C’è una forte spinta affinché l’informazione sia più disintermediata: le aziende, i governi, i leader usano la comunicazione diretta al pubblico attraverso strumenti real time e i media tradizionali possono diventare oggetto di critica aperta e smentita.
Tutti siamo diventati reporter e possiamo stabilire il nostro personale palinsesto delle notizie “da prima pagina”. Non è raro il fatto che i media mainstream attingano da fotografie e video postati su social network. Per le aziende pubbliche e private si aprono nuove possibilità di influenza.
Almeno per quanto riguarda l’autenticità percepita nelle comunicazioni pubbliche, i cittadini stimolati da più parti stanno perdendo fiducia in alcuni punti di riferimento dell’informazione e “corpi intermedi” (associazioni ed enti di rappresentanza). Un esempio che è balzato all’attenzione mondiale: l’attuale presidente degli Stati Uniti d’America ha condotto una campagna elettorale in aperto scontro con alcuni media nazionali.
Mettere in relazione la “voce a favore” con la “voce contraria” è uno degli stilemi del giornalismo stesso. Ecco quindi il paradigma sostenuto dalla nuova finestra digitale: smascherare la cattiva informazione con messaggi che, in quanto diretti, sono quantomeno degni di essere messi sullo stesso piano di attenzione. Trump ha usato Twitter come utile piattaforma di smentita e di lotta alla “disinformazione”.[...]