Il dietro-front trumpiano e i timori di un effetto a catena
di ELIO SMEDILE
Chi avesse avuto la comodità di leggere il mio articolo sulle politiche energetiche e ambientali del presidente USA, apparso nello scorso numero, ricorderà le mie perplessità sull’oculatezza della scelta dei personaggi messi a capo dI strutture organizzative quali l’EPA e il DOE.
Scrissi che questi non sembravano dotati dell’autorevolezza e della competenza necessarie per il ruolo loro assegnato. Tuttavia - concludevo - nessun preconcetto: attendiamoli alla prova dei fatti.
Pur con tutte le riserve derivanti dalla brevità del tempo trascorso dal loro insediamento nella posizione di comando, sembrerebbe confermato che sia Scott Pruitt (EPA) sia Rick Perry (DOE) saranno non solo pedissequi esecutori delle tesi trumpiane in tema di energia e ambiente ma anche attori del previsto traumatizzante ridimensionamento (riduzione del budget, ruolo assegnato, riprogrammazione delle attività, eccetera) delle loro organizzazioni. [...]
Quel che sembra invece fin da subito evidente sono le conseguenze di questa rapida inversione di tendenza.
A parere mio esse riguardano non tanto il prevedibile aumento delle emissioni americane di gas serra quanto l’effetto di trascinamento delle azioni preannunciate dall’amministrazione Trump su Paesi che hanno accettato di adottare provvedimenti contro il cambiamento climatico confidando sulla cointeressenza degli Stati Uniti. In altri termini, si potrebbe giungere per emulazione alla nascita di una frammentazione di programmi e Piani limitati da specifici interessi nazionali e non inseriti (come sarebbe richiesto dalla gravità dei fenomeni in atto) in un contesto globale.[...]