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Tittoni: "Repowering indispensabile per centrare gli obiettivi al 2030" Stampa E-mail











di DAVIDE CANEVARI
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L’incontro di Nuova Energia con Pietro Tittoni, Chief Operating Officer di ERG, parte dall’analisi della bozza di decreto FER: “L’iter di presentazione è stato piuttosto travagliato, abbiamo assistito a rinvii e modifiche. Occorre finalizzare il provvedimento a breve, vista l'importanza dello strumento e l’urgenza che ha il settore di partire”.















Di primo acchito, cosa le è piaciuto e cosa, invece, la preoccupa?
Trovo sicuramente apprezzabile che siano confermati, con le aste competitive, meccanismi di sviluppo delle FER elettriche già sperimentati e rodati. L’orizzonte temporale, invece, lascia un po’ a desiderare: guarda solo al breve termine, ai prossimi 2 o 3 anni. È troppo limitato, considerando i tempi del permitting che possono richiedere anche 18-24 mesi. Sarebbe dunque preferibile estendere l’orizzonte temporale a cinque anni per fornire agli investitori la necessaria visibilità di medio termine. Altro punto critico, le aste tecnologicamente neutre.
Non possiamo assumere che il fotovoltaico sia del tutto assimilabile all’eolico. Non lo è come CAPEX e non lo è come OPEX. Si pensi, ad esempio, agli oneri di sbilanciamento: con la delibera ARERA 419/2017/R/eel, per il primo bimestre 2018 l’eolico in media sopporta fino a 2 euro/MWh di maggiori costi rispetto al fotovoltaico. E ciò determina un chiaro vantaggio competitivo per il solare in fase d’asta. In questo modo si rischia anche di investire in un mix sbilanciato di fonti, non strategico per il Sistema Paese.


Non abbiamo ancora parlato di mini idroelettrico.
La posizione sul tema del decreto è difficile da comprendere, e blocca di fatto ogni possibilità di ulteriore sviluppo nel nostro Paese, con ricadute negative anche sulla filiera industriale che rappresenta una delle eccellenze dell’Italia. Passare da 210 a 140 euro di remunerazione è come dire apertamente agli operatori: “Non fate più alcun investimento in questa direzione”.


I target di sviluppo delle rinnovabili in vista del traguardo 2030 sono sfidanti: come si traduce questo impegno per il settore eolico?
Torniamo al problema già evidenziato. È difficile traguardare al 2030 avendo strumenti che guardano solo ai prossimi 2 o 3 anni. In Italia al 2030 dovrebbero essere prodotti circa 210 TWh/anno di energia elettrica da FER, oltre il doppio rispetto al livello attuale (103 TWh). Nello specifico dell’eolico vuol dire passare da 17 a 47 TWh di produzione. In termini di potenza installata significa prevedere oltre 1 GW l’anno per i prossimi 12 anni, senza interruzione.
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