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IL GIORNALIERO | Tip TAP... Nel balletto delle notizie facciamo un passo alla volta Stampa E-mail

.13 APRILE 2017. - Nelle ultime settimane le vicende legate al cantiere TAP hanno occupato le prime pagine dei giornali, entrando anche nel dibattito politico. Il balletto dei commenti non sempre è stato corretto e informato (a partire dal ricorrente uso - su diverse agenzie stampa e sul Televideo RAI - del termine oleodotto per definire un’opera che non trasporterà mai neppure una goccia di petrolio).
Il progetto Trans Adriatic Pipeline è, in effetti, un gasdotto (attualmente in costruzione) che collegherà l’Italia ai campi di estrazione del Mar Caspio passando attraverso Grecia, Albania e il Mare Adriatico. TAP si snoderà lungo 878 chilometri, dei quali 550 interessano la Grecia, 215 l’Albania, 105 chilometri nel Mare Adriatico e 8 chilometri in Italia [QUI PUOI TROVARE NOTIZIE SUL TRACCIATO DEL TRANS ADRIATIC PIPELINE].
La protesta, promossa da comitati ambientalisti e da alcune istituzioni locali, si è rivolta al cantiere presso l’approdo italiano della tubatura, sulla costa salentina, ritenuto un sito non idoneo nonostante le autorizzazioni ambientali ottenute e vari pronunciamenti giuridici in favore del progetto [QUI PUOI TROVARE NOTIZIE SULLE VALUTAZIONI AMBIENTALI VAS E VIA].
La contestazione, come spesso accade, si è però presto allargata arrivando a riguardare anche le motivazioni alla base dell’iniziativa e le modalità con cui questa è stata sviluppata. Sono così usciti sulla stampa nazionale alcuni articoli che, per mancanza di reale contraddittorio, hanno offerto una visione parziale e frammentaria della questione.
Nuova Energia prova a fare qualche passo verso una maggiore comprensione partendo da un’intervista a Salvatore Pinto, presidente di Axpo Italia, società che ha avviato il progetto 14 anni fa e che oggi ne è azionista di minoranza.


Nella inchiesta dal titolo Attenti al Mafiodotto [QUI PUOI TROVARE L’ARTICOLO NELLA VERSIONE DISPONIBILE SUL WEB] il settimanale L’Espresso ha posto alcuni quesiti che meritano una risposta. Perché sono aziende private a decidere dove, come e con quali partner costruire un’opera di questa portata?
Il mercato dell’energia è stato liberalizzato da 17 anni: oggi sono le imprese a sostenere gli investimenti e i rischi per le infrastrutture di produzione e, in alcuni casi, per i servizi di trasporto e distribuzione, mentre le istituzioni nazionali o comunitarie dettano gli indirizzi, le regole e definiscono le priorità.
Agli inizi degli anni 2000 il Gruppo Axpo, attraverso l’allora controllata EGL, lanciò un piano industriale per realizzare nuove centrali elettriche in Italia. Ricordiamoci che proprio allora il grande black-out aveva impietosamente confermato l’inadeguatezza del sistema ereditato dal monopolio di Stato. Negli anni seguenti EGL sviluppò investimenti in Italia per oltre 1,5 miliardi di euro, realizzando un moderno parco centrali a ciclo combinato a gas naturale. Proprio per garantire l’approvvigionamento di gas ai propri impianti, EGL avviò il progetto di un nuovo canale di importazione che fosse competitivo e alternativo ai flussi dalla Russia e dal Nord Africa. Oggi quel progetto è il gasdotto TAP.

Nell’articolo viene criticato l’uso di una società, definita sconosciuta, come veicolo per richiedere i finanziamenti comunitari. Come commenta questo aspetto?
Il Gruppo costituì allora la società EGL Produzione Italia SpA, che, lungi dall’essere sconosciuta, è stata da subito adeguatamente capitalizzata e strutturata per lo sviluppo degli investimenti. Investimenti, come sopra accennato, che sono stati realizzati con successo, facendo di Axpo uno tra i principali operatori di mercato.

Quanto al TAP...
Tale iniziativa ha presto incontrato l’interesse di numerosi altri stakeholder e il supporto delle istituzioni comunitarie. La creazione di un’alternativa alle importazioni da Russia e Algeria è sempre stato infatti un obiettivo strategico per l’Europa. Una volta concluse le fasi preliminari del progetto, quest’ultimo è stato sviluppato da una nuova e dedicata società del gruppo, TAP Asset SpA, nel cui ambito ha fatto successivamente ingresso Statoil, l’azienda petrolifera di stato norvegese.
Il Gruppo Axpo e le sue consociate sono pertanto uscite dall’operatività mantenendo solo la partecipazione finanziaria che, ad oggi, con l’ingresso di nuovi e rilevanti operatori italiani e internazionali del settore energetico, equivale al 5 per cento.

Chi ha deciso il tracciato del TAP?
La ragionevolezza, il buonsenso direi. È la via più razionale, e quindi più economica, per attraversare l’Adriatico. E il tracciato è stato studiato, rivisto e ottimizzato nelle lunghe fasi di GUARDA IL TRACCIATO DEL TAPprogettazione e autorizzazione. La società TAP può dare tutte le delucidazioni sulle scelte effettuate e, ribadisco, condivise con tutte le istituzioni preposte all’autorizzazione.

L’Espresso riporta anche le vicende giudiziarie di un manager di EGL, denominato Mister TAP, e allude a possibili inquietanti connessioni...
Raffaele Tognacca, allora presidente di EGL Produzione Italia, ha formalizzato la sua uscita da EGL e dal Gruppo nel gennaio del 2007. Da allora ha ricoperto incarichi in aziende concorrenti e non ha più avuto alcun contatto con le società del Gruppo Axpo o con altre società incaricate dello sviluppo del progetto TAP.
Accostare al progetto TAP e al Gruppo Axpo le sue vicende giudiziarie personali, riconducibili a fatti dichiaratamente occorsi diversi anni dopo, non ha alcun fondamento oggettivo, ma appare come una pura speculazione. Si è infatti voluto correlare personaggi e vicende tra di loro privi di alcun legame di contestualità. Attribuirgli addirittura il ruolo di Mister TAP è semplicemente irrealistico, forse anche ridicolo. L’ideazione e lo sviluppo di un progetto di siffatte dimensioni non solo ha coinvolto grandi aziende internazionali, ma decine di manager e tecnici in tutta Europa.

Il TAP sarà davvero utile?
È una pedina fondamentale per la diversificazione strategica dell’approvvigionamento energetico non solo italiano, ma anche continentale, e tale è stato considerato dall’Unione Europea e dal nostro governo.
Conosciamo bene l’instabilità geopolitica dei Paesi da cui dipendiamo oggi per l’importazione di gas: il TAP è quindi una concreta risposta di sicurezza.
Di più: il gas naturale è la soluzione ambientalmente più sostenibile in questa fase di transizione dalla vecchia generazione termoelettrica alle nuove tecnologie di produzione e di accumulo di energia. Oggi la produzione intermittente delle rinnovabili viene bilanciata proprio dalle nuove centrali a ciclo combinato che, speriamo presto, potranno sfruttare il TAP per il loro approvvigionamento di gas naturale.

CON QUESTA INTERVISTA NUOVA ENERGIA INTENDE APRIRE UN DIBATTITO SERENO E COSTRUTTIVO.
SIAMO DISPONIBILI AD OSPITARE OPINIONI DIVERSE, PURCHÉ DISTINTE DA PACATEZZA
DEI TONI, DALL'INDICAZIONE CHIARA DELLE FONTI E - SOPRATTUTTO - DAL RISPETTO DELL'ALTRUI PENSIERO.

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