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Grazie a Junker l’Unione Energetica non è più soltanto un flatus vocis Stampa E-mail











di GIUSEPPE GATTI Torna al sommario


La Commissione Junker, che si avvia alla conclusione del suo mandato, è stata sovente accusata, in special modo dalla stampa italiana, di aver mostrato scarsa incisività e di essersi adagiata nella pigra gestione dell’ordinaria amministrazione.



Un’accusa a mio avviso non solo infondata, ma che disvela la grande ignoranza che regna in Italia in ordine alla governance europea, sia quanto a meccanismi istituzionali sia in ordine al processo decisionale. I rimproveri italiani si basano essenzialmente sulla mancanza di una politica europea in ordine al problema dell’immigrazione, dimenticando però che sono stati i governi nazionali a rifiutarsi di dare poteri al riguardo alla Commissione.

Si può certo dire che la gestione Junker non ha avuto smalto particolare, ma credo che oggi dei tredici presidenti di commissione che si sono succeduti dal 1958 in poi solo due nomi vengano ricordati, quello di Jacques Delors, per il Trattato di Maastricht e quello di Romano Prodi per l’allargamento ad Est dell’Unione.
Che poi si sia trattato di scelte del tutto felici, è discutibile (in particolare forse non sarebbe stato male lasciare un poco più di tempo ai polacchi come agli ungheresi per assimilare le regole della democrazia liberale).

In ogni caso se ricordiamo che Junker viene dopo i dieci anni dell’amorfa Commissione Barroso, del tutto incapace di fronteggiare la grande crisi del 2008-2011, non mi sembra che se la sia cavata così male. In particolare in materia di energia si deve dare atto alla Commissione di aver delineato un programma di lavoro corposo e dettagliato con il Winter Pakage del novembre 2016 e di essere riuscita nel giro di due anni a chiudere gli otto provvedimenti in cui si articolava il Pacchetto Energia, il Clean Energy for All Europeans.

Un tempo relativamente breve, se si ha presente la complessità delle procedure europee con la triangolazione Commissione, Consiglio e Parlamento (donde il “trilogo” di co-legislazione). Il 18 dicembre il processo si è chiuso con l’approvazione dello schema di direttiva e di regolamento per il market design, che passano ora all’approvazione formale dell’Europarlamento e del Consiglio.
Siamo così in grado di operare una valutazione complessiva di una mole significativa di lavoro, che ovviamente presenta luci e ombre.
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