenti accettati da tutti per le grandezze che ritmano la nostra vita come il tempo, la temperatura, o la distanza, ci permette di relazionarci con gli altri su una base comune di intesa, soprattutto in un mondo di commercio globalizzato e interculturale. Questa esigenza, seppur molto antica (il cubito reale egizio risale a oltre 4.500 anni fa, derivato dalla lunghezza dell’avambraccio del faraone), ha trovato un suo sbocco il 20 maggio 1875 quando 17 Paesi hanno firmato la Convenzione del metro che ha stabilito per la prima volta i riferimenti fisici per la massa e la lunghezza.[...]

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