Il mercato finale dell’elettricità è ormai terreno di una concorrenza molto intensa, con circa 500 dettaglianti decisi a non cedere quote di mercato, e clienti business che sono stati abituati a comprare energia con una componente commodity quasi allineata al prezzo all’ingrosso.
Come mai tanta aggressività in un mercato con margini così risicati? Un motivo, in alcuni casi, è stata la possibilità di gestire favorevolmente arbitraggi sugli sbilanciamenti sui punti in prelievo della rete, possibili solo a chi avesse clienti finali in portafoglio, che venivano scontati sul prezzo della componente energia.
Una pratica che però si poneva in una zona grigia della regolamentazione e che veniva sfruttata in misure molto diverse (effetto questo negativo di una regolazione per certi versi di tipo paternalistico anziché positivo) e che, via via che l’Autorità ne ha sancito prima l’illegittimità e poi l’impossibilità, è andata estinguendosi.
Altro fattore in grado di motivare prezzi aggressivi probabilmente è la logica dell’investimento su un parco clienti di cui si supponga qualche forma di possibilità di fidelizzazione, o in cui si vedano prospettive di arricchimento dell’offerta con altri servizi a valore aggiunto (peraltro resi poco praticabili dalle norme sulla libertà di recesso gratuito del cliente). A questi fattori probabilmente si aggiunge la capacità dei principali incumbent di sfruttare la propria capacità reddituale (dovuta per esempio alla partecipazione anche a business regolati della filiera) per proteggere le quote di mercato retail rinunciando ai margini su questa attività.[...]