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PAUSA-ENERGIA
 
Addio alla ricerca in centrale Stampa E-mail

di Paolo Bronzi e Sergio Driganti

L’interazione del sistema elettrico con l’acqua, necessaria per il raffreddamento dei condensatori di vapore, ha portato come conseguenza all’interesse per gli effetti che tale pratica poteva avere sull’ambiente. Nel 1974 l’Enel, tramite la DSR-CRTN (Direzione Studi e Ricerche, Centro di Ricerca Termica e Nucleare) iniziò una attività di studio e di ricerche sul campo nel tratto piacentino del Po per acquisire elementi utili per una valutazione previsionale degli effetti sull'ecosistema fluviale dell'allora costruenda centrale elettronucleare di Caorso.
I primi laboratori furono installati presso la centrale La Casella, a cui si aggiunsero in seguito quelli presso la centrale di Isola Serafini. Questi ultimi furono arricchiti di un “ambiente potamico artificiale”, una vasca in cemento simulante un tratto di riva fluviale, in cui poteva essere fatta fluire l’acqua del Po tramite una stazione di pompaggio. Tutto l’ambiente era protetto da una rete metallica per evitare contatti con soggetti estranei alla sperimentazione, rivolta alla valutazione del trasferimento di radionuclidi dall’acqua alla terraferma tramite i molluschi e i ratti loro predatori. Presso La Casella le ricerche sui pesci mediante gabbie galleggianti poste direttamente nel canale di scarico della centrale dimostrarono che le acque riscaldate scaricate favorivano l’accrescimento degli animali allevati.

..L'impianto sperimentale di
..acquacoltura termica di acqua dolce
..di La Casella, Sarmato, Piacenza
Fu quindi completato nel 1986 un impianto sperimentale di allevamento a lato della centrale che derivava l’acqua dal canale di scarico. Questo impianto, una superficie di quasi 6 ettari, era a scala commerciale, con 13.000 metri quadrati di vasche d’allevamento, numerosi stagni in terra, uno stagno polmone, una stazione di pompaggio e un sistema di decantazione, un capannone avannotteria con oltre cento vasche alimentate a ciclo chiuso con acqua a temperatura con trollata, laboratori, uffici e sale didattiche. La sperimentazione dimostrativa su scala reale, gestita in collaborazione con la Regione Emilia Romagna tramite l’ERSA, aveva interessato numerose specie (carpa, anguilla, pesci gatto, tilapie, storioni, gamberi, eccetera) e si era giovata della collaborazione di oltre una dozzina di Università italiane ed estere.
Dal 1990 in particolare le attività si rivolsero allo storione “cobice”, l’unica ancora presente delle tre specie di storioni italiani. Furono condotte numerose ricerche sulla fisiologia e sulle tecniche di allevamento, e negli ultimi anni sul comportamento in natura tramite la telemetria. Queste ultime ricerche sono ancora in corso, grazie alla Provincia di Piacenza che ha rilevato lo stock di soggetti presenti presso l’impianto alla sua dismissione, e rappresentano un importante riferimento internazionale per le attività di recupero faunistico di queste specie che inizia a ricomparire anche nelle nostre acque pubbliche, grazie ad un progetto pluriennale che vede un grande impegno anche della Regione Lombardia.
Nel 1995 la parte più estesa dell’impianto destinata all’allevamento veniva ceduta in locazione ad una società privata, il Centro Ittico Piacentino, mentre restavano ad uso dell'Enel l'avannotteria e i laboratori. Nel 1997, in seguito ai cambiamenti legati al processo di privatizzazione dell’Enel, l’impianto aggiornava il suo obiettivo diventando una stazione di idrobiologia fluviale, e si dotava di un nuovo corpo per i laboratori. Restava in attività la stazione di monitoraggio delle acque del Po,che insieme ad altre aveva registrato dati per oltre 20 anni. La parte condotta dall’Enel veniva ceduta al Cesi nel 2000. Nel 2003, come già avvenuto per la stazione di Isola Serafini, l’impianto veniva dismesso.

 
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