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Alippi: "Nel sistema energetico italiano giochiamo da mediano" Stampa E-mail

Alippi: “Nel sistema energetico italiano giochiamo da mediano”

di DAVIDE CANEVARIVisita il profilo LinkedIn


“La progressiva decarbonizzazione di tutti i processi produttivi è necessaria alla luce dei cambiamenti climatici; è effettivamente un driver determinante nella transizione in atto nel settore energetico”.

“Certo, se si vuole contenere l’innalzamento della temperatura globale al di sotto dei 2 °C, o meglio di 1,5 °C, il mix delle fonti deve indirizzarsi verso le rinnovabili e deve aumentare l’efficienza energetica. Tuttavia, l’evoluzione del mix tecnologico di generazione elettrica richiede il suo tempo”.

Parte proprio dal tema della decarbonizzazione l’incontro di Luca Alippi, Amministratore Delegato di EP Produzione, con
Nuova Energia.
“Come noto, gli obiettivi di sviluppo delle rinnovabili al 2030 - prosegue Alippi - sono ambiziosi. La SEN 2017 punta al 55 per cento dei consumi di elettricità rispetto al 30 per cento attuale; la direttiva RED II alza ulteriormente l’asticella, fino al 63 per cento.
Nei prossimi anni il ruolo del termoelettrico rimarrà comunque fondamentale, sia per coprire la parte di domanda residua, sia per garantire la sicurezza e l’adeguatezza del sistema, nei picchi di carico e quando le risorse rinnovabili non programmabili non sono disponibili e sufficienti”.

Lo scenario più probabile per il prossimo decennio?
È quello di energia elettrica prodotta da rinnovabili e da gas naturale, con gli impianti a gas in un ruolo crescente di backup alle rinnovabili stesse. Questo, almeno, per l’Europa. In altre parti del mondo il percorso di decarbonizzazione appare assai meno chiaro, per varie ragioni.

Altri fattori di cambiamento?
La digitalizzazione, insieme a Internet of Things e big data, ha impatti generali e importanti su moltissimi fronti e il nostro settore non fa eccezione; anche se al momento gli impatti sono di diversa portata per le varie componenti della catena del valore.
Come in molti altri settori, anche in ambito energetico la digitalizzazione ha portato e sta portando cambiamenti rilevanti. L’impatto è maggiore nelle attività di vendita ai clienti finali (analisi preferenze di consumo, contratti e assistenza via web, nuovi servizi,
gamification, eccetera) e di trasmissione e distribuzione (reti intelligenti, ottimizzazione flussi, e altro), ma anche nella generazione si sono aperte opportunità di miglioramento, per produrre in modo più efficiente e performante o per pianificare e gestire meglio la manutenzione degli impianti.
Altri driver rilevanti nel settore energetico sono l’elettrificazione dei consumi e il cambiamento delle modalità e abitudini di consumo, la produzione distribuita, lo stoccaggio elettrochimico, i nuovi materiali.

Come valuta nel complesso la SEN, cui ha già fatto cenno?
La SEN, approvata a novembre 2017, ha evidenziato la necessità di investimenti per rendere il sistema elettrico più competitivo, sicuro e ambientalmente sostenibile. Gli obiettivi indicati sono ambiziosi, particolarmente sfidanti per il posizionamento attuale di EP Produzione.
Mi preme però ricordare anche la grande rilevanza data alla sicurezza e all’adeguatezza del sistema e degli approvvigionamenti, con chiaro riferimento all’introduzione del
capacity market. È uno strumento di mercato che supporta la sicurezza e adeguatezza del sistema e anche lo sviluppo delle rinnovabili, garantendo il necessario backup.
A settembre di questo anno il MiSE ha indicato la necessità di un’ulteriore riflessione sui meccanismi possibili, guardando anche ad altri Paesi. Da parte nostra riteniamo che lo schema
energy only del mercato italiano debba essere completato con sistemi che consentano segnali di prezzo di medio-lungo termine e con un meccanismo che riconosca il già citato ruolo di backup delle centrali programmabili, tipicamente quelle a gas, in modo che non vengano meno e si possa cosi procedere negli ambiziosi piani di sviluppo delle rinnovabili e di decarbonizzazione. Per tutto questo ci auguriamo che la riflessione in corso individui aree di miglioramento e che la struttura del mercato elettrico possa essere completata quanto prima.

Entro la fine del 2018 l’Italia, così come gli altri Stati UE, è anche chiamata a predisporre la bozza del Piano Clima Energia da inviare all’Unione Europea...
Tenendo conto degli obiettivi recentemente rivisti in sede comunitaria - riduzione del 40 per cento delle emissioni di gas serra, 32 per cento di rinnovabili, 32,5 per cento di risparmio energetico al 2030 versus 1990 - quanto detto in precedenza non cambia. Il raggiungimento di target così sfidanti è possibile, ma affinché sia sostenibile è necessario il mantenimento di un adeguato ed efficiente parco produttivo termoelettrico. Sistemi di storage, gestione attiva della domanda e interventi di efficienza oggi vanno intesi come complementari.

EP è certamente un protagonista della transizione energetica in atto: come sta raccogliendo la sfida?
Siamo il quinto produttore di elettricità in Italia e puntiamo a un miglioramento continuo dei nostri impianti, in termini di sicurezza, efficienza e flessibilità, per mantenere la capacità di generare valore e, così, anche investimento. Monitoriamo inoltre le possibilità di crescita, sia interna con nuovi progetti nei nostri siti, sia esterna attraverso possibili acquisizioni.
Il futuro delle nostre scelte dipenderà certamente anche dalle evoluzioni normative in atto. Con una struttura di mercato completa - mercato dell’energia e della capacità, nuovi schemi di supporto alle rinnovabili (aste, PPA, eccetera) e piena apertura del segmento retail - ciascun operatore potrà intraprendere con più decisione la propria specifica direzione strategica, favorendo percorsi di consolidamento nelle diverse fasi della catena del valore. In ogni caso, EP Produzione rimane concentrata sulla generazione elettrica.

Che bilancio può fare EP Produzione dei suoi primi tre anni in Italia?
Il bilancio è positivo. In questi tre anni abbiamo consolidato una realtà in grado di agire da protagonista nel mercato, grazie alla rilevanza della nostra produzione, alle buone performance ottenute, e direi anche alla considerazione che ci siamo guadagnati da parte dei vari stakeholder. I buoni risultati conseguiti in questi anni dimostrano che i nostri impianti hanno una funzione rilevante per il sistema elettrico e quindi, se ben gestiti e ben offerti sul mercato, possono generare valore.
EP Produzione gestisce 4 centrali a gas e una a carbone, a cui si aggiunge un impianto in compartecipazione al 50 per cento, per una capacità complessiva gestita pari a 4.300 MW. Il personale conta circa 540 dipendenti (di cui oltre 400 sugli impianti), con investimenti e ricadute significative sui territori in cui operiamo.

Quanto è difficile, in un momento in cui tutti fanno comunicazione green (spesso di facciata), presentarsi come produttori da fonti fossili?
A qualcuno tocca giocare in un ruolo meno
fashion. O per chi segue il calcio, non tutti fanno la punta, qualcuno deve fare il mediano, che recupera palla e tiene la squadra in ordine. La realtà è che oggi, e ancora per un po’ di anni, le rinnovabili da sole non sono uno scenario realistico. Come già detto, è molto più verosimile pensare allo sviluppo delle rinnovabili affiancate dalla generazione a gas naturale.
Comunque, voglio ricordare che il nostro gruppo lo scorso anno ha acquisito in Italia 2 impianti a biomasse per una potenza installata di 73 MW, divenendo uno dei principali operatori del Paese nel settore della produzione di energia elettrica rinnovabile da biomasse solide.
Detto questo, come EP Produzione siamo impegnati a migliorare costantemente le performance ambientali dei nostri impianti. Ad esempio, a Fiume Santo tra il 2015 e il 2016 abbiamo investito oltre 40 milioni di euro nelle due fermate di revisione generale e di miglioramento degli impianti DeSOx. Altrettanto, ci impegniamo per collaborare con le comunità locali dei territori in cui operiamo e per comunicare le nostre attività e iniziative con trasparenza e rigore. Lo scorso anno abbiamo ricevuto il premio EMAS per la dichiarazione ambientale più efficace nella comunicazione per le centrali di Ostiglia (MN) e Fiume Santo (SS).

Proviamo a sfogliare insieme il bilancio 2017: quali sono i risultati più significativi raggiunti?
Abbiamo chiuso positivamente il 2017 con dati di bilancio consolidato in crescita rispetto al 2016. L’Ebitda è stato pari a 218,8 milioni di euro, contro i circa 177 milioni di euro del 2016, mentre i ricavi sono stati pari a 1,28 miliardi nel 2017 rispetto agli 874 milioni del 2016.
Va anche detto che nel 2017, la produzione termoelettrica ha beneficiato di condizioni particolarmente favorevoli, come ad esempio le basse temperature, la riduzione dell’import dalla Francia, e lo scarso apporto dell’idroelettrico.

Per il 2018?
Le condizioni esterne sono un po’ meno favorevoli: contavamo di avere il capacity market già avviato e, soprattutto, quest’inverno non è venuto meno l’apporto dell’energia idroelettrica. Grazie a un’attenta gestione del portafoglio e al mercato dei servizi possiamo continuare comunque a creare valore.
Perseguiamo una strategia di lungo termine focalizzata sulla valorizzazione e lo sviluppo efficiente degli impianti. Le sfide certo non mancano: lo spazio di mercato per il termoelettrico si riduce (SEN, sviluppo rinnovabili, nuove linee di import,...) e il suo ruolo cambia da backbone a back-up del sistema. Efficienza, disponibilità e flessibilità saranno sempre più importanti.

Il phase out del carbone. Il 2025 sembra una data così lontana, e invece è dietro l’angolo.
La SEN connette e condiziona la chiusura delle centrali a carbone entro il 2025 alla realizzazione di condizioni tecniche che consentano di mantenere il sistema elettrico adeguato e sicuro. Prendendo quindi in considerazione il nostro unico impianto a carbone - la centrale di Fiume Santo in provincia di Sassari, in Sardegna, dichiarata essenziale da TERNA e ammessa al regime di reintegrazione dei costi fino al 2020 da ARERA - la SEN prevede come necessarie la realizzazione di un ulteriore collegamento via cavo ad alta tensione, la disponibilità di gas, oggi non presente nella regione, e la costruzione di centrali a gas.
Ciò detto, il nostro primo obiettivo è mantenere vitale il sito produttivo di Fiume Santo, tenendo conto dell’evoluzione dei mercati, della strategia nazionale e regionale e delle politiche ambientali connesse, anche convertendo il sito ad altre tecnologie, ad esempio all’utilizzo di biomasse solide.

Ci racconta nel dettaglio il progetto?
È la soluzione che stiamo studiando e proponendo alle autorità per il futuro della centrale. Dal nostro punto di vista, la decisione relativa al
phase out del carbone in Sardegna va elaborata nell’ambito di una visione integrata di sistema, valutando tutti gli interventi necessari, i costi delle soluzioni alternative, la sicurezza degli approvvigionamenti nell’isola e l’adeguatezza del sistema a coprire i picchi di domanda, nel rispetto degli obiettivi di decarbonizzazione.
La conversione del sito di Fiume Santo da carbone a biomasse - ovvero una fonte rinnovabile, ma anche programmabile - consentirebbe il phase out del carbone supportando l’adeguatezza e la sicurezza del sistema, con costi che riteniamo inferiori rispetto a soluzioni alternative indicate nella stessa SEN. Ancora, questa soluzione tutela e valorizza al meglio i posti di lavoro e le infrastrutture esistenti, come ad esempio il porto. Ipotizzando la conversione di un gruppo a carbone rispetto ai 2 oggi attivi, si tratterebbe di un investimento con le stime attuali di circa 180 milioni di euro.

Criticità?
La SEN non prevede lo sviluppo di impianti a biomasse di larga scala fra le soluzioni possibili per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, e ad oggi non esiste un quadro regolatorio di supporto a questo tipo di impianti. Cercheremo di spiegare meglio il progetto in modo che si possa arrivare anche ad un quadro regolatorio abilitante.
Questo progetto sarebbe anche compatibile con l’ipotesi di metanizzazione dell’isola: i terminali di small LNG in corso di valutazione sono pensati per la fornitura di LNG alle navi, per le utenze civili e per quelle industriali, ma riteniamo non siano sufficienti per la fornitura di gas anche a impianti di generazione elettrica, in condizioni di sicurezza e continuità di approvvigionamento.
Qualora si decidesse di procedere anche in quella direzione, andrebbe discusso e definito il framework regolatorio per l’allocazione dei rischi e degli oneri (considerate le incertezze di una fornitura LNG).
A livello di Gruppo EPH abbiamo inoltre già esperienza in merito alla riconversione a biomasse di centrali a carbone: è ormai prossimo l’avvio dell’operatività commerciale della centrale da circa 400 MW di Lynemouth in UK, riconvertita a biomasse, uno dei più grandi impianti al mondo nel suo genere.

È difficile pensare alla realizzazione di nuovi impianti greenfield alimentati a fonti fossili. Molto, però, si potrebbe fare sull’esistente. Voi come vi siete attrezzati?
Il nostro primo impegno è focalizzato sul miglioramento continuo delle performance tecniche dei nostri impianti, in termini di flessibilità (startup, regolazioni), affidabilità, efficienza e disponibilità, al fine di renderli sempre più competitivi.
In parallelo, puntiamo a ottimizzare la gestione della manutenzione e dei relativi costi. In questa ottica abbiamo rinegoziato i contratti di manutenzione a lungo termine delle turbine a gas dei cicli combinati, che hanno un impatto determinante sui costi di O&M. Abbiamo inoltre avviato progetti specifici per sviluppare soluzioni innovative basate su sistemi digitali e big data per migliorare esercizio e manutenzione degli impianti.

Può fare qualche esempio?
L’implementazione di una soluzione software per migliorare alcune specifiche performance tecniche delle macchine (ad esempio, il consumo specifico) con conseguenti benefici sul mercato; l’acquisizione e l’elaborazione centralizzata di parametri di impianto, al fine di ottimizzare le performance di esercizio (ad esempio, rampe di avviamento), il progetto sulla strategia di manutenzione basata sul valore (
Value based Maintenance) che utilizza big data e algoritmi per ottimizzare le decisioni.

Tornando al tema greenfield?
Direi difficile ma non impossibile. Proprio la crescita delle rinnovabili e il phase out del carbone richiedono il mantenimento e in alcune situazioni - criticità di rete, squilibri domanda/offerta, eccetera - lo sviluppo di nuova capacità produttiva programmabile e flessibile.
Pur tenendo conto di un parco produttivo italiano mediamente molto efficiente, non escluderei uno sviluppo selettivo di impianti a gas, in particolare se la struttura di mercato sarà adeguatamente integrata a favore di segnali di prezzo di medio-lungo periodo, necessari per attivare gli investimenti. Viceversa, in assenza di tali segnali, che sono uno degli obiettivi dei meccanismi di capacity market, non credo ci saranno tali investimenti.

Ci sarebbero sempre i sistemi di storage elettrochimico...
Ad oggi non sono ancora sostenibili da un punto di vista economico; le loro performance, inoltre, non sono equiparabili a quelle degli impianti di generazione a gas: in un futuro a breve o medio termine, è difficilmente ipotizzabile una batteria in grado di fornire la stessa capacità di un impianto a gas per un tempo sufficientemente lungo. Si può quindi ragionevolmente ipotizzare una combinazione di storage e impianti di generazione a gas, non una sostituzione.

In un contesto geopolitico mondiale assai complesso e in rapida transizione, come affrontate il tema della sicurezza degli approvvigionamenti?
Il nostro Paese è uno snodo fondamentale per l’accesso delle materie prime dal Mediterraneo a una più ampia area europea. Il gas naturale, non solo per l’Italia, rimane una fonte chiave per lo sviluppo energetico dei prossimi anni. Certo, il contesto attuale è molto complesso, soprattutto per le tensioni che caratterizzano alcuni Paesi fornitori, come la Libia. A maggior ragione, la politica di diversificazione dei canali di accesso delle materie prime rimane fondamentale.
Per quanto ci riguarda poi, la nostra “breve” storia dimostra che gli impianti convenzionali hanno ancora una funzione decisiva per il sistema elettrico nel suo complesso, proprio riguardo alla sicurezza degli approvvigionamenti e all’adeguatezza del sistema a fronte di situazioni di potenziale criticità.
Negli anni recenti questa funzione si è evidenziata in particolare quando le condizioni meteo e i flussi di importazione sono diventati critici, come ad esempio in occasione del picco storico di domanda nell’estate molto calda del 2015 o, viceversa, durante gli inverni 2016 e 2017, piuttosto freddi e accompagnati dalle limitazioni nelle importazioni di energia nucleare dalla Francia e anche a seguito della bassa piovosità che ha limitato l’apporto della fonte idroelettrica nel corso del 2017.

Dal globale... al locale. Cosa significa per voi relazionarsi con il territorio? Vuol dire consolidare un rapporto di fiducia con le istituzioni e le comunità locali basato su valori di trasparenza, serietà, correttezza. In questi anni abbiamo consolidato le nostre relazioni con gli enti locali, abbiamo aperto le nostre centrali alle scuole e collaborato con loro all’interno di progetti di alternanza scuola-lavoro, offrendo formazione e stage, abbiamo partecipato alla vita delle comunità territoriali sponsorizzando attività ed eventi di loro interesse.
Dal 2015 siamo sponsor della Dinamo Sassari, riconoscendo la particolare importanza di questa società sportiva in Sardegna - che in effetti compete, e bene, sia nel campionato italiano di basket serie A sia in Europa - e il ruolo educativo che svolge attraverso le attività e le iniziative delle squadre giovanili.
Quest’anno, in occasione del cinquantesimo anniversario dall’avviamento della centrale di Ostiglia, oltre 1.500 persone (di cui circa 200 bambini) hanno partecipato all’evento che abbiamo organizzato presso l’impianto, offrendo ai visitatori la possibilità di scoprire il funzionamento del sito. E sono solo due esempi.
Mi sembra importante ricordare anche il nostro impegno per le attività di decommissioning di impianti o di parti di impianto non più operativi, un tema assai rilevante per i territori. Essendo entrati in Italia nel 2015, queste attività le abbiamo evidentemente “ereditate” e mi fa piacere ricordare che le stiamo portando avanti nei tempi previsti: le più rilevanti nel sito di Fiume Santo, ma anche a Tavazzano/Montanaso e ad Ostiglia. A settembre abbiamo pubblicato il primo Bilancio di Sostenibilità di EP Produzione, consultabile anche sul nostro sito, che sintetizza con trasparenza attività e risultati raggiunti in termini ambientali, sociali ed economici. Da questo documento credo emerga bene il nostro impegno per un approccio responsabile verso tutti gli stakeholder.

Cosa fate per la sicurezza sul posto di lavoro e per lo sviluppo del personale? EP Produzione ha sempre posto l’attenzione alla sicurezza delle persone che lavorano con noi e per noi tra le priorità aziendali, avviando un percorso che impegna costantemente tutto il personale dell’azienda e i fornitori che operano presso i nostri impianti. In questo ambito, oltre alle dotazioni e alle procedure, il fattore che fa la differenza è la consapevolezza delle persone.
Per questo abbiamo messo a punto diverse iniziative finalizzate alla diffusione della cultura della sicurezza: dalle campagne di comunicazione alle
safety-hour periodiche presso gli impianti, fino ai progetti più innovativi, come le sessioni di sicurezza comportamentale che stiamo sperimentando presso le nostre centrali, oppure il video sulle “Regole della sicurezza” girato lo scorso autunno insieme ai giocatori della Dinamo Sassari.
Recentemente abbiamo promosso, all’interno di Elettricità Futura e insieme con altri associati, la costituzione di un comitato dedicato a Sicurezza e Ambiente, per favorire lo scambio di best practice e il miglioramento continuo su questi temi fondamentali.
Riguardo al personale, negli ultimi due anni sono state assunte oltre 30 persone in EP Produzione. L’età media dei nuovi assunti è di 37 anni e rispecchia il mix equilibrato negli staff tra giovani e figure senior. Oltre il 99 per cento dei dipendenti ha un contratto a tempo indeterminato.
Nel 2017 abbiamo anche attivato il piano di welfare aziendale “EP People”: un’ampia gamma di servizi, agevolazioni e soluzioni per migliorare la qualità della vita e il benessere dei dipendenti e dei loro familiari.
Vogliamo creare un ambiente in cui tutti si sentano parte di un gruppo, consapevoli che “nessuno vince da solo” e quindi pronti alla collaborazione interfunzionale. Puntiamo ad avere un clima di lavoro sereno, dove ci siano regole chiare e condivise, produttività ma anche un giusto bilanciamento tra lavoro e vita privata.

Quanto è importante per voi la capacità di attrarre giovani talenti?
Assumere giovani è fondamentale perché possono contribuire a idee e progetti innovativi.
Attiviamo con una certa frequenza tirocini di orientamento e inserimento lavorativo. Sosteniamo i progetti di Alternanza scuola lavoro, ospitando studenti delle scuole superiori a Fiume Santo, Tavazzano e Scandale e abbiamo avviato collaborazioni con alcune Università. Da tre anni sosteniamo il Master SAFE di Gestione delle Risorse energetiche, con borse di studio e
project work, contribuendo così a formare i talenti del futuro. Sono tutte attività che, tra l’altro, consentono una conoscenza reciproca e quindi favoriscono le possibilità di impiego.
Dobbiamo gestire positivamente le sfide connesse alla compresenza di generazioni diverse, attraendo i giovani talenti e supportando la motivazione e il coinvolgimento dei profili più maturi, per garantire la continuità e lo sviluppo delle competenze.

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