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PAUSA-ENERGIA
 
E se nascesse l'Opec del gas? Stampa E-mail

di Dario Giardi e Valeria Trapanese

Sarà che la Russia, come giura il suo presidente Vladimir Putin, non rappresenta una minaccia per le politiche energetiche dell’Occidente, nonostante il ruolo sempre più ingombrante del campione nazionale Gazprom in Europa. Eppure si fa largo, dopo la proposta dell’Iran ultranazionalista e anti-sionista di Ahmadinejad, l’idea di un’alleanza tra i Paesi produttori del “nuovo petrolio”: il gas naturale. L’idea di un’Opec del gas è molto interessante come sottolineato dallo stesso Putin durante la sua conferenza stampa annuale al Cremlino. Le manovre e le varie strategie poste in essere nel corso degli ultimi mesi non sembrano molto incoraggianti e paiono tutte indirizzarsi proprio in questa direzione.
Nel marzo scorso i due big russi Gazprom e Lukoil si sono garantiti un accesso esclusivo ad alcuni grandi giacimenti di petrolio e di gas algerino, in cambio della cancellazione di 4,7 miliardi di debiti e dell’acquisto da parte di Algeri di 7,5 miliardi di dollari di armi russe. Va ricordato che Algeri è il secondo fornitore di gas dell’Europa, dietro la Russia. Inoltre Mosca e Teheran hanno avviato una serie di accordi per un maggior coordinamento tra i due Paesi nella produzione di gas. Dato che la Russia detiene il 30 per cento delle riserve mondiali di gas e l’Iran segue al secondo posto, questo accordo dovrebbe davvero allarmare soprattutto quando la merce in questione è il gas e le nazioni che lo propongono fanno parte del Forum dei Paesi Esportatori di Gas (GECF)che riunisce i più grandi produttori mondiali della pregiata materia; 16 Paesi con in mano il 73 per cento delle riserve e il 42 per cento della produzione mondiale di gas naturale.
Lo spettro di una OPEC del gas è talmente reale da rappresentare una vera e propria proposta definita, presentata e discussa il 9 aprile a Doha, in Qatar, alla riunione del GECF che – va detto – dal 2001 (anno della sua nascita) ad oggi non ha mai assunto alcuna decisione di rilievo.
L’Italia corre così il serio rischio di veder vanificata la strategia che punta sul gas per diversificare l’approvvigionamento delle fonti energetiche e ridurre la dipendenza dal petrolio. Il rischio di una strategia della Russia atta a costituire un cartello di produttori di gas esteso dall’Algeria all’Asia centrale da utilizzare come arma politica nelle trattative con l’Europa è davvero reale. Considerato che proprio nelle scorse settimane sono stati conclusi gli accordi tra Eni e la russa Gazprom e tra Edison, Enel ed Hera e l’algerina Sonatrach, sembra proprio che l’allerta su una sorta di Opec del gas organizzata dalla Russia non sia la migliore delle notizie per un Paese privo di risorse energetiche come il nostro.
Tali contratti, infatti, assicurano all’Italia oltre il 60 per cento del fabbisogno di gas per almeno trent’anni; questo può significare un passaggio dall’eccessivo ricorso al petrolio a una pericolosa dipendenza dal gas. Sembra un tipico caso di coperta troppo corta, che in più suona come una beffa, visto che l’accordo con Sonatrach è stato firmato proprio con l’obiettivo di ridurre il potere contrattuale della Russia e di Gazprom nei confronti dell’Italia.
Per non dire della necessità di eliminare il rischio di improvvisi black-out energetici. Se la Russia, che fornisce un quarto del gas all’Europa, cercasse di riunire Algeria, Libia, Qatar, Paesi dell’Asia e forse l’Iran in un cartello, questo disporrebbe di un enorme potere. Strategia che rafforzerebbe la posizione di Mosca nei rapporti con l’Europa, in particolare con vicini come Ucraina e Georgia, che Mosca vuol dissuadere dall’avvicinarsi a organismi occidentali quali Nato e Unione europea.
Ma le cattive notizie per l’Italia non si limitano al pericolo costituito da un eventuale cartello di gestori di gasdotti provenienti dall’Est europeo. La presenza del Qatar nella lista dei possibili partner del gigante euro asiatico deve suonare come campanello d’allarme per i fautori dei rigassificatori come strumento di diversificazione dell’approvvigionamento di gas. Valga un esempio per tutti. Grazie a un accordo siglato con il governo del Qatar, il terminale Adriatic Lng di proprietà di Edison al largo di Porto Levante riceverà dal 2008 il gas naturale liquefatto (Gnl) del Giant north field reservoir, il più grande giacimento al mondo esclusivamente di gas con i suoi 25.500 miliardi di metri cubi di capienza.
Attraverso navi cisterna, dunque, Edison riceverà dal Golfo Persico per venticinque anni 6,4 miliardi di metri cubi di gas all’anno e, se si pensa che la crisi energetica dello scorso inverno è dipesa da “soli” 4 miliardi di metri cubi, è facile comprendere l’importanza strategica in termini di sicurezza e competitività di un contratto del genere. Ma tutte le considerazioni fatte sopra sembrano mettere in discussione anche l’efficacia della scelta dei rigassificatori. Non rimane che attendere.

 
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