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INFO@COMUNI - ESCo: la vera sfida, adesso, è raggiungere il cliente domestico Stampa E-mail











28 luglio 2017 | INFO@COMUNI | NUOVA ENERGIA | Le Energy Service Company si confermano uno strumento di primaria importanza nel promuovere l’efficientamento del Sistema Paese, anche se ancora faticano a farsi aprire le porte del mercato residenziale. Intanto cresce il numero di utility che nel portafoglio delle loro offerte propongono servizi di questo tipo. Ecco perché.


L’edizione 2017 dell’Energy Efficiency Report ha riconosciuto i grossi sforzi fatti in anni recenti dal Sistema Italia sulla strada dell’efficienza energetica. Un percorso ormai avviato e - pare - destinato a consolidarsi.
“Le previsioni di investimento relative al periodo 2017-2020 si attestano tra i 29,8 e i 34,4 miliardi di euro - si legge nel Report - con un volume d’affari medio tra i 7,5 e gli 8,6 miliardi/anno. L’incremento rispetto agli investimenti realizzati nel 2016, che hanno raggiunto i 6,13 miliardi di euro, appare sostanziale”.
Che ruolo hanno giocato in questo scenario le Energy Service Company (ESCo)? Difficile dare una risposta secca: i numeri descrivono una realtà contraddistinta da tanti positivi slanci, là dove tuttavia non mancano i problemi e alcune criticità, che vivono soprattutto per le realtà più piccole e meno radicate su un territorio di riferimento.
In un solo anno, nel 2016, le ESCO certificate sono pressoché raddoppiate, passando da 144 a 272 unità. E questo è sicuramente un punto a favore. Così come l’aumento del 10 per cento dei dipendenti nel corsa degli ultimi cinque anni. I conti economici sono più contrastati. L’Energy Efficiency Report stima una diminuzione dei ricavi del 10 per cento nel periodo 2012-2017 (da 3,4 miliardi a 3,0) cui corrisponde, però, un aumento dell’utile prima delle tasse e degli oneri finanziari (170 milioni di euro nel 2016 rispetto ai 147 del 2012).
In termini di quota mercato - sul totale degli investimenti in efficienza - lo share delle ESCo è di poco inferiore al 14 per cento (in crescita rispetto all’11,6 del 2015) con una punta del 25 per cento nel comparto industriale e del 23 per cento nel segmento terziario/uffici. Le ESCo fanno invece molta fatica a raggiungere il residenziale, dove - di fatto - non hanno ancora alcuna voce in capitolo.
E qui... vale la pena aprire un nuovo capitolo. “Un trend recente e molto interessante - rileva l’Energy Efficiency Report - riguarda l’aumento del peso delle utility nell’offerta di servizi di efficienza energetica. Delle 22 top utility presenti del nostro Paese, ben 18 hanno al proprio interno una divisione che si occupa di servizi di efficienza energetica, posizionata al primo o al secondo livello dell’organigramma, a testimonianza di come il tema stia acquisendo importanza”. Proprio questa potrebbe essere la chiave di (s)volta per portare al singolo cittadino l’esperienza operativa delle ESCo. “Le utility - conclude il Report - possono infatti sfruttare al meglio la disponibilità di capitali e la capillarità che deriva loro dalla vendita del vettore energetico per aggredire in maniera efficace anche il mondo residenziale, oltre a quello terziario e industriale”.


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