Impianti a biogas, piccolo è bello (e anche conveniente) |
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di ALESSANDRO RAGAZZONI / Università di Bologna
Il valore delle nuove tariffe incentivanti in vigore dal 2013 per gli impianti per la produzione di biogas e di energia è stato normato con un nuovo approccio classificatorio, distinguendo sia la tipologia di substrato utilizzato, sia la potenza installata dell’impianto.
Questa impostazione si configura come un nuovo modello di programmazione della filiera agro-energetica, alla luce anche di alcuni effetti distorsivi riscontrati in aree dove la diffusione di impianti alimentati con sole colture dedicate è stata molto elevata.
Le maggiori opportunità di realizzare impianti sono presenti per potenze al di sotto dei 300 kW (quale scaglione maggiormente incentivato finanziariamente) e, in particolare, al di sotto dei 100 kW; taglia che permette di contenere le procedure amministrative, poiché esente dall’iscrizione del Registro nazionale, come indicato dal DM 6 luglio 2012. Inoltre, la tariffa incentivante base è pari a 0,236 euro/kWh immesso in rete.
Per il futuro, pertanto, sembra opportuno considerare una nuova forma di realtà aziendale che si può definire integrata: un allevamento zootecnico che, a fianco dell’attività tradizionale, presenti un impianto per la produzione di energia rinnovabile che valorizzi i sotto-prodotti aziendali e in particolare gli effluenti zootecnici.
[...] Tale approccio permette di porre in evidenza eventuali criticità per ogni fase e, nel contempo, l’opportunità di integrare le stesse con processi complementari alla produzione in stalla, individuando reali forme di reddito integrativo a sostegno dell’impresa zootecnica. [...]
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