di GIUSEPPE GATTI


Uno dei punti cardine della transizione energetica è senza dubbio lo sviluppo dell’efficienza e non per nulla in quella nuova Bibbia dell’Energy Union che è il Winter Package l’efficienza è lo strumento che dovrebbe consentire di rendere equilibrato il triangolo con cui si suole rappresentare il cosiddetto “trilemma dell’energia”.



Un triangolo che ai suoi vertici ha la sicurezza degli approvvigionamenti, la minimizzazione dei costi e la sostenibilità ambientale. Nel tempo questa figura ha assunto configurazioni assai diverse, allungandosi di volta in volta verso uno dei tre vertici. Negli anni ‘70 e ‘80, dopo il primo shock petrolifero, l’attenzione era volta in primo luogo alla sicurezza e in seconda posizione avevamo il tema del prezzo. Assolutamente residuale la sostenibilità ambientale.
Negli anni ‘90 e nei primi anni 2000 cresce l’importanza della sostenibilità, ma passa in testa il costo dell’energia: i processi di liberalizzazione e lo smantellamento dei monopoli nazionali sono volti a rendere più efficienti i mercati, eliminare le rendite di posizione, cancellare i sussidi incrociati, abbassare insomma i prezzi.

La sicurezza non è più un’ossessione: si è capito da un lato che le catastrofiche previsioni su di un rapido esaurimento delle risorse (ricordate il tanto celebrato Rapporto sui limiti dello sviluppo del Club di Roma del 1972?) sono prive di fondamento e da un altro che è possibile rendere meno rigida la logistica del gas attraverso il GNL.
Negli ultimi anni, infine, il triangolo si allunga verso il vertice della sostenibilità, e in Europa ritorna prepotentemente in scena la sicurezza con l’uso politico dell’energia da parte della Russia neo-zarista di Putin (in America c’è una diversa sensibilità per l’apporto dello shale gas e dello shale oil). A contrarsi adesso sono i lati sul vertice dei prezzi.[...]

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