Per decenni gli Stati Uniti sono stati ossessionati dai timori della scarsità di petrolio e dalla conseguenza geopolitica di dipendere in modo eccessivo dagli Stati export-led.
Washington ha posto l’autonomia energetica - l’indipendenza energetica non esiste! - non solo come obiettivo sistemico, macome uno dei pilastri dell’interesse nazionale. Oggi che gli USA sono pronti a diventare il più grande produttore di petrolio e gas del mondo, l’Amministrazione Trump - sotto l’ombrello della dottrina geoeconomica dell’America First - sembra aver lanciato un’ambizione più audace: l’Energy Dominance. Cosa esattamente significhi dominare l’energia non è chiaro.
Di certo, l’Amministrazione americana intende sfruttare l’energia domestica come strumento geopolitico in modo più aggressivo. È poi cosciente che le benedizioni portate dall’abbondanza di energia americana in termini di politica interna continueranno a migliorare nei prossimi anni, liberando ingenti risorse per gli obiettivi esterni e migliorando il posizionamento geoeconomico degli Stati Uniti sulle principali rotte energetiche globali.
Come nel caso della politica aggressiva sul clima, siamo costretti ad evidenziare che se Washington spera di spostare l’asticella da autonomia a dominio, ovvero usare la nuova giga-quantità di idrocarburi per imporre il proprio peso geopolitico nel mondo, rimarrà deluso. I motivi sono molteplici.[...]