di MATTEO CODAZZI / amministratore delegato CESI



Non è facile quantificare l’importanza dell’elettrificazione per la crescita economica e sociale dei Paesi in via di sviluppo. I sistemi di riscaldamento e raffrescamento, per esempio, rendono le scuole più confortevoli e l’istruzione più efficace; l’illuminazione permette lo sviluppo di attività commerciali che vadano oltre i cicli solari.















Una fornitura costante e affidabile di energia elettrica consente, nelle zone più colpite da epidemie virali, di mantenere sani cibi e medicinali.
Nel settore manifatturiero, l’elettricità rappresenta la spinta necessaria all’industria elettronica o a quella degli impianti metalmeccanici per svilupparsi in maniera efficace. Le stime della Banca Mondiale suggeriscono che l’accesso all’elettricità corrisponda, in media, ad un incremento del 7 per cento nella scolarizzazione, del 25 per cento nell’occupazione e fino al 30 per cento del reddito annuo per chi ne beneficia.

Sul lungo periodo, l’accesso all’elettricità, instaura un circolo virtuoso di sviluppo che fornisce un impulso importante alle economie locali e alle attività umane. Non è un caso che, nell’illustrare la strada verso il raggiungimento dei Sustainable Development Goals dell’ONU, in occasione della conferenza di Rio de Janeiro sullo sviluppo sostenibile del 2012, l’allora segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, abbia affermato a più riprese come l’energia sia e sarà, chiaramente, lo strumento più importante a disposizione per garantire lo sviluppo umano.
È altrettanto ovvio, d’altra parte, che garantire un accesso elettrico sicuro a più di 1,4 miliardi di persone che, a oggi, non lo hanno, richiederà uno sforzo che andrà ben oltre i comuni paradigmi di elettrificazione.[...]

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