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Naso: "GNL, una risposta concreta alla sostenibilità" Stampa E-mail










di DAVIDE CANEVARI
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Concretezza. Volendo associare un sostantivo al gas naturale liquefatto nell’attuale scenario italiano, il termine concretezza potrebbe essere il più corretto. Perché il GNL non è più una semplice speranza, una promessa (quante ne abbiamo viste anche in campo energetico).















Una filiera ancora tutta da costruire (e magari incentivare): è una realtà tangibile, che si è messa in movimento e sta trovando positivi riscontri sia in termini di offerta che di domanda.

“È vero - commenta Massimiliano Naso, responsabile vendite Italia grandi clienti e GNL di Liquigas - questo vettore rappresenta una risposta concreta alla duplice esigenza, energetica e ambientale, di quelle realtà produttive che ancora oggi non sono raggiunte dal metano via rete, ricadenti cioè nelle aree cosiddette off-grid.
Consente un approvvigionamento sicuro, efficiente, sostenibile. In questo senso c’è un notevole fermento che noi stessi riscontriamo, dalla grande industria fino alla piccola frazione interessata all’utilizzo residenziale. Per non parlare dell’autotrazione e della crescente attenzione per il GNL da parte del settore navale”.


Ci può dare qualche numero sull’attuale infrastruttura italiana del GNL?
Secondo le ultime rilevazioni di Assogasliquidi, la nostra associazione di categoria, a fine aprile su tutto il territorio nazionale erano attivi 19 punti di rifornimento su strada; una bella crescita rispetto ai soli due operativi nel 2015. E altri ancora sono pronti a entrare in esercizio nei prossimi mesi.
Per quanto riguarda i consumatori industriali - sempre a fine aprile - risultavano riforniti dal GNL 16 impianti satellite, presenti soprattutto nel Nord del Paese. Si tratta di attività molto diversificate che vanno dal settore alimentare a quello delle bevande, dalla produzione dei mangimi al comparto agricolo, passando dalla lavorazione dei metalli o delle materie plastiche fino alla produzione di ecopelle. Una diversificazione di esigenze e utilizzatori che dà una misura della versatilità di questo prodotto.


Tradotto in consumi?
Secondo una elaborazione di REF-E nel 2015 i consumi finali di GNL sono ammontati a 19 ktep; la domanda generata dalle utenze industriali ha assorbito 11 ktep, mentre il trasporto su strada i rimanenti 8.
E da allora la situazione è sicuramente evoluta in positivo.


Ci parla dello scenario del GNL?
Per quanto riguarda la domanda delle utenze industriali, da una ricerca dell’istituto REF-E del 2016 si stima che la domanda di olio combustibile e gasolio corrisponda a circa 800 mila tonnellate, a cui vanno aggiunte altre 130 mila relative a consumi di GPL. I margini di sostituzione sono quindi molto elevati e si ritiene che la risposta migliore nei prossimi anni possa venire dal settore meccanico, dall’agro- alimentare e dal beverage.


E relativamente all’utilizzo civile...
Va considerato che in Italia ci sono ancora 1.300 Comuni che non hanno accesso alla rete di rifornimento del metano, con una forte domanda potenziale di energia.
Un passaggio importante è sicuramente la recente approvazione del decreto legislativo n. 257 denominato “DAFI” (Directive Alternative Fuel Initiative); esso regolamenta, in primo luogo, la definizione dell’assetto dei regimi autorizzativi. Da un lato attribuisce un ruolo centrale al MISE per le infrastrutture di interesse nazionale, dall’altro sceglie un procedimento semplificato, di competenza comunale, per le infrastrutture e gli stoccaggi di piccole dimensioni.
Tale assetto è sicuramente funzionale alle esigenze e alle caratteristiche delle infrastrutture necessarie allo sviluppo della filiera, soprattutto per l’implementazione di impianti di stoccaggio small-scale.


E l’automotive?
La National Strategic Framework stima che la domanda complessiva di gas naturale liquefatto nei trasporti pesanti possa raggiungere 2,5 milioni di tonnellate/anno grazie a una rete di distribuzione alimentata da 800 stazioni di servizio. Un network sufficiente per garantire il rifornimento di una flotta di 30 mila veicoli pesanti.


Siamo partiti dalla concretezza… E poi?
Direi: sostenibilità ambientale, performance energetica, versatilità tecnologica.


Partiamo dall’ambiente.
Come dimostrano anche le testimonianze dei nostri clienti industriali, la prima leva che ha spinto il passaggio al GNL è stata proprio la valenza in termini ambientali: la possibilità di rendere più green l’intero ciclo produttivo.
La combustione del GNL, infatti, garantisce un sensibile abbattimento degli ossidi di azoto e di zolfo, di anidride solforosa e, soprattutto, delle polveri sottili le cui emissioni vengono abbattute di ben oltre il 90 per cento. È doveroso anche ricordare che il GNL non inquina in alcun modo le falde acquifere e il sottosuolo.


E le performance?
Il GNL possiede un potere calorifico più elevato rispetto al GPL e, in modo decisamente più significativo, rispetto a gasolio e BTZ. Questo significa una riduzione del numero di rifornimenti di uno stesso sito produttivo e l’opportunità di minori spazi per le infrastrutture di stoccaggio.


Infine il fronte tecnologico.
Grazie alle sue caratteristiche fisico-chimiche, il GNL è ideale sia per la cogenerazione che per la tri-generazione. Attualmente possiamo proporre alla clientela anche un innovativo sistema per il recupero del freddo, che si genera in alcune tipologie di cicli produttivi.


Non abbiamo ancora parlato della variabile economica…
Essendo una fonte energetica trattata sui mercati internazionali, il GNL - come tutti i carburanti e i combustibili - è soggetto a variazioni di prezzo che sono esogene rispetto alla singola realtà di un Paese come l’Italia.
Posso però dire che in base a due casi studio che abbiamo elaborato di recente, per una pubblica amministrazione il passaggio da combustibili fossili tradizionali al GNL può generare un risparmio economico tra il 20 e il 25 per cento, per un utente domestico nell’ordine del 10 per cento e per una attività industriale o commerciale tra il 15 e il 20 per cento.


Venendo allo specifico di Liquigas, come è venuto in mente alla vostra azienda, dopo 80 anni di GPL, di credere nel gas naturale liquefatto?
Da sempre Liquigas è un’azienda all’avanguardia nell’introduzione di nuove fonti di energia al servizio dei propri clienti e alla ricerca continua della differenziazione della propria value proposition. Inoltre, un’expertise decennale nella gestione dei gas liquidi e una radicata presenza su tutto il territorio ci fanno ritenere che il GNL è e sarà la naturale fonte energetica di transizione in uno scenario di breve-medio termine.


Quali riscontri state ottenendo dal mercato?
Il mercato sta manifestando un ottimo livello di interesse, dapprima solo nell’ambito dei processi industriali e oggi anche su tutti gli altri fronti a cui abbiamo fatto cenno in precedenza.


Dove si sta orientando la vostra strategia?
Attualmente Liquigas è fortemente interessata ad espandere il proprio raggio d’azione non solo nel mercato industriale, in cui opera già da oltre tre anni, ma anche nell’autotrazione e nell’utilizzo civile. Relativamente a quest’ultimo punto, mi preme sottolineare che Liquigas ha già realizzato e attualmente gestisce oltre 120 reti canalizzate per la distribuzione di GPL, che costituiscono un’opportunità di sviluppo per i borghi che sorgono nelle aree off-grid.
Il know-how che abbiamo accumulato in ambito di canalizzazioni GPL può chiaramente essere trasferito anche nella distribuzione del GNL, per la realizzazione di reti che hanno caratteristiche equiparabili a quelle alimentate a GPL.


Attualmente i terminal dai quali vi rifornite della materia prima sono tutti ubicati fuori dal nostro Paese. È un problema in corso di soluzione?
Questa è una nota dolente del nostro sistema. In assenza di una infrastruttura di stoccaggio di GNL in Italia, il mercato ha limitate possibilità di sviluppo, soprattutto dal punto di vista della competitività.
A questo vanno anche aggiunte le aggressive politiche di difesa-mercato messe in atto dagli stessi distributori di idrocarburi convenzionali che intendono mantenere quote di mercato sostenibili, (significativa è stata la diminuzione cui abbiamo assistito nel 2016) e ad una legislazione italiana che segna ancora il passo sul fronte di una politica ambientale che non riguardi solo alcune nicchie di mercato.


Se dovesse fare un appello al governo?
Sicuramente raccomanderei un maggior rigore da parte della pubblica amministrazione nel rilasciare autorizzazioni per le emissioni inquinanti in atmosfera, in coerenza con le nuove strategie di sostenibilità ambientale.
Non solo: servirebbero anche una maggior equità fiscale rispetto ad altre fonti energetiche sicuramente più impattanti e politiche incentivanti alla produzione del bio-GNL da diffondersi nelle principali destinazioni d’uso.


© nuovaenergia | RIPRODUZIONE RISERVATA

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