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Moresco: “Così si può rendere virtuoso il legame tra acqua ed energia" Stampa E-mail




INCONTRO CON L’HUB MANAGER SOUTHERN EUROPE, BU POWER GENERATION & WATER DI ABB


























di DAVIDE CANEVARI
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Tra energia e acqua esiste un legame sempre più stretto e troppo spesso questo legame è tutt’altro che virtuoso. Sono in atto a livello planetario alcune tendenze che rischiano di andare alla deriva e alle quali è indispensabile porre rimedio. Come?


Nuova Energia lo ha chiesto a Danilo Moresco, Hub Manager Southern Europe, BU Power Generation & Water di ABB. Ben sapendo che la situazione è estremamente complessa e certo non esiste un unico rimedio.
“È vero - ammette Moresco - oggi nel mondo usiamo troppa acqua per produrre energia e troppa energia per distribuire acqua. Un esempio? Il 20 per cento dell’energia generata nello Stato della California è utilizzato per trasportare acqua dal delta del fiume Sacramento fino a Los Angeles e alle regioni meridionali. La stessa desalinizzazione è un processo altamente energivoro: metà del costo per il funzionamento degli impianti è dovuto alla bolletta elettrica. Il discorso vale anche per la potabilizzazione delle acque reflue: in questo caso, il 50 per cento delle spese è a carico dall’energia”.
“Il World Business Council for Sustainable Development ha stimato che in assenza di politiche correttive e investimenti adeguati, entro i prossimi 30 anni per la produzione di energia sarà necessario impiegare il 50 per cento di acqua in più rispetto a oggi. È quindi indispensabile invertire questo nesso, usando l’energia in eccesso per distribuire meglio l’acqua e impiegando quella in eccesso per produrre più energia”.


Sembra un gioco di parole...
In realtà si tratta soltanto di applicare soluzioni tecnologiche oggi già esistenti. Per esempio, dotando i desalinizzatori di sistemi per il monitoraggio dei prezzi dell’energia e facendoli entrare in funzione preferibilmente quando il costo marginale dell’elettricità prodotta in eccesso da fonti rinnovabili discontinue è praticamente nullo o addirittura negativo. Oppure, sfruttando meglio le opportunità offerte dal pompaggio (una vera e propria idro-batteria verde).
E ancora, fino al 60 per cento del costo del ciclo di vita delle stazioni di pompaggio è rappresentato dall’energia. Equipaggiando le pompe con motori ad alta efficienza e azionamenti a velocità variabile, è possibile ridurre il consumo di energia in modo significativo. Per non parlare della digitalizzazione.

Parliamone, invece!
L’industria dell’acqua si è avvalsa di soluzioni digitali per anni, con SCADA e sistemi di controllo distribuito e misurazione smart. Quello che sta cambiando ora è il fatto che disponiamo della tecnologia per raccogliere, aggregare e analizzare una enorme quantità di dati per migliorare le prestazioni, la produttività e la disponibilità in modo scalabile per una vasta gamma di asset, dagli impianti idrici alle reti di distribuzione, dai sistemi di trasporto alle stazioni di pompaggio o alle reti fognarie.

Cosa cambia nel concreto?
Partiamo da un dato di fatto: la Banca Mondiale stima che la perdita globale di acqua dovuta a fughe e rotture sia superiore al 25 per cento anche nei Paesi avanzati. Tipicamente, le utility non dispongono di dati, o non li analizzano sull’intera rete idrica. Le riparazioni sono eseguite a posteriori e raramente in maniera programmata. Spesso, la prima indicazione dell’esistenza di un problema è lasciata al cittadino che segnala la presenza di acqua che scorre in strada... o che non esce più dai rubinetti.
Avvalendosi delle tecnologie digitali, dell’analisi dei dati e degli algoritmi basati sull’intelligenza artificiale (AI), le utility e le città dispongono ora di strumenti inediti per gestire la domanda e la fornitura di acqua potabile. L’applicazione di queste soluzioni consente di ottenere un valore aggiunto dalle infrastrutture idriche.
Questo può trasformare le utility dell’acqua da entità passive o reattive, costrette a una gestione delle crisi quando queste si verificano, in decision-maker efficienti che le possono prevenire.

Le criticità in tema di acqua sembrano essere lontane centinaia o migliaia di chilometri dalla nostra realtà europea. Sarà vero?

Non lo è. Abbiamo aperto questa intervista portando l’esempio della California, una delle regioni al mondo più avanzate, precursore nell’adozione di soluzioni e tecnologie per ridurre l’impatto ambientale della sua economia. Eppure, con grandissimi margini di miglioramento nella gestione della risorsa idrica.
In Europa si possono prendere come esempio i casi della città svedese di Västerås o della tedesca Trier. Sempre nel Nord dell’Europa, i fiordi della Norvegia stanno diventando la “batteria verde” del Vecchio Continente; impiegano infatti l’energia solare ed eolica prodotta in eccesso dai Paesi vicini, quando disponibile, per pompare l’acqua a monte verso serbatoi elevati, utilizzabile in un secondo tempo per la generazione idroelettrica.

E nello specifico dell’Italia?
Nel nostro Paese, come spesso accade, abbiamo uno scenario a due velocità: alcuni operatori stanno testando e introducendo soluzioni all’avanguardia che permettano di sfruttare tutto il potenziale della rivoluzione digitale. Tuttavia la perdita media nella rete idrica (dato nazionale) rimane ancora oltre il 30 per cento, un numero che preoccupa se paragonato al dato dei migliori Paesi industrializzati, che si collocano stabilmente al di sotto del 20 per cento.
Come in altri casi, quindi, la priorità dovrebbe essere sul miglioramento dell’infrastruttura di base; se abilmente miscelato con la capacità che le nuove soluzioni tecnologiche ci permettono di raggiungere darebbe una spinta significativa all’efficientamento complessivo del sistema idrico nazionale, sia in termini quantitativi che qualitativi.
Dobbiamo anche considerare il ruolo che ha la storia nel nostro Paese. La tutela del nostro patrimonio archeologico rende ogni scavo una sfida e questo potrebbe anche favorire lo sviluppo di nuove tecnologie.
Non solo. Credo molto alle opportunità di re-export, ovvero al ruolo che può giocare la tecnologia italiana in molti mercati, a partire dal Medio Oriente e Africa del Nord. Possiamo diventare - e in parte già lo stiamo facendo - dei fornitori per gli EPC contractor che realizzano impianti chiavi in mano anche estremamente complessi (quali un dissalatore) in realtà che sarebbe più difficile approcciare direttamente.

Come si inserisce in questo contesto il ruolo del Collaborative Operations Center di ABB?
Il Collaborative Operations Center rappresenta rappresenta, anche nel settore dell’acqua, l’anello che congiunge la tecnologia avanzata delle applicazioni digitali con la competenza di processo delle persone che lavorano da anni a fianco dei gestori degli impianti. Raccogliere grandi quantità di dati, elaborarli tramite algoritmi intelligenti e sintetizzarli per fornire informazioni azionabili è compito del software; rimane compito dello specialista essere a fianco di chi opera l’impianto e di chi deve prendere decisioni cruciali o per rapidità o per importanza delle conseguenze.
Il Collaborative Operations Center di Genova mette insieme esperti e software in una interazione costante che crea valore per i nostri clienti, che hanno l’obiettivo di aumentare le performance e diminuire i costi di manutenzione delle loro flotte di impianti. Il Collaborative Operations Center aumenta inoltre la sicurezza delle reti OT (operation technologies) fornendo applicazioni e servizi di sicurezza informatica che sono essenziali per il settore dell’acqua, dove un cyber-attacco potrebbe compromettere non solo la sicurezza degli impianti, ma anche dei cittadini.

E quali sono le soluzioni per il settore idrico che possono consentire a una utility di sfruttare appieno il potenziale della digitalizzazione?
In termini di soluzioni, ABB Italia sta adottando un approccio olistico al settore water, che permetta di mettere in campo l’offerta variegata di prodotti (motori, sensori intelligenti, trasformatori, quadri elettrici) connessa in tempo reale con la piattaforma di controllo (ABB Ability™ Symphony® Plus sviluppata nel nostro centro di ricerca mondiale di Genova) che diventa quindi la rete nervosa dell’intero sistema, a sua volta in grado di scambiare dati con la piattaforma di intelligenza artificiale sovrastante per poter sfruttare appieno il potenziale del digitale.
A seconda delle specifiche esigenze possono essere poi innestate delle applicazioni verticali che permettano di rendere il sistema ancora più tailor-made in base allo specifico mercato in cui si opera.

In conclusione...
Torno alle prime righe di questa intervista. Proprio come l’energia, l’acqua è una risorsa indispensabile, che va preservata e che investe tutti gli aspetti della nostra vita, dall’uso domestico alle più complesse applicazioni industriali.
Stiamo quindi parlando di un mercato molto interessante e complementare al power. Certo, non facile e altamente competitivo, nel quale è necessario sapersi relazionare direttamente con le diverse amministrazioni pubbliche, con i vincoli e la burocrazia specifici di ciascun singolo Paese. È dunque fondamentale non solo la vicinanza con i clienti, ma anche il contatto costante e collaborativo con le istituzioni e i regolatori, fin dalle prime fasi in cui queste vengono scritte.


© nuovaenergia | RIPRODUZIONE RISERVATA

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