di GIANGUIDO PIANI
Smart, intelligente, è l’ultima in ordine di tempo tra le soluzioni monotematiche al problema dell’approvvigionamento energetico e dei suoi effetti sull’ambiente. Soluzioni tra le quali si trovano unbundling, economia a idrogeno, commercio delle emissioni, sequestro del carbonio, Certificati Bianchi, biocarburanti, certificazione degli edifici.
Tutte soluzioni che suonano bene ma che, all’atto pratico, servono poco o a nulla. Al contrario, sarebbe auspicabile passare a politiche sagge, wise.
Decifrandone l’acronimo come Wise and Intuitive Solutions for Economy, Energy, and Environment in Europe, WIS4E o semplicemente wise, potremmo forse guadagnare qualche simpatia a Bruxelles.
Soluzioni sagge, di buon senso, si basano su esperienze precedenti (“Questo metodo ha funzionato in pratica oppure no? Quanto ci costa?”), considerano insieme e non in maniera separata aspetti interdipendenti, guardano all’implementazione dal punto di vista dell’utente finale.
Il lavoro delle istituzioni europee è stato invece finora improntato all’esatto opposto: rare valutazioni sull’efficacia delle proprie politiche, un unbundling di principio che ostacola soluzioni funzionanti e razionali quali la cogenerazione elettricità-calore, un enorme distacco tra decision maker e il resto della popolazione.
Con gli Accordi di Parigi ci siamo impegnati a ridurre le emissioni di gas serra del 40 per cento entro il 2030 rispetto al 1990. Politiche incisive, strategie nazionali o europee in questa direzione non se ne vedono ancora e il tempo a disposizione è poco. Quanto contribuiscono in questo senso le soluzioni smart? E quanto aiuterebbe un approccio wise? [...]
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