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Il nostro sistema energetico contraddice anche Hegel... Stampa E-mail










di GIUSEPPE GATTITorna al sommario


Proseguiamo il discorso avviato lo scorso numero sul trilemma dell’energia, affrontando la sua casereccia versione italiana che è data da un triangolo ai cui vertici abbiamo: buoni propositi, demagogia e tautologia. A prima vista sembra assai più difficile da equilibrare di quello europeo, dove bisogna comporre sicurezza, competitività e sostenibilità.



Ma, come vedremo, il genio italico risolve più facilmente i problemi dell’algida tecnocrazia di Bruxelles.
Al vertice dei buoni propositi troviamo quella sorta di libro Cuore dell’energia che è la SEN 2017, dignitoso tentativo di costruire uno scenario complessivo in cui comporre un puzzle di pezzi difficili da incastrare, ma che - quando arriva al cuore dei problemi - il più delle volte si rifugia in un facile sì, ma anche...

Bisogna sviluppare le rinnovabili ma insieme ridurre il costo dell’energia. È da diminuire il carico fiscale sui carburanti, ma sono da salvaguardare le esigenze della finanza pubblica. Auspicabile un rapido phase out dal carbone ma evitiamo stranded cost. E così via.
Le soluzioni ai diversi trade off che si presentano sono affidate a un’ottimistica visione del futuro
: il costo delle rinnovabili scenderà e si arriverà alla market parity, la barriera tecnologica dell’accumulo sarà superata, le raffinerie diventeranno bio-raffinerie. E così via. Difficile non essere d’accordo: sarebbe come dire che non si vuol bene alla mamma. Solo che dai buoni sentimenti il triangolo protende pericolosamente verso la demagogia.
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