Università: per aprire un nuovo corso sono 5 le parole chiave
di ROBERTO NAPOLI / professore emerito Politecnico di Torino
La pausa governativa ha congelato ogni iniziativa sul versante dell’istruzione universitaria. Si attende il nuovo governo per capire dove punterà la nuova classe dirigente. A parole esiste un generale consenso sul fatto che quel versante sia decisivo per ogni speranza di miglioramento...
In concreto, bisognerebbe investire di più. Tuttavia, le elezioni (amministrative ed europee) previste nell’orizzonte fanno ritenere poco probabile che veramente la classe politica dirotti su ricerca e innovazione fondi che non attirano consenso a breve termine. I programmi politici dei maggiori partiti che hanno vinto le elezioni presentano proposte in larga parte interessanti e condivisibili, anche se manca un vero spirito riformatore che apra nuovi orizzonti. Sullo sfondo aleggia sempre l’interrogativo su che cosa freni la ricerca e l’innovazione italiana.
Si può discettare sulla mancanza di giganti del pensiero come Giovanni Gentile o Benedetto Croce, ma molto prosaicamente senza soldi non si canta messa..
In un mondo così legato a valori materiali, anche nuovi giganti del pensiero avrebbero scarso successo nel rinverdire la scienza italiana. Permane sulle fondamenta della scienza italiana il timbro della cosiddetta scienza negata, che nel secolo scorso fece prevalere l’egemonia filosofica sulla presunta aridità della matematica e delle scienze applicate.
Questa presunta aridità è diventata ancora più appariscente con l’avvento del mondo digitale e con la nuova organizzazione del lavoro, per cui nelle menti dei giovani e delle famiglie il lavoro manuale o le specializzazioni digitali sembrano contrassegnate da una sorta di diminuzione di prestigio, come se i saperi scientifici e tecnici avessero una dignità minore del sapere umanistico.[...]